Oggi abbiamo fatto una gita nel bosco. I boschi sono affascinanti, pacifici, silenziosi e, se attraversati di giorno - di notte penso che tutto questo viri più facilmente verso l’inquietante e lo spaventoso… - , si ha come l’impressione di entrare in un mondo non tuo, dove gli abitanti autoctoni ci sono, ti guardano, ma non li vedi. Io ho scrutato dappertutto per intravedere un cerbiatto, una volpe, un tasso o anche solo uno scoiattolo, ma niente.

Certamente le urla e i discorsi di Saverio non hanno aiutato :) tuttavia io mi sono sempre detta: «ma tutti questi animali, che ci devono essere! dove dormono? i gufi dove riposano di giorno? perché non si vedono MAI? e i cerbiatti, certo non possono smaterializzarsi? e le volpi esistono solo nei libri e nei documentari?»

Beh il bosco ha qualcosa di labirintico, ma anche di decorato, intarsiato, casuale, ma armonico: un’opera d’arte vivente.

Certamente il nostro bosco sudtirolese ha poco a che fare con la giungla tropicale del Madagascar, però abbiamo preso questo libro per le nostre vacanze e l’effetto degli occhietti che spuntano dai mille buchini delle pagine mi ha fatto pensare a quelli che oggi mi immaginavo ci guardassero. Gin-Gian nella giungla, infatti racconta di una partita a nascondino che mamma Gio-Gio fa con il suo piccolo Gin-Gian. Il piccolo lemure si dimostra, però, un abile giocatore o forse la mamma gli dà corda (come hanno fatto e fanno tuttora tutte la mamme del mondo!), fatto sta che il piccolo Gin-Gian sembra introvabile. La mamma si districa tra boschi sagomati, liane colorate e fiori giganti e a tutti gli animali che incontra e che la fissano, dapprima nascosti, chiede aiuto. In breve tutta la giungla partecipa alla ricerca del piccolo lemure nascosto, fino al ricongiungimento finale. Evidentemente bisogna essere indigeni per poter incontrare tutti gli abitanti nascosti in un bosco!

Il clima di ricerca è molto sereno ed è chiaro fin da subito che il piccolo è nascosto e lo si ritroverà certamente e questo permette una lettura senza angoscia, non a caso gli animali, mamma lemure compresa, sono tutti sorridenti. Il tema è abbastanza comune, il bello di questo libro è però la struttura delle pagine: sagomate, bucate, colorate, sempre capaci di ricreare uno sfondo coerente e sempre differente. I decori delle piante diventano occhietti, gli occhietti rivelano animali interi o si tramutano in trame floreali. Di solito le pagine di libri di questo tipo funzionano solo a coppie, qui invece la trama del bosco cambia sistematicamente per tutto l’arco della vicenda. Non solo, i libri bucati e sagomati possono essere molto banali, cioè i buchi possono non significare niente e soprattutto non rivelare niente, ma solo sostituire qualcosa che poi, di fatto, non c’è, in questo caso invece essi nascondono e anticipano qualcosa che c’è e che si può indovinare. Mi sembra infine che il clima di gioco aiuti, in parte anche ad esorcizzare la paura del GRANDE e dell’ignoto che il bosco può certamente destare nella mente di un bambino. Ben pensato.

I colori brillanti, il tratto grosso e nero ben visibile e i colori brillanti di Lucy Cousins mi sono piaciuti, più in questo libretto che nella fortunatissima serie della Pina, forse perché una giungla me la immagino proprio così. Gli animali hanno delle facce curiose e mi piacciono. Davvero ben scelto e “intonato” anche il font e l’organizzazione del testo nella pagina (solo in un caso il testo scompare per metà nella giungla e il quadro sembra non funzionare).

Saverio lo sfoglia volentieri: non c’è bisogno di lettura, la vicenda è chiara e lui si dedica a guardare il bosco a indicare i buchini e a scoprire gli animali nascosti.

Un bel libro, semplice e ben pensato, da leggere con l’animo degli avventurieri o anche da sfogliare in solitudine.

Gin-Gian nella giungla

Lucy Cousins
24 pagine
Anno: 2002

Prezzo: 17,80 €
ISBN: 9788804509189

Mondadori editore
Anobii

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