«Io vivo qui, davanti al muro. Sento le voci di chi sta di là però non vedo, perché c’è il muro».
A volte “iniziare” implica una grande fatica, a volte iniziare significa scavalcare un muro geografico, emotivo, un muro innalzato da altri o costruito da noi stessi.
I muri reali purtroppo non mancano e la storia di Lucia Salemi fa correre il pensiero subito alla cronaca internazionale, ma in realtà la scelta di una narrazione simbolica lascia campo aperto all’interpretazione e questo avvicina la storia al cuore di ognuno (soprattutto i più piccoli), perché interpella personalmente gli ascoltatori, chiamandoli ad una responsabilità. L’esodo drammatico delle persone che fuggono da guerre disumane (quale guerra non lo è?) sembra non aver fine e spesso si ha l’impressione di essere impotenti e a volte, più meschinamente, ce ne si lava le mani, professando il proprio non coinvolgimento.
Questa storia ci ricorda l’abbattimento dei muri è una sfida per ciascuno.
Un bimbo vive vicino a questo muro, ogni tanto con gli amici sbircia in alto e vede volare aquiloni, palloncini. Il muro è liscio, invalicabile, altissimo, uno sbarramento: non sappiamo se il piccolo protagonista debba superarlo o semplicemente desideri farlo, sappiamo però che è impossibile: «è un muro noioso… nemmeno una crepa da cui sbirciare, neppure un buco per spiare di là. Chissà chi c’è aldilà del muro. Chissà perché c’è questo muro».
Il tempo passa lento e noi ci abituiamo a guardare questo muro con gli occhi del bambino, prendiamo il suo posto e iniziamo ad immaginare cosa ci sia al di là del muro, cosa debba essere difeso, protetto… «sono proprio stufo di questo muro. C’è sempre stato? Chi l’ha voluto? Che cosa c’è di là dal muro? … Guardiamo in alto e aspettiamo insieme. Che non sia più freddo. Che finisca l’attesa». Un giorno accade: «si apre una porta». La prospettiva cambia e lo sguardo, prima rivolto in alto, ora può guardare davanti e avanzare, in quel momento, come in un gioco di prospettiva, mentre si attraversa il muro, ci si accorge che questo è un muro di una casa.
Ci sono molto spazi vuoti tra le parole di questa storia (perché il bambino vuole andare dall’altra parte? Con chi è che vive da questa parte “altra”? E cosa c’è da questa parte? Chi ha eretto il muro? Perché ad un certo punto si apre?…) eppure non ho trovato debole la narrazione, perché questi silenzi sono ideali per coinvolgere i lettori bambini in una riflessione che possa confezionare una storia diversa adatta alla situazione.
Si può offrire ai bambini una lettura empatica del viaggio di migliaia di uomini disperati che scappano dalla guerra attraverso una rappresentazione comprensibile e che offre il punto di vista dei protagonisti, ma si può anche pensare alla paura (magari della nuova scuola, del nuovo compagno…) e al bisogno di trasformare i propri muri in mura di case accoglienti, mura che proteggono, uniscono e non dividono. Non si tratta di abbattere, ma di trasformare: anche questa idea di evoluzione e non violenza trovo sia ben pensata!
Perché guardare chi ti è prossimo e accoglierlo è ciò che è chiesto a tutti, aprire varchi nei propri muri di paura significa crescere.
Così si cambia il mondo, guadagnandolo brano a brano.
La rappresentazione umana del protagonista, riuscita nei suoi tratti essenziali e nella scelta del bianco, non lascia scampo agli interlocutori: non ci sono differenze etniche, siamo esseri umani, tutti. Al di qua e al di là del muro.
Saverio ha molto apprezzato la storia e ha voluto portarla a scuola. Questo a conferma del bisogno che c'è di parlarne, come l’autrice (Lucia Salemi) ha intuito,con la generosa scelta di lasciare che questo testo circoli in modo agile tramite il suo sito (se volete comprarne una copia, potete farlo solo tramite Amazon).
Il muro
Lucia Salemi
26 pagine
Anno: 2016
Prezzo: 6,86 €
ISBN: 9781535235419
Edizione indipendente