Quanto dolore, quanta umanità! All’orizzonte, raccolta di poesie in tre tempi, racconta delle tragedie di Pearl Harbor e di Hiroshima, ma non lo fa con il tono puntiglioso e scientifico di una ricostruzione storica, ma con l’atteggiamento partecipato e intimo di una testimone.

Lois Lowry in effetti era proprio su quella spiaggia hawaiana a giocare con la sua nonna mentre la portaerei Arizona, ancorata al largo e inconsapevolmente tranquilla, veniva colpita e trascinava negli abissi 1177 uomini.

Eppure l’infanzia (l’autrice aveva 4 anni!) fa sì che il legame con quel pezzo di storia imponente sia caratterizzato da una una consapevolezza che diventa progressivamente coscienza attraverso un filtro emotivo.

Era lì con la sua nonna, Lois, a giocare col secchiello sulla sabbia … 

«Non lo sapevamo»

«Non lo sapevamo noi due»

Nelle prime poesie questa disarmante amarezza si fa strada dolorosamente viva attraverso gli occhi dell’adulta che rilegge e reincontra il suo passato, quasi con scandalo: come è possibile non essersene accorti?

La storia personale dell’autrice la porterà poi a vivere in Giappone (alla fine della guerra) ed è in questo intrecciarsi di esperienze da una parte all’altra del mondo che struttura questa raccolta poetica, toccando entrambi i volti della tragedia della seconda guerra mondiale (la parte prima dedicata a Pearl Harbor, la parte seconda a Hiroshima, la terza alla vita consapevole dell’autrice, dopo).

La dimensione personale si rispecchia nella ricerca che porta alla nascita dei singoli componimenti poetici. Lois Lowry ricostruisce le due tragedie, raccontando le storie di singole e precise di alcune persone che persero la vita, senza campanilismi, senza retorica insistita.

Leo Amundson, George e Jimmie Bronleu, Takeo, Shinichi Tetsutani… nomi persi nell’oblio dell’imponenza delle perdite umane, numeri, forse, a cui la poetessa restituisce un volto: padri, fratelli, bambini, ragazze, le speranze dei giovani marines, la gioia piccola di un triciclo nuovo, la passione per la musica, il gioco del nascondino... istantanee quotidiane, sovrastate dal Mistero della morte.

«A bordo trentasette coppie di fratelli

(una di gemelli)

E un padre col filgio,

texani: Thomas Free e il suo

ragazzo di diciassette anni, William.

Entrambi andati. Entrambi perduti»

«Come sua madre l’aereo aveva chiamato.

Portava dodici uomini e la bomba che ha sganciato.

Sei ore al ritorno. Senza parole, nessuna. Ancora

Tranne: Oddio. Cosa abbiamo fatto ora?»

«Shin-Chan, lo chiamavano.

Lo hanno sepolto nel giardino, 

e con lui, hanno sepolto

il suo triciclo rosso.

Lo considerava un amico.

Tomodachi.»

L’equilibrio che la poetessa riesce ad ottenere tra il pathos dell’incipiente tragedia e la disarmante pulsante umanità, colpiscono duramente i lettori anche attraverso una scrittura regolare e irregolare, inciampata e scorrevole. Che dolore, che umanità!

L’interruzione della vita e l’irruzione della violenza strappano il cuore dei lettori. Che dolore, che umanità!

I tratti poetici, quasi pittorici che si inseriscono nei testi non sono posticciamente inseriti: il fungo atomico vibrava di una bellezza incommensurabile mentre bruciava 80.000 persone e il velo di foschia che avvolse l’Arizona agonizzante non fu altro che lo spettacolo di un fuoco che consumò in attimo corpi e lamiere. I nomi delle navi ambulanza Sollievo Conforto Speranza Pietà Rifugio incarnano una dolorosa metafora, senza che si debba aggiungere nulla.

Non c’è spiegazione, giustificazione, non c’è ragione facilmente addotta, l’autrice piange insieme a chi legge. 

I componimenti finali di ogni sezione mostrano i segni di una bellezza (che appartiene alla vita) e un dolore lancinante che rimane un interrogativo aperto, come dovrebbe rimanere ogni domanda sul senso della vita e del dolore.

«Il tempo non li invecchierà- Sono ragazzi immobili:

giovani in quel dicembre, e giovani ancora.

Sebbene gli altri vacillino, recedano, fragili 

il tempo non li invecchierà. Sono ragazzi immobili»

«cadde il silenzio. Nessuno più dei suoni di prima

poi la pioggia giunse. Gocce nere, non pioggia vera

dalla nube che apparve sulla lontana collina, 

sbocciando come uno strano fiore a primavera»

«Essere amici no. Non allora. Non ancora.

Finché la nube non si disperse e si rischiarò,

tempo occorse per guarire, dimenticar quell’ora.

Essere amici no. Non allora. Non ancora»

Una raccolta che tocca il cuore, ma per la cui schiettezza non proporrei prima dei 12-13 anni.

P.S. mi rimane un interrogativo: perché non includere le belle immagini dell’edizione originale, che tra l’altro mostrano un ulteriore intrecciarsi della vita personale dell’autrice?

[shareaholic app="share_buttons" id="15118398"]
All'orizzonte Lois Lowry - 80 pagine Anno 2021 Prezzo 9,00€ ISBN 9788831441094 Editore 21lettere
Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *