Riesco immaginare, anzi riesco proprio ad immedesimarmi nell’esperienza che deve essere stata l’intuizione di Liuna Virardi per la nascita del suo nuovo libro, Immagina.
Ho trascorso infatti molto tempo, in metropolitana ma anche in tante altre occasioni di attesa, osservando il volto delle persone che mi stavano vicino e cercando di intuire, dai vestiti, dalle espressioni, dai gesti... la loro vita.
Ed è proprio una galleria di ritratti quella che ci accompagna dentro questo libro che segue una bimbetta simpaticissima con i codini e gli occhiali gialli, ben calcati sul naso, mentre prende la metropolitana per andare a scuola. Accanto a lei, sul vagone stipato di prima mattina, tanti volti immersi nei loro pensieri e nei loro viaggi.
Uno dopo l’altro, su carta resistente, il ritmo narrativo si fa racconto: a sinistra una domanda che nasce nella piccola protagonista («Lei cosa vuole fare da grande?»), a destra un volto, un ritratto che, attraverso un’aletta che si solleva, rivela il mondo personale, i desideri e i pensieri custoditi da quella faccia.
Il gioco è stupefacente per bambini anche piccoli (dai 3 anni): un volto arcigno può nascondere delle passioni travolgenti? E quel signore barbuto come mai sorride? E quella ragazza punk con i piercing dappertutto di quale colore è appassionata? E quella signora altera con il mazzo di fiori a chi li consegnerà?
In un mondo in cui la dimensione globale forse ci ha reso anonimi ed estranei gli uni agli altri, l’invito di Liuna Virardi è a guardare i volti degli altri, immaginando la ricchezza di ognuno.
La storia che c’è dietro a ciascun volto, a ciascuna ruga, dietro ad ogni sguardo particolare, dietro alla scelta di un vestito… è un esercizio quantomai importante che rende personale il rapporto di ciascuno con gli altri, allena alla diversità e abbatte molti pregiudizi.
L’autrice riesce a incrementare lo stupore con sorprese celate che strappano sorrisi e che appaiono tuttavia sempre coerenti e comprensibili.
Non esiste persona che non abbia una storia, che non abbia delle passioni, che non abbia dolori che non abbia qualcuno che da cui è amato. Ricordarcelo ci rende più simili, più fratelli, meno estranei.
Tu sei come me.
In un mondo che ci vuole contrapposti sotto bandiere diverse, estranei in nome di un’uguaglianza che rischia di eliminare l’unicità di ciascuno, ricordarsi che ogni persona ha una storia in comune eppure unica e particolare è un esercizio quanto mai necessario e interessante.
Osservare prima ancora che immaginare, accorgersi di ciò che abbiamo intorno e lasciarsi incuriosire, provocare, incantare, coinvolgere.
Osservare come antidoto a chi ci vorrebbe anestetizzati e incapaci di farsi toccare da ciò che ci succede accanto e dalle persone che ci siedono accanto.
L’esercizio di guardare agli altri e a pensarci fratelli, nella nostra unicità, è forse il primo passo per ricordarci che siamo innanzitutto uomini.
Un libro divertente, spensierato, allegro che fa guardare il mondo con occhi confidenti e curiosi.