Il calendario cinese da tempo immemore (la tradizione vuole che sia nato più di 2000 anni prima di Cristo) segue una scansione degli anni e dei giorni che non è quella del calendario gregoriano: le fasi lunari e il tempo solare si intrecciano, gli anni durano meno dei 365 giorni a cui siamo abituati e il capodanno cade ogni anno in giorni sempre diversi, in un periodo compreso tra il 21 gennaio e il 19 febbraio.
In Cina questa festa è la più sentita di tutto l’anno e si ritiene infatti che in questo periodo avvenga la più grande migrazione umana del mondo, perché i cinesi – spesso lontani dalle loro famiglie durante tutto il corso dell’anno, per ragioni lavorative – tornano a casa proprio e solo in questa occasione.
Quest’anno, il 1 febbraio, il mondo orientale, e in particolare la Cina festeggia il capodanno e l’inizio del nuovo anno della tigre.
Gli stessi anni infatti concorrono a creare a delle ampie volute che durano 12 anni in corrispondenza dei 12 segni zodiacali dello zodiaco cinese, ognuno dedicato ad un animale in particolare.
Come sempre capita, dietro questa scansione che accompagna lungo 12 anni si intrecciano le leggende che ne raccontano l’origine.
Una recente citazione viene curiosamente ritrovata nel Porcellario, un divertente volume divulgativo sui maiali, di cui parleremo tra pochi giorni, e che lo ricorda come uno dei protagonisti dello zodiaco cinese.
Una versione finemente illustrata si ritrova tra i tipi di Donzelli a cura di Arianna Papini: Quando gli anni divennero animali, una storia che racconta, in un volume bilingue italiano cinese, la leggenda dello zodiaco cinese.
«Si racconta che un giorno, migliaia di anni fa, il Buddha ebbe il presentimento della propria fine sulla terra. Sapendo che se ne sarebbe andato decise di mettere le cose a posto, così da lasciare il mondo in ordine, con un tempo è una misura del suo trascorrere»
La decisione si tramuta nella convocazione di gli animali che popolavano la Cina, promettendo loro che ai primi 12 avrebbe assegnato un posto eterno nella misurazione del tempo.
Ecco che la favola ci racconta allora di come tutti gli animali partirono alla volta del Buddha in modi differenti.
L’ordine con cui arrivarono corrisponde esattamente alla sequenza con cui noi ritroviamo gli animali all’interno dello zodiaco: il furbo topo fu il primo, il mite bue il secondo, e poi la tigre, il coniglio, il drago, il serpente, il cavallo, la capra, la scimmia, il gallo, il cane e infine il maiale.
Le leggende raccontano l’arrivo dei diversi animali, evidenziando i tratti dei loro caratteri che poi caratterizzeranno l’influenza di quel dato animale lungo l’anno a lui affidato.
L’episodio più ricorrente e che fa sorridere è la notazione di come, in questo viaggio, sia nata l’atavica inimicizia tra il gatto il topo, poiché il gatto fregato dal furbo topo non riuscì a raggiungere, tra i primi 12, il Buddha, venendo in questo modo escluso perennemente della consacrazione. Da quel momento – raccontano tutte le leggende – si sa per certo che il gatto non perdonò mai più il topo.
Le illustrazioni di Arianna Papini immutabili e serafiche cologono lo spirito orientale e sintetizzano il processo di deificazione degli animali in questa leggenda.
La tavola finale aiuta anche gli occidentali a districarsi nel conto dodecennale degli anni.
Buon Capodanno a tutti.