In nome di una scuola sempre più inclusiva abbiamo voluto fare qualche domanda all'AID (Associazione Italiana Dislessia).
Quali sono le caratteristiche che dovrebbero definire un libro rivolto ai ragazzi con problemi di dislessia?
Leggere è uno strumento fondamentale che possiamo offrire ai nostri ragazzi per meglio interpretare il mondo e le sfide che li attendono nel loro percorso evolutivo. Ma come è possibile promuovere il piacere della lettura se per molti bambini affrontare la parola scritta costituisce una reale fatica?.
Le strade per accedere al piacere della narrazione, grazie anche ai nuovi media, sono sempre più diversificate e numerose: testi con storie adatte alle varie fasce d’età e con trame e illustrazioni che possano piacere a tutti. Alcuni libri hanno poi allegato un cd-rom che permette di seguire la storia con il supporto audio.
Questo approccio multiplo e inclusivo permette alle persone con disturbi specifici di apprendimento di trovare un proprio canale di accesso alla “lettura”.
Quindi non sono necessarie differenziazioni nei contenuti, ma piuttosto nella forma grafica e nell’utilizzo di supporti multimediali.
Il livello tecnico (font, interlinea, colore della pagina, tecniche di comunicazione aumentativa e alternativa) di progettazione del libro che ruolo ha? I ragazzi sono effettivamente aiutati da questi accorgimenti?
Riportiamo alcuni essenziali criteri di analisi stilistica proposti dalla BDA che sono stati tradotti in italiano dal prof. Michele Daloiso Università Ca’ Foscari di Venezia, nel suo testo (Lingue straniere e disturbi specifici di apprendimento, I Quaderni della Ricerca n. 13, Loescher , pag.48-50):
• Font : utilizzare font semplici, senza grazie e che distanziano sufficientemente le lettere: arial, comic sans, o, in alternativa verdana, tahoma .
• La dimensione del font dovrebbe essere 12-14 punti.
• Per evidenziare una parola utilizzare il grassetto (vanno evitate le sottolineature e il corsivo, perché fanno sembrare le lettere tutte attaccate).
• Allineare il testo a sinistra, assicurandosi che ogni riga finisca in un punto diverso del margine a destra. (La diversa lunghezza delle righe costituisce un appiglio importante per gli studenti con difficoltà di orientamento visuo-spaziale).
• Evitare di disporre il testo in colonne.
• Utilizzare un'interlinea 1,5.
• Le righe non dovrebbero superare i 60/70 caratteri ciascuna.
• Avvalersi degli elenchi puntati per presentare le informazioni in modo efficace e sintetico.
• Evitare di iniziare una frase alla fine di una riga.
Mentre invece la semplificazione testuale (sintattica e lessicale) dei testi offre effettivamente vantaggi?
È fondamentale che anche le case editrici si impegnino nel superare i molti ostacoli alla comprensione legati non solo alla complessità lessicale e sintattica dei testi (presenza di connettivi, di catene anaforiche, metafore, inferenze, impliciti), ma anche alla loro strutturazione logico-concettuale. Interessante a questo proposito il testo di Chiara Amoruso In parole semplici. Il problema non riguarda solo gli alunni e gli studenti con DSA, ma tutti gli studenti (pensiamo agli alunni di nazionalità non italiana)
L’idea di fondo è che se si pone attenzione ad un insegnamento sistematico e specifico delle abilità legate alla sintassi e al lessico, anche i ragazzi con DSA non avranno particolari problemi nella comprensione del testo, nonostante a volte sia proprio la loro difficoltà.
L'acquisizione dell'abilità di lettura rappresenta una fatica non indifferente per i ragazzi con questo disturbo, quali sono gli accorgimenti da avere perché imparare a leggere non diventi per loro una frustrazione?
Gli accorgimenti nell’insegnamento della lingua scritta devono prendere in considerazione le caratteristiche del sistema ortografico dell’italiano, che presenta un elevato grado di trasparenza, è cioè un sistema in cui le corrispondenze tra sistema fonologico e sistema ortografico sono regolari. La sintesi di un approccio efficace all’insegnamento della lingua scritta è espresso dalle parole dello scienziato francese Dehaene (2009) che afferma “saper leggere significa, prima di tutto, saper decodificare. La decodifica dei grafemi in fonemi è costituita dal passaggio da un’unità visiva ad una uditiva. Per progredire nella lettura il bambino deve saper decifrare da solo le nuove sequenze di caratteri per riconoscervi delle parole di cui conosce già la pronuncia e il significato, e automatizzare progressivamente l’ insieme di questa catena di elaborazione. L’apprendimento esplicito delle corrispondenze grafema-fonema è il solo ad offrire al bambino la libertà di leggere. È quindi su questa operazione che gli insegnanti devono focalizzare tutti i loro sforzi. Fin dai primi anni, semplici giochi preparano il bambino alla lettura, sul piano fonologico, facendogli manipolare i suoni del linguaggio (rime, sillabe, fonemi)” (p. 265). (Ventriglia L. Come insegnare a leggere ai bambini. Presentazione di una metodologia).
Lettura ad alta voce, lettura condivisa, lettura mentale, letture cantate, semplice ascolto...: esistono modalità che facilitano l'apprendimento della lettura?
In realtà queste proposte sono valide per tutti: la letteratura per l’infanzia ce lo insegna. Leggere ad alta voce è basilare sempre dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria, ma è una pratica diffusa in maniera inversamente proporzionale rispetto all’età dei bambini.
Tutti gli studi di Blezza Picherle, Valentino Merletti, Faeti lo dimostrano.
Letture cantate? Forse più rime, filastrocche e anche canzoni in rima per rafforzare le competenze metafonologiche globali, prerequisito fondamentale per lo sviluppo delle successive abilità di lettura e scrittura.
Libri senza parole, libri con le rime, libri ricchi di immagini... uscendo dall'ambito delle letture canonicamente rivolte ai ragazzi con diagnosi di DSA, sono riconosciuti benefici generali dall'utilizzo di altre tipologie di libri?
Non dovrebbe passare il messaggio che esiste una letteratura per l’infanzia per chi ha diagnosi di DSA e per chi non ce l’ha. Con le dovute accortezze grafiche tutti i testi vanno bene anche per i ragazzi con disturbi dell’apprendimento specifici.
Infine vorrei che ci introducesse il ruolo dell'AID (Associazione Italiana Dislessia) e che tipo di supporto scuole e famiglie possono trovare presso la vostra associazione.
Sono molti i supporti che l’Associazione Italiana Dislessia dà alle famiglie e alle scuole.Le nostre sezioni territoriali, un centinaio, sono presenti in quasi tutte le province italiane e offrono attività sia dirette alle famiglie (sportelli d’ascolto, corsi informativi per i genitori, momenti di aggregazione come assemblee su temi legati ai DSA)… che ai ragazzi (laboratori specialistici di sostegno allo studio, laboratori sugli strumenti compensativi, campus estivi per l’autonomia dove si lavora sull’informatica, sull’inglese, o sulla matematica). Inoltre l’Aid, ente accreditato presso il MIUR dal 2004, ha investito molte energie nella formazione degli insegnanti nelle scuole. L’esempio più significativo, anche a livello numerico, è senz’altro “Dislessia Amica”, progetto realizzato in collaborazione con Fondazione TIM e MIUR, un corso gratuito on line che ha interessato più di 5.000 scuole italiane. Molto importante per le ricadute che avrà sul mondo della scuola è anche il progetto di formazione dei referenti BES-DSA, quegli insegnanti che grazie a competenze sui Disturbi specifici di apprendimento offrono un supporto vero e proprio su queste problematiche ai colleghi coinvolti nell’applicazione didattica. In due anni, attraverso una formazione in presenza e on line, l’Aid avrà raggiunto i referenti di tutte le regioni d’Italia. Va ricordato, poi, che l’Associazione si è fermamente battuta per l’approvazione della legge 170 del 2010 sulla dislessia, che tutela i diritti di questi ragazzi a scuola e prevede strumenti compensativi e dispensativi che permettano loro di raggiungere gli stessi obbiettivi dei compagni, e sta lavorando per migliorare l’inclusione nell’Università e il mondo del lavoro dei giovani adulti.
Collane nate e pensate apposta per venire incontro ai ragazzi con diagnosi DSA.
Biancoenero edizioni: lavora da sempre al progetto Alta Leggibilità, per avvicinare ai libri tutti i ragazzi, anche quelli che hanno difficoltà di lettura. Oggi il catalogo biancoenero ha nove collane di narrativa, per lettori dai sette anni fino ai giovani adulti. Qui i libri recensiti su Scaffale Basso.
Sinnos edizioni: le storie della collana leggimi! sono consigliate per la fascia d’età dai 6 agli 11 anni; in seguito al successo dei libri e alle richieste da parte di genitori e insegnanti, leggimi! si è arricchita di due sottocollane: leggimi teens (dedicata alla fascia degli adolescenti) e leggimi graphic (le prime grapich novel italiane accessibili anche a chi ha difficoltà di lettura). Qui i libri recensiti su Scaffale Basso.
Uovonero: l'articolazione delle nostre collane descrive da sola il progetto editoriale: libri con rinforzi comunicativi, che utilizzano strumenti di CAA (comunicazione aumentativa e alternativa), per bimbi in età prescolare o con difficoltà cognitive in simboli PCS (pesci parlanti) o versioni in simboli WLS di celebri albi illustrati (I libri di Camilla); saggi sull'autismo (i raggi); albi illustrati, libri di narrativa che aiutano gli altri a capire e ad accettare chi è diverso (i geodi).
Molte case editrici ultimamente stanno adattando i loro criteri d'edizione per venire incontro ai nuovi lettori: tra gli ultimi esempi Il battello a vapore.
Grazie a te di essere passata di qui!
Grazie mille! Lucia Milia
Grazie a te di essere passata di qui <3
buongiorno. grazie!!!!
Non posso che essere d’accordo e grazie per i complimenti!
Perché leggere è un diritto di tutti 🙂 Complimenti!