È molto difficile trovare, nel panorama dell’editoria religiosa, libri che sappiano rimanere fedeli alla Scrittura evangelica, coniugandola con illustrazioni belle e di valore, capaci di parlare ai ragazzi del nostro tempo.
Di norma, nella contemporaneità, la storia religiosa è relegata in canali catechetici quasi sempre noncuranti della presenza del lettore bambino: i libri di questo tipo si focalizzano sul messaggio, che si pensa debba essere consegnato già preconfezionato (a volte anche già interpretato e tradotto in indicazioni fattuali), senza alcuna fiducia che possa parlare ai piccoli lettori lasciando che comprendano e godano della parole in libertà.
Parlando di immagini, invece, sembra perlopiù che si continui una tradizione pietistica, che ha sempre fatto parte della storia dell’editoria cattolica, dimenticandosi però che la narrazione visiva cristiana contempla interpreti e artisti che hanno prima creato e poi continuamente rivoluzionato la storia dell’arte, con immagini che ancora oggi lasciano senza fiato per bellezza e fascino.
Queste due cose mi interrogano molto, perché trovare proposte interessanti è sempre molto difficile.
In vista della Pasqua ho però scovato due libri che, con approcci diversi, raccontano l’episodio pasquale in modo originale e significativo.
La leggenda dei tre alberi è la trascrizione di una leggenda orale, presente trasversalmente in molte culture cristiane, che scandisce la vita di Gesù attraverso la presenza di tre alberi.
«Su una collina, tanto tempo fa, si ergevano tre alberi. In primavera, le loro radici si dissetavano con le fresche gocce di pioggia che filtravano nel terreno. In estate…»
Cresciuti vigorosi, i tre alberi esprimono i loro desideri: il primo vuole essere trasformato nello scrigno di un grande tesoro, il secondo desidera diventare il veliero di un grande re, il terzo desidera solo rimanere tranquillo lì dov’è, slanciandosi verso il cielo.
I desideri dei tre alberi (ricchezza, potere, comodità) sembrano non realizzarsi: il primo infatti diventa una mangiatoia per una stalla, il secondo una piccola barca di pescatori e il terzo legna inutilizzata.
In modo inaspettato però, la vita di Gesù si intreccia con il destino di questi alberi e compie i desideri di tutti. Il primo lo accoglierà alla nascita, il secondo lo accompagnerà nelle onde tempestose che Gesù stesso calmerà, parlando al vento, e il terzo diventerà la croce su cui morirà.
«Poi vi fu adagiato un neonato. Improvvisamente il primo albero seppe che stava custodendo il più grande tesoro che il mondo avesse mai visto»
«E il secondo albero seppe che stava trasportando il più potente re che il mondo avesse mai visto»
«L’albero che aveva concepito la sua morte era diventato il simbolo della sua vita»
Il messaggio è chiaro, eppure la narrazione orale non arriva a violare il mistero del significato profondo delle parole, lasciando agli ascoltatori-lettori il compito di fare il passo dentro il simbolo fino alla ragione della vera felicità degli alberi. I desideri dei tre protagonisti si compiono in una forma diversa da quella che ognuno aveva immaginato per sé, ma si avverano in modo completo per la presenza di Gesù. Perché questo accada e cosa significhi rispetto alla ricerca di soddisfazione di ciascuno, non è esplicitato nel libro. La ricerca della risposta è affidata ai lettori, come era stata affidata agli alberi.
Le illustrazioni, in linea con l’origine del testo, hanno uno stile naïf, povero e “contadino” ma anche iconico e ricco, rinchiuso in quadri molto suggestivi.
Il secondo libro, Addio agli addii di Lauren Chandler e Catalina Echeverri, ha un tono allegro e molto frizzante – da un certo punto di vista molto americano! – e racconta invece un episodio che è anticipazione di quello che accadrà, con la morte e la resurrezione di Gesù, nei giorni della Settimana Santa.
Al centro, infatti, troviamo l’episodio della resurrezione di Lazzaro che, poi, è la lettura che precede di poche settimane la Pasqua stessa.
Oltre alla carica miracolosa dell’evento, questo episodio biblico ha un forte valore emotivo, perché racconta un profondissimo legame di amicizia, uno dei tanti che probabilmente costituirono la vita di Gesù.
Gesù, infatti, era molto legato a tre fratelli che tornano più volte nelle narrazioni evangeliche: Maria, Marta e Lazzaro.
Con Gesù questi tre fratelli condividevano un legame di amicizia profondissimo ed è per questo che le due sorelle pensano immediatamente di chiamare Gesù, quando Lazzaro cade malato.
«un giorno Lazzaro si ammalò.[…] Marta e Maria si presero cura di lui, ma Lazzaro continuò a peggiorare, sempre di più. “Ho un’idea” disse Marta, “chiamerò il nostro amico Gesù! Lui può aiutarci”»
Il tono quasi spiritoso con cui l’autrice e l’illustratrice raccontano la storia rende in modo molto vivido l’umanissima relazione tra i giovani e Gesù e si presta ad una lettura animata molto coinvolgente (le ripetizioni sono funzionali alla lettura ad alta voce, per esempio!).
Questo è evidente nel passaggio in cui si sottolinea l’imperscrutabile decisione di Gesù di aspettare, invece di raggiungere Lazzaro:
«Quando Gesù venne a sapere che il suo amico era molto, molto ammalato, egli… non fece nulla. Non fece nulla?! Esatto. Non prese il primo asino disponibile per andare a Betania. Non corse fino a farsi far male la milza. Per due interi giorni, se ne rimase esattamente dov’era. Perché?»
Aveva un piano.
La storia, pur animata, riprende ciò che i Vangeli raccontano con attenzione e sottolinea come Gesù si commosse profondamente, nell’incontrare Marta e Maria, e di come pianse lungamente per la morte dell’amico.
«Piansero, e piansero, e piansero, perché avevano dovuto dire addio per sempre ad un loro caro»
L’episodio miracoloso, per cui Gesù chiama Lazzaro fuori dalla tomba, resuscitandolo, permette all’autrice di dare significato al titolo del libro: addio agli addii.
La separazione da un fratello, il dolore e la morte – sopra ogni cosa – determinano una inevitabile resa degli uomini. Gesù invece elimina anche questa ultima separazione.
«Gesù doveva andare a Gerusalemme, dove sarebbe stato lui a dover dire addio e morire – e poi, come Lazzaro, uscire da una tomba… vivo!»
L’episodio di Lazzaro introduce uno sguardo nuovo che si comprende con la risurrezione di Gesù.
«Dopo che ciò avvenne, Gesù disse di nuovo addio, perché doveva tornare in cielo. Fu triste per gli amici di Gesù dirgli addio, ma lo avrebbero visto di nuovo, nella terra che si trova dopo la morte, nella terra dove non ci sono più addii – mai più»
Alla narrazione seguono quattro pagine di esempi ambientati ai tempi nostri, con l’idea di far capire ai bambini come questo episodio evangelico si rispecchi nella realtà quotidiana e non sia solo una storia lontana avvenuta in Palestina duemila anni fa. Io avrei fatto a meno di queste pagine, perché reputo che i bambini possano essere lasciati liberi di comprendere e rielaborare ma, gli esempi, potranno certamente far comodo agli adulti nello spiegare il valore della speranza portata dall’uomo che ha sconfitto la morte.
Le illustrazioni sono piacevoli, quasi fumettistiche nelle loro espressioni marcate, molto dinamiche ma ugualmente curate e non caricaturali.
Credo che si possa migliorare su molti fronti, nell’ambito dell’editoria cattolica, slegandosi dalla narrazione emotiva. Questi due esempi per me ne sono la prova. Un passo alla volta.