Questo aspetto della lingua viene affrontato di norma in un secondo momento, perché si reputa fondamentale innanzitutto fermare alcune competenze fonetiche e morfologiche.
La sintassi, infatti, prevede la capacità di una programmazione a lungo raggio, una capacità che – in realtà – si esercita fin dall’inizio della riflessione linguistica: per pronunciare una parola dobbiamo combinare i suoni in una sequenza precisa, lo stesso avviene nella frase, poiché per pronunciarla correttamente, dobbiamo combinare le parole in una sequenza precisa.
L’abilità su cui i ragazzi devono allenarsi è quindi una duplice abilità ovvero quella di abbinamento di suoni e parole compatibili e di selezione (o scelta) tra suoni e parole incompatibili.
Questa considerazione, a mio avviso, è spesso data per scontata e gli esercizi di riflessione su differenze e compatibilità, di norma, vengono considerati come esercitazioni orientate alla letto-scrittura e non tanto alla produzione orale. In questo caso, invece, io credo che lo sviluppo armonico di certe consapevolezze nella persona supporti anche lo sviluppo del linguaggio. A questo proposito, le schede che ho incontrato insieme con mio figlio assomigliano molto ai giochi enigmistici, un po’ meccanici e privi di appeal, che si possono trovare su molti giornalini. Il risultato che è l’identificazione delle differenze e delle affinità risulta meccanica e molto astratta, quando invece essa può ricoprire un ruolo di significato molto interessante.
Prendiamo ad esempio Gufo o civetta di Emma Strack e Guillame Plantevin: questo libro divulgativo accosta soggetti simili, ma diversi e ne racconta peculiarità e differenze. Coppia dopo coppia i bambini non solo si abitueranno a cogliere le differenze e le affinità, ma comprenderanno quanto siano significanti e importanti, tanto da determinare una realtà (anche) radicalmente opposta.
Un altro libro che può essere molto interessante, sotto questo punto di vista, è Prima e dopo di Jean Jullien. In un gioco incalzante di trasformazioni i bambini vedono il prima e il dopo di tante situazioni: cosa accade in mezzo? E cosa determina il cambiamento? Cosa è rimasto identico e cosa invece è mutato profondamente?
Affinata la capacità di cogliere peculiarità e differenze (anche) dei componente frasali, è interessante imparare a combinarli nel modo corretto. Linguisticamente si distinguono due livelli sintattici: la sintassi della parola, che riguarda la capacità della parola di combinarsi con altri elementi per formare la frase e la sintassi della frase, ovvero la capacità delle frasi di organizzarsi coerentemente in un discorso più ampio. Paradossalmente il livello primario (sintassi della parola) non è mai particolarmente considerato, si passa sempre invece alla riflessione sulla sintassi della frase: ai bambini viene chiesto di organizzare sequenze logiche, di descrivere o raccontare storie a partire dalle immagini… Immediatamente, insomma, viene chiesto loro di produrre testi complessi e sequenze articolate.
Molto utile con mio figlio è stato invece lavorare su sintagmi e combinazioni più brevi, ma non per questo più semplici. Grazie agli immaginari di Giovanna Zoboli e Philip Giordano (Quando il sole sorge; Nel cielo e nel mare; Sul prato; In estate, in inverno) abbiamo goduto della galleria delle immagini, cercando per ogni quadro di integrare la descrizione secca che lo accompagna con una domanda: «il cuculo canta», dove? Sull’albero. «I frutti cadono», da dove? I frutti cadono dall’albero. «Il ghiro dorme», dove? Il ghiro dorme nella tana. In questo modo le sequenze soggetto-verbo si possono combinare con reggenze e sintagmi successivi, esplicitando alcune relazioni sintattiche importanti, che possono mutare di volta in volta. «Il ghiro dorme», quando? D’inverno.
Le immagini splendide valgono il viaggio narrativo e alcuni accostamenti poetici bellissimi regalano occasioni per fare poesia, mentre si riflette sulla sintassi: «canta una sorgente», che cosa? Una canzone al bambino.
Arriviamo infine alle famose sequenze che impegnano i bambini nella ricostruzioni di testi e accadimenti. Gli esercizi più comuni che riguardano la sintassi (della frase) prevedono di sottoporre, in maniera differente e disordinata, fotogrammi che costituiscono una storia a cui i bambini devono dare un senso. Per poter svolgere questi esercizi i bambini devono cogliere le differenze e le affinità tra i diversi fotogrammi e organizzare le sequenze con un senso compiuto: le immagini sono molto standardizzate e le storie sono tali per modo di dire, perché non c’è all’origine alcun interesse a raccontare qualcosa, ma solo la finalizzazione che permetta il riconoscimento della sequenza. Questo, a mio avviso, è molto limitante e, ancora una volta, il rischio è che i bambini imparino il meccanismo per risolvere il “gioco” senza aver realmente appreso il funzionamento o la necessità di possedere questa abilità.
Nel lavorare sull’argomento ho trovato nei wimmelbuch, e in particolare nella quadrilogia di Rotraut Susanne Berner, un supporto meraviglioso. Di volta in volta si può scegliere un personaggio da seguire e raccontarne la storia: nelle pagine il bambino dovrà inizialmente identificare il personaggio, poi si renderà conto che l’azione o il movimento – pagina dopo pagina – determinano un cambiamento. Il fascino e la cura degli intrecci narrativi faranno sì che ogni storia offra un contenuto godibile. I bambini potranno ricostruire una storia che vale la pena di essere raccontata!
Paradossalmente – e con questo torno alla considerazione con cui ho introdotto questa coppia di articoli – credo che leggere qualsiasi libro renda evidente ad un bambino l’esistenza di una sequenza con un senso e la necessità che questa ci sia. È sufficiente leggere! Pensate banalmente al Bruco Maisazio, o a qualsiasi storia ben tracciata: senza il prima non può esserci il dopo.
Insomma leggere ai propri bambini e non arrendersi mai di fronte alla necessità di un senso, anche negli esercizi più minuti, può favorire la scoperta di meraviglie.
P.S. rimango a disposizione per consulenze personalizzate sul tema: scrivetemi.