Il secondo incontro di LIA (Leggere insieme…ancora) ha avuto al centro del discorso i nonni: tema difficoltoso? Alcune voci si sono levate, ma le sfide più ardue sono quelle che poi regalano maggiori soddisfazioni e infatti, chi l’avrebbe mai detto che i nonni sono al centro di così tanti racconti e albi illustrati? E non parliamo solo di grandi figure secondarie e co-protagoniste, ma anche di figure principali di storie magnifiche. Nel preparare l’incontro, dopo aver visionato decine e decine di albi, mi sembra di aver identificato tre grandi filoni che legano i nonni alla letteratura per l’infanzia.
Gli albi che io ho maggiormente apprezzato, insieme al mio piccolo lettore Saverio, sono stati quelli di quest’ultima categoria, forse perché la mia esperienza e miei ricordi dei nonni sono prevalentemente questi: la libertà delle vacanze insieme a loro, le corse nel bosco, la gioia del ritrovarsi, l’accoglienza profumata di cibo, le dormite nel lettone, le pizze impastate insieme, le caramelle a tutte le ore, le minigonne e le corse in bicicletta, i film al cinema, le mangiate al ristorante… Non che non ci fossero ricordi di guerre e vita dolorosa, non che lo strazio per la loro perdita non ci sia stato, ma ciò che io voglio conservare dei miei nonni è la gioia.
Come non farsi conquistare dunque dalla nonna un po’ miope che non vede il leone in casa, ma che soprattutto nasconde in una cassa un delizioso, quanto ingordo e ingombrante orso (Come nascondere un leone alla nonna)? È questa una nonna che gioca con Iris, che si nasconde dietro al divano per fare “bu”, che fa le cose con la sua nipotina e ne condivide quel mondo di gioiosa fiducia nella realtà, di incanto e allegra leggerezza. Successo assolutamente giustificato.
Della stessa pasta è il nonno di Tommaso, bambino sveglio e pieno di domande immaginifiche capaci di mettere in difficoltà il più preparato degli etologi (Tommaso 1000 domande). Sorvolando sul fatto, eppur assai significativo, che Tommaso sembrerebbe un bimbetto adottato, il nonno salta a piè pari nelle immaginazioni di Tommaso, tenendolo per mano e partecipando attivamente alla costruzione di sogni: «Chi dipinge la giraffa da su in giù e perché le giraffe non possono essere rosa a strisce blu?». Il nonno entra in relazione con il piccolo con naturalezza: parlano la stessa lingua.
E che dire di Heart and the bottle di Oliver Jeffers, intorno al quale la discussione si è aperta: è un nonno? È un papà? Comunque un albo profondissimo e bello. Bello.
Tanti, tanti altri i pensieri che nel ritrovarsi insieme da Aribac, una libreria che è anche un bozzolo luminoso di raccoglimento, vita colorata e silenzio, sono venuti fuori con più chiarezza e a cui tanti altri spunti si sono aggiunti.
Cosa dire della cupezza di certe storie? E come davvero poter parlare della morte ai bambini? I nonni sono figure che spariscono di punto in bianco (A casa dei nonni) e di loro si parla al passato? Forse i colori cadaverici pur nelle figure magnifiche di Alba Maria Rivera fanno pensare ad una morte che poi non c’è. I nonni poi sono due, che bello poter parlare del loro rapporto: una unione che spesso ha sorpassato metà del secolo, quale intesa, quali adattamenti! Le immagini e i ricordi sono esperienze comprensibili ai bambini piccoli? Cosa lasciano i nonni quando muoiono (Un giorno mio nonno mi ha donato un ruscello)? Le nonne poi cuciono, sferruzzano e raccontano le filastrocche (La nonna sul filo). Ah beh ma anche alcune mamme lo fanno, eppure le dita sulla lana e il lavoro silenzioso si conoscono inizialmente nelle case dei nonni. I nonni insegnano, dai nonni si va come Cappuccetto rosso, i nonni leggono con te il mondo, lo semplificano per te e te lo offrono (meraviglioso il libro di Catherine Louis, Il viaggio di Liù), te lo affidano. I nostri nonni cucinavano? Voler rivoltare gli stereotipi può essere il centro di una storia, non si rischia di non raccontare niente (Il trattore della nonna)? Le nostre nonne avrebbero voluto guidare il trattore? Noi ci scandalizziamo che il nonno cucini? E bambini di oggi sentono qualche novità nel vedere un nonno che fa il bucato? I bambini capiscono cosa sia una guerra (Aurelio e il nonno, Nonno verde)? È un’esperienza per loro familiare? Non lo era più per noi che abbiamo avuto i nonni in guerra? Oggi i bambini associano la guerra ai nonni? Alcuni albi sono meravigliosi, ma i bambini ne comprendono il senso (Il vecchio e il bambino)?. I nonni sono nonni di tutti o il rapporto è esclusivo? La memoria è solo per i nipoti o una ricchezza per tutti (La barca del nonno)? E parlando di libri grandi. Cosa significa ereditare? E far parte di una famiglia (Viola giramondo)? Parlare di nonni è parlare di mamma e papà?
Le mie parole non danno ragione della ricchezza, delle scoperte e dei pensieri ricchi e profondi di ciascuno dei partecipanti e me ne scuso! Ogni domanda è stata per me l’occasione di capire di più, scoprire pieghe e particolari nuovi e, perché no, cambiare idea.
E cosa dire di Roald Dahl e La magica medicina? Un’ottimo ponte per passare a parlare di streghe, no?! Saltate con noi in questa avventura?
Ci vediamo sabato 29 novembre ore 16 da Aribac!