L’approccio teorico alla fiaba può seguire tantissime strade, perché questa forma di narrazione primigenia mostra volti alquanto sfaccettati e di volta in volta gli studiosi si sono rivolti ad approfondire il lato letterario, psicologico, psicanalitico, storico, folkloristico…
I due saggi che vorrei proporvi affrontano la relazione che testi diversi per origine hanno con uno specifico archetipo: La più bella del reame e l’archetipo della fanciulla perseguitata e La bella e la bestia e l’archetipo (e vero proprio ciclo) dello sposo animale.
Il valore filologico di questi saggi non coincide con l’identificazione dell’“originale” della storia, perché le fiabe hanno percorso e percorrono tutt’oggi, grazie all’oralità, tratte letterarie che non è poi così importante sezionare, è tuttavia interessante vedere come certi nodi, certe figure, certi temi con leggiadria tocchino diverse culture e tempi differenti, custodendo intatti significati che i narratori hanno deputato cruciali.
«Nella tradizione orale un racconto non vive in un suo impossibile isolamento, ma è inserito in un reticolo fitto di rapporti, di echi, di rinvii, per la presenza di motivi che possono ricorrere in altri racconti, per l’affinità con altre fiabe che ruotano attorno a una tematica analoga» Giuseppe Gatto
Maria Tatar, una delle più importanti studiose americane della fiaba, dedica il volume La più bella del reame alla ricognizione dei testi con al centro la figura della fanciulla perseguitata, a noi più nota con il nome di Biancaneve, all’interno delle tradizioni antiche.
«Biancaneve è la cugina più stretta di Cenerentola, la favola dell’emancipazione per eccellenza con una parabola narrativa che conduce l’eroina dagli stracci a ricchezze leggendarie»
Ventuno sono le versioni che si avvicendano a partire dalla più famosa versione dei Grimm, per toccare tradizioni che nascono nell’antico Egitto, l’Afghanistan, l’Oriente…
Si chiede la Tatar: «perché mai, in ogni parte del mondo, ripetiamo ritualmente la storia di Biancaneve, e non facciamo che raccontarla, riciclarla, modificarla, rivisitarla, riscriverla e mescolarla ad altre storie? Perché questa fissazione su una donna vendicativa e una figlia terrorizzata?»
La risposta è argomentata nell’ampia introduzione dove la studiosa inquadra il valore della fiaba e offre numerosi strumenti critici per la lettura delle stesse. Approfondisce, poi, l’analisi del rapporto madre-figlia anche nella prospettiva psicanalitica più volte percorsa da studiosi come Bettelheim, esplicitando le ragioni per cui questo tema ci connette con un lato spesso trascurato di noi stessi. La studiosa non sottovaluta il valore del codice cromatico, ragionando sulla simbologia che si tesse sapientemente nelle narrazioni di questa eroina, e poi ragiona sulla resa cinematografica disneyana, diventata una narrazione di valore equivalente alle antiche versioni nella storia di trasmissione di questo archetipo.
«Il fatto è che oggi la gente non vuole più le fiabe così come sono state scritte. Quelle vecchie sono troppo brutali. Alla fine, magari tutti ricorderanno la storia come la raccontiamo noi adesso nel film» Walt Disney
Tutto questo serve certamente a dipanare la trama di relazioni che si instaura tra la narrazione più celebre e le tante belle fanciulle che seguiranno nel volume, ma soprattutto apre gli occhi del lettore su alcuni impercettibili ma determinanti spostamenti e riletture che la modernità ha fatto di questo mito, restituendo a questa coppia di donne la statura delle loro azioni e delle loro scelte.
L’immersione in questo saggio permetterà ai lettori di leggere quella che può apparire come una sequenza di racconti, alla Quenau, con occhi diversi, affascinati, interessati e stupiti.
Mostra un approccio che potremmo definire simile un altro saggio edito da Donzelli La bella e la bestia quindici metamorfosi di una fiaba.
È l’editore stesso a costruire questo percorso “filologico” ben introdotto da un saggio significativamente intitolato Nonostante o perché? in cui si analizza in cuore di quella che è propriamente una fiaba autoriale, ovvero La bella e la bestia di Gabrielle-Suzanne De Villeneuve.
«Che cosa ha spinto quella ineffabile bellezza, il fiore inflessibile (e per ciò stesso un po’ supponente) di ogni virtù, a passare dall’orrore all’amore? […] alla fine, la Bella ha deciso di cedere, di donarsi a lui, nonostante che fosse una Bestia, o al contrario perché era una Bestia?»
Il volume cerca di risalire alle narrazioni antiche che hanno portato all’enucleazione e allo sviluppo di quello che è chiamato il ciclo dello sposo animale.
Andare a fondo delle metamorfosi che riguardano l’esperienza d’amore ci fa risalire fino al primo racconto mitologico, di matrice fiabesca, che è quello di Eros e Psiche e da lì ripercorre la tradizione orale occidentale che documenta la trasformazione a cui ogni coppia deve sottostare per coronare il proprio sogno d’amore.
Se Cenerentola, Biancaneve ed altre eroine ci avevano raccontato un tratto del viaggio dell’amore, il tema dello sposo animale prende avvio proprio lì dove queste fiabe si erano concluse, per continuare “il discorso”: basta innamorarsi per realizzare il proprio sogno d’amore?
Al centro delle diverse fiabe, la metamorfosi riguarda prevalentemente il lato maschile, con tutte le implicazioni anche psicologiche (e sessuali) del caso, tuttavia la citazione della fiaba di Pelle d’orso ci ricorda, in realtà, che questo tema è sempre specchiato, ovvero sia maschile che femminile (come ho avuto modo di raccontare in un bellissimo corso riguardante proprio questo tema).
L’introduzione iniziale e la postazione di Marina Warner sottolineano come oltre alle considerazioni più superficiali che si possono fare sulla rielaborazione del tema sessuale, la trasformazione d’amore tocchi corde ben più profonde e arrivi a modificarsi per farsi manifesto di rivendicazioni, politiche e sguardi sul femminile, sul maschile e sulla coppia.
Anche in questo caso l’avvicendarsi di tesi simili permette al lettore di cogliere le sfumature e il progressivo cambiamento interpretativo più o meno pretestuoso che nel tempo è stata fatta di certe figure, fino a raggiungere la modernità.
Due saggi che a mio avviso permettono uno sguardo approfondito e interessante sulle fiabe, testi che ancora oggi hanno molto da raccontare all’umanità.