Prima del dodu-velu-petit (o ciccia pelliccia che dir si voglia) bevevo latte freddo la mattina a colazione. Da quando Eddie è arrivata a casa mia il desiderio di latte caldo fumante è stato talmente travolgente che ora, per me, la mattina solo latte bollente. Fa ridere ma è così.
Per il resto le cose che vorrei raccontarvi sull’ultimo capolavoro di Beatrice Alemagna sono così tante che andrò per punti, così se perdete il filo basta che vi ricordiate a che numero eravate arrivati!
- La prima cosa che colpisce de Le merveilleux dodu-velu-petit è il pieno, ma non il pieno che riempiva turbinosamente le pagine di alcune prime opere di Beatrice (penso ad Une maman trop pressée), bensì un mondo fatto di piccoli oggetti posati e disposti, tutti da scoprire, da guardare uno per uno, da gustare. Ogni volta che si rilegge, la storia regala particolari: è il codino nel negozio dell’amico antiquario, le scatole e i vasi in copertina, le girelle farcite dal pasticcere, le spille nel negozio di Mimi. La stessa Beatrice sembra aver bisogno di spazio e ci stupisce con una doppia pagina che si apre inaspettatamente, senza che ci sia bisogno di chissà quale effetto, ma solo per una esigenza di raccontare e mostrare. A far ben attenzione gli inviti a fermarsi e guardare sono moltissimi: a partire da Eddie appoggiata alla vetrina (una tavola con un punto di vista che dona una profondità e una spazialità sorprendenti), ai passanti per la strada o davanti al miracolo della fontana.
- Beatrice non è mai prevedibile e non è mai compassata. Il fuxia era già apparso nei risguardi dei Cinque Malfatti e nel memorabile Perfetto e torna qui insieme a Eddie. È come se in fondo cadesse anche quel formalismo che vuol essere controcorrente per cui: “niente rosa alle bambine moderne” … I bambini amano «avere le scarpe che brillano» e Beatrice non ha paura né dei brillantini né del fuxia né dei cicciotti pelosini, appunto. Appare perfino un coltello insanguinato, ma non c’è violenza non c’è paura: è la vita così com’è.
- Arrivando alla trama, questa volta Beatrice Alemagna ci regala una storia, per certi versi, meno evocativa ma più descrittiva e avventurosa, e non per questo meno significativa. È la storia di Eddie, una bimbetta bionda rossiccia dal piglio indipendente, dagli occhi profondi e dalla giacchetta fuxia. Ha 5 anni e mezzo (elemento che l’ha subito accomunata al mio appena cinquenne! «Mamma è anche lei una grande [della scuola materna]») e all’inizio della storia sembra non saper far niente di particolare in una famiglia che appare essere costituita di fenomeni. Poi d’un tratto tutto si innesca, in una luminosa mattina riscaldata dal profumo pannoso del latte: Eddie sente sua sorella pronunciare distintamente queste parole: «anniversaire-maman-dodu-velu-petit». La mamma compie gli anni? Deve assolutamente trovare un regalo meraviglioso, anzi un dodu-velu-petit. La ricerca parte, ma i nodi da sciogliere sono due: che cos’è un dodu-velu-petit (chissà come lo tradurranno in italiano!)? E soprattutto dove si potrà trovare? Il viaggio incomincia e si sviluppa, appoggiandosi a dei “grandi”. Prima Eddie va dal suo amico Jean e poi da Wendy, Mimi, Emmet, Théo… Sono adulti ma sono amici che sanno essere ancora bambini: sanno ascoltare e soprattutto sanno donare indizi e pezzetti di sé, poche cose (brioches, bottoni, quadrifogli…) che Eddie custodisce, pur nel dispiacere di non riconoscere il suo cicciottino (questo è un suggerimento di traduzione). Ma quando tutto sembra perduto, «Mais alor que je n’y croyas plus, l’ai entendudes petits gloussements merveilleux. Et là, je l’ai vu!». Alla fine è arrivato uno splendido DODU-VELU-PETIT. In quell’istante tutti quei pezzetti disordinati di vita che riempivano le tasche di Eddie trovano il loro posto: la brioches diventa l’esca e il quadrifoglio l’occasione, il francobollo la possibilità, il bottone un innesco. Il piccolo cicciottino pelosetto, che sembrava quasi perduto può ora rigirarsi felice e profumato tra le braccia di Eddie e poi sul capo della sua mamma, entusiasta come non mai del regalo inaspettato. Eddie ha trovato un ambito in cui eccellere: «Dire que je savais faire une chose mieux que quiconque: trouver des DODUS-VELUS-PETITS!».
- La storia è commovente e densa, a partire dalla dedica che recita così: «È meglio se i bambini piccoli vivono una vita ordinata. Soprattutto se possono ordinarla loro stessi.» Pippi Calzelunghe. Perché questa storia racconta di come tutti i pezzetti della vita che sembrano non avere valore, alla fine compongono un miracolo ordinato di bellezza. E questo – io credo – non è legato solo all’indipendenza dei bambini, come Pippi vorrebbe farci credere, ma è una avvenimento che si dipana in una comunità, in una trama di rapporti. Eddie mostra di saper vedere e di saper fare, ma si muove all’interno di una comunità di adulti che la sostengono: non parlo solo del panettiere e della fiorista, dell’antiquario… Eddie parte all’avventura perché vuole bene alla sua mamma e vuole trovare un regalo perfetto per lei. L’avventura quindi, in fondo, è imperlata dalla presenza discreta di questi adulti, la mamma su tutti, che amano la piccina e si lasciano smuovere nel profondo da lei. A differenza di Pippi, che pur nella sua allegra selvatichezza, a me sembrava in fondo sola, Eddie è un concentrato di gioia ed entusiasmo senza nuvole. Se si è sostenuti da un amore si è ardimentosi e attenti e ci si accorge del valore di ogni piccola cosa che incontriamo nel cammino, tanto che alla fine tutto si ricompone davanti agli occhi.
- Non mi dilungherò (ancora!) sulle illustrazioni di Beatrice, perché sono toccanti, strepitose, sorprendenti. Le linee, i colori, la riproduzione degli spazi, le espressioni dei personaggi… tutto è curato fin nel dettaglio dell’angolo della tavola. Ci sono tavole che si potrebbero guardare incantati per ore: la scena della fontana sotto la neve, i mille e più impieghi del cicciottino…
A Saverio è piaciuto quasi quanto a me: ci sono azione, colpi di scena, avventure… e anche se il mio pargolo non ha alcuna predilezione per i cicciottini pelosini, ha in fondo compreso il desiderio di Eddie.
Un libro che non vediamo l’ora di veder arrivare in Italia, ma che potete sempre procurarvi dalla Francia se, come me, non sapete aspettare. Un libro che mostra come si possa andare ovunque se si è legati da un grande amore e che insegna che ogni dettaglio, insignificante, fuxia, piccolo… ha un valore grande.