Quella che Kitty Crowther ci regala in questo libro è una storia semplice e universale, un racconto di mare e sale, ma anche di boschi e colline. L’autrice belga ha una rara disinvoltura nell’affrontare temi che possono apparire complessi, immensi attraverso storie che appaiono infantili e piccole, alla portata di tutti. Lo stesso accade in Il mio amico Jim la storia di un merlo nero come la pece e del suo amico Jim un gabbiano bianco come la neve. «Un bel giorno, Jack decide di partire per vedere il mondo. Vuole soprattutto vedere il mare, il grande mare blu».
Un desiderio che sembra così lontano dalle abitudini di un merlo di collina, avvezzo ai tronchi e ai prati, eppure Jack non fa tempo ad avvicinarsi al mare che ecco due zampe: ma di chi saranno?
«Sono le zampe di Jim, il gabbiano. Jack è felice di incontrare un uccello marino. Jim invita Jack a casa sua. Jack accetta»
Tutto appare semplice, spontaneo eppure non meccanico, ma piuttosto gioioso, amichevole, entusiasta. Come se l’intensità dei sentimenti suscitati fosse inversamente proporzionale al tempo necessario per cui questi sboccino. Ed è così infatti. Jack e Jim si ritrovano da subito grandi amici, capaci di condividere passioni, provviste, tempo, ascolto, allegria… Eppure quando il viaggio giunge a destinazione l’accoglienza del popolo del gabbiani non sembra entusiasta (anche se Jim non sembra curarsene e Jack invece rimane dispiaciuto): «“È normale … è la prima volta che vedono un merlo”». Niente recriminazioni, niente reazioni sdegnate è scomposte.
«I due amici si mettono comodi davanti a una bella tazza di caffè caldo, salato al punto giusto»
I due amici, insomma, decidono di non curarsi e di non rattristarsi della situazione anche se il rifiuto e l’ostracismo sembra ingiusto e contro ogni ragionevolezza.
«Non prendertela, finiranno per volerti bene… altrimenti verrò io da te»
L’amicizia si cementa giorno dopo giorno, quando Jack capisce di poter donare (non in cambio, semplicemente in offerta!) anche qualcosa di suo all’amico gabbiano: l’odore degli abeti, la ruvidezza accogliente dei suoi rami… le storie. Sì perché, immaginate un po’, Jim i libri non li ha mai letti, nessuno glieli ha mai letti, semplicemente li usa per alimentare il fuoco della stufa!!
«E così, ogni sera, Jack legge una storia a Jim»
Ma un’amicizia così entusiasta e entusiasmante può passare inosservata? Per niente. Tornate indietro nelle pagine e troverete un pulcinetto, dai calzoncini azzurri silenzioso e determinato. E quell’appuntamento serale così riposto e caloroso, il momento delle storie, contagia tutta la cittadina dei gabbiani che sulla sabbia bianca vengono ad ascoltare la voce dell’uccello nero venuto dalle colline oltre il mare.
«Questa sera Jack è felice. Decide di leggere una storia buffa, così buffa che tutti i gabbiani… scoppiano a ridere!»
La lettura fa questo effetto!
Le immagini di Kitty Crowther sono dense di colori e dettagli anche nelle piccole sequenze ovali, gemme di luci e momenti salienti. Il mondo immaginato è minuto e minuzioso, nulla è mieloso o accomodante (godetevi tutta la gamma sfumata delle espressioni!) e in questo l’allegria dei due amici si esalta ancora di più.
Una storia di amicizia, diversità, scoperta dell’altro, forza della lettura… i temi da elencare sarebbero moltissimi, ma in fondo una storia trova il suo valore nei suoi temi? No. È la capacità di raccontare una storia che fa la differenza.
P.S. lo stampatello maiuscolo rende il libro un’ottima proposta per i primi lettori autonomi!