C’è una malinconia umida e illuminata ne Il canto della balena di Kim Crabeels, un piccolo romanzo per i primi lettori capace di creare un’ambientazione avvolgente e magica e di raccontare una storia di tristezza, avventura e amore.
Lilja è una bambina di 9/10 anni dall’impermeabile giallo e dal cappello a pon pon; vive in un faro solitario, affacciato su un fiordo da qualche parte nel nord del mondo. È lei la voce narrante di questa storia che prende vita nelle parole, ma anche nelle immagini di Sebastiaan Van Doninck. Vive insieme al suo papà, Lilja, eppure è come se vivesse da sola, perché il papà, esploratore indomito degli abissi, non riesce a trattenersi sulla terraferma più di qualche tempo: «qui nel fiordo, non ci sono vicini. Sono stata da sola ad aspettare papà tutto il tempo». Lilja è una bambina intelligente ed empatica, intuisce che la natura del padre sia difficilmente costringibile dentro le pareti tonde del faro e accetta questa condizione di attesa. Le fanno compagnia le conchiglie, tesori preziosi che il papà le porta da ogni viaggio, le storie delle avventure paterne che tornano nei sogni e nei pensieri della bambina e l’aurora boreale che lei saluta ogni notte, mentre ricarica il faro.
«Quando papà è a casa, il nostro faro si riempie di conchiglie e di racconti. Ogni conchiglia porta una storia. E a forza di storie, la nostra casa sembra ancora più piccola»
Le divertenti parentesi insieme, ritinteggiando il faro, sostituendo le tegole e scartavetrando le finestre, passano in fretta ed è già tempo che il papà riparta. Questa volta è l’eco del canto di una balena che deve essere gigantesca a chiamarlo, un canto intercettato nell’oceano, una balena il cui canto raggiunge i 52 hertz.
«Lui lo dice sempre, che c’è qualcosa che lo attira irresistibilmente. Io non ho mai capito di cosa parlasse. Ma ora lo so: sono le linee sul mappamondo! Corrono da nord a sus e da est a ovest e uniscono posti lontani. Una di queste linee … va da me fino alla balena 52. A volte la balena tira dalla sua parte. A volte io tiro dalla mia. E in mezzo c’è tutta quell’acqua che ondeggia»
Lilja torna sola alla sua routine, affida messaggi quotidiani alle conchiglie che le portino al papà, carica la lanterna del faro, guarda la neve cadere…ma quel filo che la lega alla balena 52 si aggroviglia, si tinge e si tira. I sogni di Lilja si popolano di balene, le conchiglie cantano per lei quel canto profondo della balena 52. La balena e la bambina si parlano, si raccontano paure e solitudini, nuotano, giocano e cantano. Ma poi un giorno la buccina, quella piccola conchiglia che permetteva alla balena e a Lilja di farsi compagnia, cade in mare.
«Senza la mia luce, il buio mi sembra nerissimo. Non sogno più, non spero più niente. Eppure quando mi sveglio l’aria è piena di speranze»
La balena ha fatto un miracolo.
«Ho scoperto che la cosa più meravigliosa di tutte è piccola, ed è più vicina di quanto avessi mai pensato»
Il romanzo è bello, il mondo freddo del nord è ricreato con fascino - anche grazie alle sognanti illustrazioni - e tratta il delicato e sempre attuale tema del tempo che i genitori dedicano ai propri figli e alla solitudine che a volte i piccoli provano. La tristezza dei bambini che si fa richiamo accorato al mare e al cielo in un vorticoso mescolarsi di sogni, desideri e paure si fa scrittura più complessa (e forse confusa) sul finire del racconto, ma quello che rimane è un’indelebile sensazione di sale, freddo e luce. Una piccola bella storia, dai 7 anni.