Aspettavo con trepidazione Ottobre, Ottobre di Katya Balen, vincitore della Yoto Carnegie Medal, di cui  avevo letto recensioni entusiaste in USA, così ho subito acquistato il volume, appena approdato in libreria.

La storia racconta di Ottobre una ragazzina che sta per compiere 11 anni e che vive in una foresta, non poi così lontana da Londra, insieme al suo papà, in una scelta di vita radicale, completamente a contatto con la natura, senza comodità, senza elettricità corrente - che recuperano attraverso pannelli solari e batterie - lontani da tutti e facendo scorte, nella “civiltà”, solo una volta l’anno.

«Viviamo nella foresta e siamo selvaggi» p. 9

«Tutto è lontano da qui, ed è esattamente come voglio che sia» p. 13 

Ottobre è una bambina dall’immaginazione vastissima e trascorre le sue giornate, raccogliendo tesori che scova nella terra della foresta, negli anfratti tra gli alberi e i sassi… ogni piccolo oggetto, ogni tesoro, ogni piccola pietra è l’occasione per lei di narrare una storia. La focalizzazione interna e la narrazione in prima persona permettono il fluire di queste storie, così come delle sensazioni della protagonista, intrecciandosi fittamente, tanto che a volte il lettore riesce, a stento, a distinguere il livello di realtà e quello dell’immaginazione:

«Tiro fuori i tre oggetti che ho trovato oggi e li dispongo sul letto. Tintinnano, impazienti di raccontare la loro storia. I sottili pezzi di metallo anneriti e contorti erano gli ultimi penny di un ragazzo gettato in pasto ai lupi a causa dei suoi strani poteri. Sapeva preparare pozioni per curare le ferite infette e la tosse più devastante e le febbri con sudorazione profusa, anche se gli abitanti del villaggio non si fidavano di lui…» p. 17

Tra i tesori di cui la foresta le fa dono c’è Stig, una piccola barbagianni, che viene salvata da Ottobre e portata a casa, dove verrà allevata amorevolmente. Stig rappresenterà il daimon della protagonista: un uccello selvatico e selvaggio che esigerà la sua libertà.

La madre di Ottobre ha abbandonato marito e figlia: troppo dura la vita nella foresta senza nessun tipo di comfort! Il legame con questa madre però non è stato tranciato ed essa prova, sebbene saltuariamente, a farsi presente alla figlia, soprattutto in occasione del suo compleanno. Ed è proprio in occasione del suo 11º compleanno che, all’arrivo della madre, Ottobre fugge arrampicandosi precipitosamente su un albero. Il padre, preoccupato dalla foga e dalla furia della ragazzina, la segue, cadendo inavvertitamente e drammaticamente dall’albero.

«Sono radicata al suolo come un albero […] e non riesco a staccare gli occhi dal terreno davanti a me, dove una storia si sta dipanando come un incubo» p. 72

Quella che segue è una tragedia: il padre viene soccorso e portato via con una prognosi molto grave, Ottobre non può rimanere nella foresta a vivere da sola e viene portata a Londra da sua madre.

«Sono talmente furiosa che sento la rabbia riversarsi fuori dalle mie ossa dentro il mio sangue e fuori dalla mia pelle. Lo spazio intorno a me è colorato dalla mia furia» p.84

Ottobre si comporta davvero come una bambina selvatica: si rifiuta di rivolgere la parola a sua madre e, straziata da un dramma dopo l’altro - la madre le porta via Stig, il padre sembra non riprendersi… - viene “addirittura” portata a scuola. Tutto si colora di rancore, frustrazione e rabbia.

«Sono selvaggia e sono intrappolata in una gabbia e il mio cuore soffre e odia la donna che è mia madre più di quanto possano esprimere le parole dei miei libri» p. 102.

La scansione del tempo, nel suo scorrere lentamente come in una lenta guarigione, è segnato illustrativamente da alcuni ritratti di Stig della bravissima Angela Harding e si intreccia al lento crescere della rielaborazione di Ottobre. Sarà un anello e la scoperta dell’esperienza dei cercatori di tesori sulle rive del Tamigi a insinuare in lei la speranza e a permetterle di iniziare a relazionarsi con i suoi compagni e con il mondo. Le storie che si nascondono negli oggetti saranno la possibilità per Ottobre di scoprire il perdono e la ricchezza delle relazioni.

C’è in questo romanzo una scrittura che avviluppa il lettore perché la narratrice riconduce tutte le esperienze di Ottobre all’interno di un parallelo, richiamato con insistenza attraverso similitudini (contate i «come, come se…» sono decine e decine) ed una trama fittissima di riferimenti sensoriali, soprattutto olfattivi, legati ad esperienze ed immagini che appartengono alla natura:

«Io ringhio come le volpi» p. 76

«Mi fa sentire come se camminassi su spugne o forse sulla luna o forse sul fondale marino» p. 88

«Il rumore qui è diverso. Fa vibrare tutta la casa e mi rimbomba nelle ossa»p. 92

«Il rumore è come un muro e non posso nuotare via» p. 111

«L’odore di qualcosa che sa di gomma e sudore» p. 116

«Sento le parole volare nell’aria profumata di trucioli di matita» p. 124

«Resto silenziosa come un topo» p. 127

«Io sono fatta di pietra. Nella foresta posso muovermi tra gli alberi come se fossi vento» p.139

È come se Ottobre riportasse ogni esperienza al mondo a cui appartiene, segnando la differenza tra il mondo naturale che è variegato, luminoso, colorato profumato e il mondo antropizzato, la città, dove il colore è il grigio, l’odore è velenoso e i rumori sono talmente assordanti da non permettere la vita.

I bambini selvaggi strappati alla loro vita libera sono moltissimi (Heidi, Mowgli…), vi offro, però, una perplessità che riguarda la costruzione del personaggio di Ottobre che mostra - a mio avviso - all’interno della narrazione alcune incongruenze che rendono la sua selvatichezza più simbolica e apparente che reale.

Ottobre mostra una totale incompetenza per quanto riguarda le relazioni umane: è difficile immaginarla undicenne, mentre con stizza prende una moneta dalle mani di un adulto e la lancia in acqua per dispetto o quando grida invidiosa ad un compagno che dovrebbe stare solo con lei. Questi comportamenti, che sono tipici di bambini molto più piccoli e non certo di una preadolescente, possono ricondursi alla sua vita ritirata, ma è come se, in fondo, questi deficit non avessero un contraltare, perché la vita selvaggia non dona a Ottobre nessuna capacità di pari valore, che i bambini di città non hanno. È come se, in fondo, questa selvatichezza che innerva le pagine fosse più un’apparenza, uno sfondo e non parte dell’interiorità della protagonista.

Ad esempio come è possibile che una bambina cresciuta nella foresta e che impara dalla natura stessa non sappia distinguere un barbagianni da un gufo? Che insegnamenti la natura ha donato a Ottobre? Quali competenze oltre a saper dire che nevica qualche istante prima che nevichi? Ottobre è selvaggia, davvero?

Il tema di questo romanzo mi è sembrato molto chiaro («essere liberi e selvaggi è diverso per ogni persona e ogni cosa»), ma lo svolgimento mi è sembrato essere costruito un po’ pretestuosamente, soprattutto nella caratterizzazione della protagonista.

La storia ha un ritmo serrato e variazioni nel suo andamento quasi poetiche e mi ha fatto sentire il richiamo straziante della foresta, ma in fondo non mi ha veramente convinto la figura di Ottobre.

Il finale un po’ affrettato, infine, mi ha fatto temere che tutto si risolvesse in una tensione regolatrice tipica degli adulti con il rientro di ogni selvatichezza, fortunatamente questo in parte viene evitato, perché Ottobre tornerà nella sua foresta ad abitare con il suo papà, sebbene manterrà un piede in due mondi.

Un giudizio non pienamente entusiasta, dunque, per una lettura dai 10-11 anni.

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Ottobre, Ottobre Katya Balen - Angela Harding - Lucia Feoli (traduttrice) 240 pagine Anno 2023 Prezzo 14,90€ ISBN 9788866568063 Editore Einaudi
Commenti
9 Ottobre 2023
Maria

Grazie Lucia di essere passata di qui e di avermi raccontato il lavoro (che immagino immane!), intorno a questa scrittura.

9 Ottobre 2023
Lucia Feoli

Cara Maria, grazie di questa attenta e approfondita recensione.
Sono Lucia, la traduttrice di questo romanzo (sì, come potrai immaginare visto il tipo di linguaggio molto lirico, è stato un lavoraccio). Condivido quasi al 100% il tuo giudizio. Ottobre è una ragazzina innanzitutto difficile. Rigida e intransigente come solo i preadolescenti sanno essere, fossilizzata nella sua realtà, che l’autrice non idealizza affatto (è qui a mio parere la forza del libro). Non c’è il contrasto “foresta buona e bella” e “città cattiva e brutta”. I disagi e gli inconvenienti di una vita sì libera, ma isolata anche dagli aspetti positivi della “civilizzazione”, sono spiegati molto bene e questa “incompetenza” di cui parli ne è una diretta conseguenza. Infastidisce la sua ritrosia, la sua chiusura, ma sta proprio qui la potenza del personaggio. Ottobre non scende a compromessi: quando alla fine si evolve, è perché davvero dentro di lei qualcosa è cambiato. Finale affrettato? Non saprei (dovrei rileggere il romanzo con maggior distacco). In fondo, quello che doveva succedere è successo; la Balen fa dell’economia una caratteristica della sua scrittura. Un saluto! 🙂

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