Il libro di oggi ha quasi 100 anni e il fascino che emana è dato proprio da questa lontananza temporale che ci pone davanti agli occhi una storia del 1938 (!) con ritmi narrativi e immagini così diverse dal nostro sentire che sotto tutti i punti di vista appare, agli occhi dei moderni lettori, come qualcosa di totalmente nuovo.
Orlando, il gatto color marmellata, un vero capostipite della letteratura illustrata inglese non aveva mai varcato la soglia del nostro Paese, lo fa quest’anno, grazie ad una casa editrice nuova nuova (Risma) che si profila come ripescatrice di tesori scordati del passato.
Gatto Orlando. Vacanze in campeggio è il primo volume di una serie fortunatissima che conta una ventina di avventure (19 per la precisione) di questo arancione gatto tigrato e della sua famiglia. Lo stile illustrativo di Kathleen Hale colpisce immediatamente per la fierezza dei soggetti ritratti e per le pose che appaiono esemplari come nei manifesti di tradizione sovietica del primo novecento (guardate i volumi e i fasci di muscoli), ma contemporaneamente generosi in frivolezze minute come i ricami a fiori del giallo panciotto del padrone di Orlando o i pizzi e i fiocchi della padrona dell’emporio.
Orlando è il gatto di una fattoria inglese di 100 anni fa, uno luogo dove il lavoro e la rusticità davano dignità allo spazio campestre e ai suoi abitanti, proprio per il contributo che ognuno dava all’armonia di questo organismo. Quando infatti Orlando chiede al suo padrone di poter portare la sua famiglia a fare una vacanza, il padrone rimugina attentamente sulla richiesta: «“Pensa a quante malefatte combineranno i topi se ti allontani”».
La storia ha un’impostazione tradizionale e un calmo sviluppo narrativo che alterna dialoghi, descrizioni e un’azione che mostra risvolti inaspettati dati dalla situazione (oggi) inconsueta, ma anche, indubbiamente, da una capacità di raccontare in modo preciso, esatto e coinvolgente. Nessun risvolto didascalico, nessun insegnamento veicolato tra le pieghe dello svolazzante grembiule con le tasche a cuore di Grace!
Orlando e sua moglie Grace si preparano dunque per partire per la loro vacanza. La lista dei bagagli prevede: arpa, banjo, corde, tenda, pentole, cucchiai, forchette, piatti, bollitore… Indossato un bel foulard e calzata una bella visiera, su un’auto di altri tempi, la famigliola parte tra i saluti del quartiere, fa tappa in una fattoria a rifocillarsi e raggiunge infine una bella radura che fa proprio al caso loro. Da questo momento la storia si snoda tra le avventure estive di questa indimenticabile vacanza in campeggio: ruscelli da esplorare, giochi da inventare mentre imperversa il temporale (conoscete il gioco della matassa?!), arcobaleni da rincorrere, moscerini da combattere a suon di spray, mucche che portano latte a domicilio, pesca coi baffi, gite con zaini in spalla, nuotate tra cascatelle montane (rigorosamente con il costume!), giochi con bruchi pelosi, cartoline da comprare e imbucare, sessioni di pittura dal vero, serate intorno al fuoco.
Tutto è molto naturale, ma ricco di fascino. La dimensione quotidiana riconoscibile si impreziosisce agli occhi contemporanei di usi, situazioni e accadimenti imprevedibili perché appartenenti ad un tempo lontano. Il clima emotivo che le parole e le immagini costruiscono con determinazione è uno spazio gioioso e intimo dove la famiglia condivide conquiste e divertimento, contrattempi e disastri (Orlando prende perfino il figliolino Nerino nello zaino quando è stanco!).
Orlando e la sua famiglia precorrono gli universi animati di Richard Scarry attraverso la varietà di piccoli dettagli curati e impensabilmente attribuiti a dei gatti (quanto è vezzoso l’orologio indossato sulla coda?), nell’universo di Kathleen Hale, tuttavia, i gatti rimangono profondamente e indiscutibilmente gatti e colpisce come l’autrice abbia saputo calare i comportamenti e le movenze feline in un coerente mondo umanizzato. I colori che brillano nelle pagine, vergati minuziosamente a pastello (che meraviglia ritrovare quei segni antichi!) e che oggi noi diamo per scontati non lo erano per nulla 100 anni fa e in effetti l’autrice lottò perché i suoi libri potessero avere questo aspetto per poter affascinare i bambini di allora.
Una bella storia, originalissima ed avventurosa nel suo sfondo semplicemente familiare.