Buonanotte bosco di Karen Jameson e Marc Boutavant è un albo molto suggestivo che mi pare fare eco alla stupenda ninnananna di Astrid Lindgren, da poco arrivata in Italia, attraverso la metafora che associa l’autunno al lento progredire verso il sonno.
Se, nel caso della poesia dell’autrice svedese, era il gatto, quasi un nume tutelare, a passeggiare nella campagna, dopo il tramonto, e a ricondurre alla pace tutto l’universo, rinchiudendolo nel caldo rassicurante di una cameretta, in Buonanotte bosco è una bambina che, al crepuscolo, insieme al suo cane attraversa il bosco.
Chi ha un cane e ha provato l’esperienza di vivere il bosco insieme a lui sa che il silenzio imponente e quasi intimorente della natura si anima attraverso la sensibilità spiccata del compagno. Dove c’è solo un susseguirsi regolare di alberi, il cane si ferma in teso ascolto, dove le fronde frusciano impercettibilmente lo sguardo penetrante del cane indica un movimento, il piegarsi sottile dell’erba alta allerta le orecchie del cane… il bosco, apparentemente deserto, si anima, svelando la presenza dei suoi abitanti.
La bambina e il cane avanzano, compagni e complici e, ad ogni incontro improvviso, l’invito è quello di correre a casa e abbandonarsi al sonno!
«Torna a casa, Ombra enorme.
placida pancia piena di more
morbido muso che odora di miele
Il cielo a valle diventa più fosco
mentre tu riempi la grotta nel bosco»
La sottile tensione, atavica, che accompagna il colorarsi allarmante del cielo, comunica agli esseri viventi che la notte, scura, incontrollabile e piena di paure, è alle porte. Bisogna trovare riparo, bisogna cercare un rifugio. E come il tramonto è il finire del giorno, così l’autunno è il finire dell’anno, che guida al duro, misterioso e crudele inverno.
In questo gioco di echi e rimandi, la protagonista, forte del suo compagno, sembra richiamare tutte le creature, che non sono estranee, ma amiche, come ci suggeriscono i soprannomi con cui vengono interpellati.
Il ritmo della narrazione così come quello delle illustrazioni è cullante e ripetitivo: alla scena del bosco si alternano ritratti degli animali addormentati, i versi tradotti da Chiara Carminati si adattano per condurre la voce in un cantalenante dondolìo.
«Torna a casa, Lunghe Orecchie
Sempre di corsa tra prati e cespugli
Naso che freme in mezzo ai trifogli
Ora che il sole è un tenue ventaglio
tu ti rannicchi nel tuo nascondiglio»
I marroni e gli arancioni del bosco avvolgono i due protagonisti, il freddo si fa lama e i primi fiocchi illuminano la notte incipiente, fino a che anche la nostra piccola protagonista viene accolta, nel suo rifugio:
«Eccoti qua, Piccoli Piedi»
«Fioccano i sogni nel buio che brilla
e ogni creatura ora dorme tranquilla»
Una stupenda ninnananna autunnale (anche per bambini non per forza piccolissimi!).