La storia Dášenka. Vita di un cucciolo opera dell’autore ceco Karel Čapek ha qualcosa di incredibile o forse no.
L’attore infatti, celeberrimo per aver scritto ed essersi cimentato in romanzi distopici e fantascientifici, che ha percorso con le sue opere pensieri e riflessioni sullo scientismo e il razionalismo, che ha esplorato filosoficamente l’esperienza di libertà attraverso la riflessione del relativismo… ha una notorietà presso il pubblico adulto che sembra incompatibile con l'immagine di un narratore di storie per i piccoli.
Eppure l’incontro con un cane, una pestifera Fox Terrier nello specifico, ha saputo intrecciarsi all’occhio ironico e curioso di Čapek e insieme hanno confezionato una storia, ricca di fotografia e immagini (difficile definirlo, albo illustrato) incredibilmente spassosa e divertente.
Se conoscete i cani e, in particolare, avete trascorso del tempo con dei cuccioli saprete infatti che raccontare la vita di un cucciolo è avventuroso di per sé, senza che sia necessario inventarsi nulla, perché i colpi di scena, l’entusiasmo, l’euforia, lo stupore contagioso sono le caratteristiche normali della vita.
Mi immagino, dunque, Čapek alle prese con la nascita di questa cucciola e il bisogno incontrollabile di raccogliere questa storia avventurosa in un libro, non a caso questo è il sottotitolo: «scritta, disegnata, fotografata e vissuta in prima persona dall’autore per la gioia dei bambini».
Quello che ne nasce è un vero e proprio romanzo che segue Dášenka dalla sua nascita fino a quando verrà ceduta e dà voce all’autore che, come un telecronista, ci racconta di lei, ma si rivolge anche a lei, cucciola e bambina, sorridendo e ridendo di tutto quello che accade e di tutto quello che la piccola peste riesce a combinare giorno dopo giorno.
Il volume corposo (140 pagine) e anche la tipologia di narrazione ci fa pensare ad un romanzo - più che a un albo illustrato - anche se è indubbio che l’apparato iconografico, costituito da una serie di fotografie, ma anche da un fitto mondo di figurine e sequenze della cagnolna fa di questo testo un libro unico e originale.
A completamento dell’ironia di questa narrazione si aggiungono in appendice alla storia di Dášenka anche una serie di storie che l’autore ci racconta aver immaginato e ideato per intrattenere la piccola Terrier il tempo necessario per scattarle alcune delle fotografie poi raccolte nel volume. Piccole storie dall’impianto quasi favolistico che corredano romanzo principale e che naturalmente riguardano i cani: Come si fotografa un cucciolo, La coda del cane, Perché i Terrier scavano, Fox, Alík, I dobermann, I levriere e gli altri cani, Le abitudini dei cani, Gli esseri umani.
La scrittura dell’autore ceco conquista immediatamente per la freschezza, la gioia e l’ironia con cui osserva la piccola Dášenka con l’occhio incantato di chi guarda con lealtà l’infanzia.
«Quando nacque, non era che un fagottino bianco che stava tutto nel palmo di una mano; ma siccome aveva un paio di orecchie nere e una codina dietro, capimmo che si trattava di un cane e, visto che desideravamo una femmina, la chiamammo la chiamammo Dášenka»
È un tono sorridente e reali quello che racconta della crescita di questa cagnolina alle prese con le grandi imprese dell’infanzia: nutrirsi, imparare a muoversi, sporcare, riposarsi...
Non c’è bisogno di humour nella descrizione degli eventi, perché, appunto, la stessa vita con un cucciolo di uomo di cane è ricca di occasioni per ridere (o per piangere), lo humour - ma forse sarebbe più preciso dire la capacità di non prendersi sul serio - interviene quando l’adulto deve prendere atto della stato dell’infanzia, senza apporvi sopra pretese, ma semplicemente accettandolo.
Come quando, ad esempio, l’autore ci racconta di tutti i danni che Dášenka ha fatto in casa nel mettere alla prova i suoi denti o delle grandi imprese che ha compiuto per sconfiggere i grandi nemici della casa, rappresentati dalle pozzanghere, dallo scopettone e dalle scarpe, o di quando ha riempito il suo universo di pozze di pipì o di quando ha colto di sorpresa i temibili panni stesi...
«Dášenka non mette mai in conto che il mondo possa essere un luogo pieno di insidie, di cattiverie e di pericoli; per tre volte si è buttata di testa nel serbatoio dell’acqua in giardino, semplicemente perché non le era passato neppure per l’anticamera del cervello che ci potesse essere qualcosa nell’universo su cui non si potesse correre a perdifiato»
«Quando la mamma gira in cerchio, Dášenka le va dietro, e non sapendo ancora che cosa sia la forza centrifuga (la fisica, infatti, viene insegnata ai cani solo più tardi), finisce scaraventata in aria»
Gli stessi momenti di iperattività dei bambini e dei cuccioli sono oggetto di grandi sorrisi:
«La sua velocità è da record: in tre secondi è capace di rovesciare una pila di vasi, cadere di testa in una serra piena di piantine di cactus e scodinzolare per 63 volte. Provateci voi a starle dietro!»
Per non parlare del fatto che Dášenka è un Terrier, come dire un concentrato di energia atomica!
«Di tanto in tanto ho dovuto tirarla fuori per la coda da un buco che aveva scavato lei stessa; lei si diverte un mondo, ma io neanche per sogno! Immagino che anche voi sareste indispettiti se nella vostra aiuola spuntasse la coda di un cane, al posto di un giglio in fiore»
«E così giunse il giorno in cui degli strani estranei vennero a prendersi Dášenka e se la portarono via in una valigetta, mentre noi con zelante condiscendenza, li rassicuravamo, dicendo loro che era fantastica e buonissima (quel giorno aveva rotto le finestre della serra aveva strappato un’intera aiuola di gladioli)…»
Il finale forse un po’ malinconico non lascia però spazio alla tristezza, perché i racconti che seguono, riprendono il racconto della pestifera cagnolina, intrecciandone le vicende ad un mondo letterario e di cultura cinofila dove i Terrier scavano alla ricerca della coda del loro antenato Foxlík, i levrieri sono imparentati con le lepri e i Boxer sono tutta ciccia…
Ho apprezzato molto la lingua di Čapek che si concede anche lunghi periodi, intrecci di sinonimi e una scrittura non per forza sincopata - come è di moda nella modernità - ma ugualmente energetica. Il racconto fotografico rende con vividezza sia il carattere di Dášenka sia lo spessore reale delle sue avventure; ugualmente i piccoli disegni che intervallano il testo, come piccole figure fumettistiche, ribadiscono la dinamicità della storia.
Una storia allegra e travolgente, raccontata perfettamente, che immagino letta ad alta voce a bambini anche piccoli (dai 5 anni) e che credo farà sorridere anche lettori autonomi più grandicelli (dai 7 anni) e adulti sfiniti dalla vita con un Terrier.