Queste mattine Saverio ha deciso di impegnarsi per farmi impazzire. Dopo che ci siamo alzati, gli preparo la colazione e ci sediamo insieme al tavolo ed ecco che inizia la tragedia: la tazza con il latte è tiepida e pronta, il muffin preferito è lì appoggiato, il bicchierino con l’acqua e il mandarino gli sono accanto e aspettano, aspettano, aspettano… Sì perché Saverio inizia a guardare fuori dalla finestra e intavola impegnativi discorsi sui massimi sistemi, sui progetti del pomeriggio, su questioni fisiche tipo «tra fuoco e acqua, chi vince? e tra sole e pioggia? e tra legno e plastica? e tra ferro e plastica?» etc.
Io inizialmente lieta del momento piacevole, conviviale e raccolto della prima colazione, rispondo, finisco il latte, mi riscaldo il pane, mangio… l’orologio segna ormai 20 minuti trascorsi, ma sulla tovaglietta di Peppa tutto è ancora ben disposto e ordinato AAAAAAAAAAA!
A questo punto è più forte di me: io mi irrito :) «Saverio fai colazione» «Mamma, ma stasera vengono degli amici a cena?» «No Saverio, fai colazione» «Mamma ti ricordi quando abbiamo portato le chiacchere a scuola?» «Sì Saverio fai colazione.» «Mamma posso mettere la maglietta della Juve?» «No Saverio è sporca, fai colazione» «Mamma…»
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
A questo punto io mi allontano per non strangolarlo e inizio a fare i letti.
«Mamma vieni a farmi compagnia» «Sì Saverio però tu fai colazione» «Sì mamma, ma poi giochiamo con le spade» «Saverio se finisci la colazione e rimane del tempo sì. Fai colazione» «Mamma mettiamo un cerotto sulla ferita?» «Dopo, se finisci la colazione!» «Mamma…»
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Ok, lo sforzo per contenere le urla mi costa un po’, e infatti l’occhio inizia a tremolare in preda tic nervosi, tuttavia arrivati al punto di non ritorno di solito Saverio ingurgita latte, muffin, pandoro, mandarino e co. in un nanosecondo, che io dico: «ma ti sembra un momento piacevole?».
Comunque direi che le mamme sono sottoposte a stress notevoli. Forse per questo (per prepararmi), mia mamma mi regalò, qualche anno fa, Urlo di mamma di Jutta Bauer.
Il libretto piccino piccino incomincia con una mamma pinguina che evidentemente sfibrata da ore di ingenue e provocatorie azioni di ammutinamento del figlioletto sbotta. Eh sì perché certe volte è inevitabile, così la mamma sbotta. Solo che il suo urlo manda in mille pezzi il piccolo pinguino: pensate che le ali si perdono nella giungla, il beccuccio finisce su un’alta montagna, il culetto sparisce in città… Rimanevano le zampette che continuavano a correre, il piccoletto voleva ricomporsi ma gli occhietti erano finiti in cielo, come faceva? Insomma una tragedia (anche se ci scommetterei che il piccolo esagera un pochino :) salvo che all’improvviso un’ombra gigantesca raggiunge le zampette che erano arrivate nel deserto. La mamma infatti, dopo aver subito vessazioni per ore, si è resa conto che comunque l’urlo non era la soluzione quindi, come ogni madre, si è rimboccata le maniche ha cercato un armatore, ha noleggiato una nave volante e ha iniziato a recuperare tutti i pezzettini del suo cuore e del suo piccolo. Poi con la cura e le precisione che hanno solo le madre ha ricucito tutto: alla fine l’unica con lo sguardo ancora un po’ sconvolto è solo lei, perché il pinguino raggiunte le braccia di mamma ha già dimenticato tutto .
La storia è una storia visiva e il testo di accompagnamento potrebbe non esserci: le immagini parlano e raccontano precisamente l’accaduto (si vede la nascita come fumettista dell’illustratrice!). Il mix di tecniche (acquerello, pastelli a cera, matita) crea tavole emotive che di pagina in pagina comunicano il sentimento prevalente: è un peccato che la resa editoriale sia un po’ sgranata. Anche le pagine bianche, che a volte accolgono il testo, sembrano essere pensate per creare quella sospensione, quei sospiri che si immagina il piccolo pinguino e l’animo del piccolo emettano. Le parole scompaiono tra le illustrazioni, anche quando sono su pagina bianca. Saverio ama molto questo libriccino, perché in fondo credo che, nonostante il piccolo pinguino esageri (diciamocelo!), i piccoli si frantumano quando la propria mamma o il proprio papà perdono realmente le staffe e Saverio ha empaticamente compreso il senso della storia. Il vero sollievo è che poi, una volta ricuciti, i piccoli sono di nuovo sul pezzo, mentre le povere madri pinguine devono ancora darsi il tempo per tornare alla serenità perduta e raddrizzare l’occhio storto.
Un libro per confortare ogni mamma che si sente un mostro: lo siamo tutte, ma abbiamo anche ottime risorse, ad esempio sappiamo trovare barche volanti e impariamo a cucire alla perfezione anche la prima volta!
«Tesoro, stamattina la mamma ha perso un po’ la pazienza, però tu lo sai quanto ti voglio bene?» «Sì mamma fino alla schiena!» (cioè 360° ndr.).
È proprio un’esperienza universale!
Quanto mi piace questo libro! io lo regalo sempre alle mie amiche neomamme, per prepararle e confortarle: ci saranno dei momenti no ma sarà tutto assolutamente normale!
Lo ho recensito anche io qui http://www.serensara.it/2015/04/urlo-di-mamma/