Ho già raccolto e parlato dei libri che parlano dei libri e della lettura, ma quasi contemporaneamente è uscito un libro che è impossibile non presentarvi.
Promenade di Jungho Lee mi dà dunque la possibilità di focalizzare un tema a me molto caro, ma di assai complessa disquisizione.
L’artista coreano guida i suoi lettori in un viaggio azzurro tra cielo e mare, una passeggiata (questo il significato letterale del titolo!) surreale, ma concretissima dentro la complessità del libro.
Le doppie pagine sono piene di immagini toccanti e meravigliose, veri e propri quadri in cui gli elementi reali e quotidiani sconfinano e sfumano nella metafora. Lì proprio sul confine del reale e l'impossibile c’è il libro: un’ala d’aereo , il pozzo di un vecchio, la scialuppa dondolata dalle onde… Come nel Surrealismo alcune immagini giocano con le prospettive e le linee di fuga: capita così che uno spazio che sembra sfondare la pagina verso il fondo, se osservato bene si allunga prepotente verso gli occhi del lettore… Accanto a metafore evidenti (la bambina che solleva la tenda-pagina per entrare nel mondo illuminato dentro al libro; il faro che dalle pagine squadernate guida il rematore nella nebbia), altre più sottili richiedono al lettore di interpretare e contribuire alla lettura dell’immagine con la propria esperienza.
I testi parlato direttamente al lettore, come quasi a distoglierlo dall’incanto delle immagini, ma, a livello profondo, le parole giocano con metafore, similitudini ed emozioni che i lettori conoscono profondamente: non viene mai nominato il libro o la letteratura, si parla di un viaggio, ma sappiamo che quello descritto è un viaggio dentro alle pagine.
«Un viaggio. Dove ti porterà, ancora non lo sai. Ma fidati di me: non ti perderai».
Chi è l’io che parla?
I libri mostrano se stessi per l’inafferrabile forza che contengono: la forza di trascinare, guidare, non farsi capire, mostrare paesaggi impossibili e sconosciuti, confondere...
Il libro si dissolve nella natura o dialoga con essa: il cielo e il mare sono i suoi interlocutori preferiti e come in Magritte si percepisce un’atemporalità che appare immobile, ma che contiene una potenza sopita pronta a liberarsi.
«Durante il viaggio farai tanti incontri. Imprevedibili»
«Si è aperta una finestra. E ora, cosa fai? Scappi o rimani con me?»
Anche il gesto del lettore, le sue abitudini (i suoi diritti, direbbe Pennac!) sono raccontati in questo viaggio.
«C’era una volta. Dillo. Più volte. Vedrai…»
«Presto arriverai a destinazione. Ancora qualche passo e ci incontreremo»
La letteratura è questo: un viaggio, certo, ma soprattutto un incontro!
Un libro meraviglioso, in cui perdersi.
Di tutt’altro genere e stile è un libro, passato quasi sotto silenzio e molto esplicito: Papà, mamma, i nostri libri e io. Il testo si dichiara (ed è) un inno alla bellezza della lettura: la mamma legge, papà legge e anche io leggo e mi diverto! La declinazione di questo tema è esplicita, diretta e molto semplice.
«Io adoro leggere racconti di paura al sicuro dentro la vasca»
Il piccolo protagonista racconta di come tutti intorno a lui leggano: lo zio legge le ricette, il nonno si appassiona di romanzi, la vicina adora le storie di pirati… Progressivamente però il discorso si allontana dalla parole e dalle pagine.
La zia legge «lo spartito e quelle belle storie diventano suoni», «il pescatore legge il temporale nelle nuvole»…
Questa considerazione della lettura come un’abilità di interpretare il mondo è spesso fraintesa e sminuita: leggere significa stare davanti ad un libri fitto di parole e saperle decifrare, questo è il pensiero comune.
Da qui tutta la preoccupazione dei “ragazzi che non leggono”, un’accusa innervata da un giudizio per cui se ad un ragazzo non piace leggere, probabilmente rimarrà un ignorante.
Ma leggere significa solo decifrare delle parole stampate?
Io credo di no.
Si legge il cielo, si leggono gli spazi che ci circondano, si leggono le immagini (pensate ai silentbook), si legge la musica, si leggono gli occhi, si leggono i gesti, si leggono i sintomi… parliamo di codici differenti, ma parliamo sempre di lettura. C’è chi si sente a suo agio in un codice piuttosto che un altro, ma esiste davvero una scala di valori?
Perché leggiamo un libro? Chi è appassionato di lettura, perché legge?
Per la stessa ragione per cui mia nonna che non aveva un libro in casa cantava le opere.
Per amare il mondo, per conoscerlo ed essere felici lì dove siamo.
Un’ode a chi legge i libri e a chi non ne vuole sapere, perché preferisce le pagine del cielo.