Uno degli aspetti della cultura cinese che mi ha colpito di più nel mio viaggio in Cina è la condivisione del cibo. Molto lontani dalla concezione occidentale del “mangia quello che hai nel tuo piatto”, i cinesi mangiano da piatti posti in comune al centro del tavolo e ne prendono contemporaneamente e in continuazione, condividendo il cibo oltre che la compagnia. Mi ha molto incuriosito dunque il taglio dato al volume dedicato alla Cina della collana Semi di Zucca, che si occupa di raccontare le peculiarità e le storie di culture lontane e diverse. Ho perso il wok della mamma! infatti inserisce una panoramica degli usi e delle abitudini alimentari cinesi all’interno di una breve storia di perdita e ritrovamento.

È la Festa d’autunno e Shao Ming deve portare il wok della mamma a casa degli zii: la zia «è una bravissima cuoca, perciò stasera cucinerà per tutta la famiglia e faremo festa!». Il percorso della bimbetta di 6-7 anni si snoda tra gli hutong di una cittadina moderna, ma inaspettatamente tradizionale nelle architetture, la fiera è fitta di bancarelle ricche di cibi succulenti: «tortine fritte ripiene di verdure, spiedini di frutta, ravioli caldi, anzi bollenti, polpette dorate e croccanti, noodles, spaghettini di riso e di soia così saporiti!». Presa dai profumi e dal dragone della sfilata, Shao Ming perde il wok ed è disperata! Ogni volta che cucina, la mamma le racconta la storia di quel wok e le sue parole le ritornano tristemente alla mente: «Mentre intagliava sul manico di legno del wok un dragone, il nonno mi spiegava che il suo corpo è fatto con le parti del corpo di tanti altri animali proprio come la CIna è fatta di tanti popoli diversi che ci vivono. Per diventare una brava cuoca, mi diceva, devi essere capace di riunire insieme in questo wok i sapori, anche lontani tra loro, di tutti i popoli della Cina». La bambina incomincia una ricerca ostinata, seguendo tracce e manici che le sembrano proprio quelli del wok della mamma e il suo viaggio la porta in un piccolo ristorante familiare, poi in una sala da té, poi dentro la casa di una premurosa passante e infine dentro la cucina professionale di un grande ristorante. In ogni tappa Shao Ming incontrerà un volto amico, un dono, un pensiero, un’attenzione, un incoraggiamento, contemporaneamente i lettori assistono quasi senza accorgersene ad usi e costumi che caratterizzano i momenti di condivisione sociale cinese: pranzi familiari, rilassanti momenti dedicati alla riflessione e al tè e poi cucine confortanti in cui piangere e rifocillarsi. Tra deliziosi profumi fioriti, mapo tofu, dim sum e piatti di granchi e verdure arriva sera e Shao Ming ancora non ha trovato il wok: «tua madre comincerà a preoccuparsi. Sarà molto più triste per avere perso sua figlia che per avere perso il suo wok. Torna a casa e raccontale la verità». La piccina tra le lacrime raggiunge la casa della zia, anche qui il profumino che giunge dalla cucina è delizioso… ma come è possibile? C’è tutta la famiglia in apprensione e finalmente felice di vedere Shao Ming, la zia aveva trovato il wok,  abbandonato in mezzo alla strada, e lo aveva portato a casa. Il mistero è sciolto ora tutti insieme possono sedersi a tavola a festeggiare, non senza pensare con gratitudine a tutti gli incontri fatti durante la giornata! La piccola avventura quotidiana di Shao Ming restituisce uno spaccato interessante del momento della condivisione conviviale del cibo e del té, inteso come legame e dono tra le persone. Travalicando il limitante valore nutrizionale, il cibo diventa la rappresentazione del prendersi cura dell’altro, del concedere tempo e attenzione alle persone più care. Le illustrazioni calde e discrete dell’illustratore coreano risultano descrittive e culturalmente pertinenti soprattutto nella rappresentazione degli spazi, comunicando con chiarezza l’ambiente emotivo che invade le diverse situazioni.

Conclude la storia un’appendice più tecnica che racconta alcune curiosità generali sulla Cina, alcune storie legate ai piatti tradizionali cinesi e una ricetta per poter fare in casa i ravioli di gamberi.

La collana coreana, portata in Italia da Sironi, Semi di Zucca si rivela ancora una volta un interessante punto di partenza per indagare e conoscere aspetti diversi e peculiari delle diverse culture (qui avevamo parlato del volume sull’Iran). La struttura narrativa fondata su una storia semplice ma curata nei dettagli, permette una fruizione che possa essere solamente letteraria e non necessariamente didattica e divulgativa.

La scelta della cucina come chiave introduttiva della cultura cinese è apprezzabile perché mostra uno degli aspetti più umani e affascinanti di una cultura profondamente sociale e fondata sui legami, pur nel suo rispettosissimo pudore.

E parlando del pubblico italiano, non può che far simpatia sapere di condividere con questo popolo così geograficamente lontano il piacere di sedersi a tavola!

Ho perso il wok della mamma!
Jung-Hee Kim - Ah-Noh Jung - Paola Avella (traduttrice)

40 pagine
Anno: 2015

Prezzo: 14,90 €
ISBN: 9788851802301

Sironi editore

[shareaholic app="share_buttons" id="15118398"]
Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *