«Nessuno l’amava e lei stessa non ne era capace. Non capiva cos’era successo»
Gatti come noi è un viaggio nel travaglio di un amore finito. Ce lo racconta Jimmy Liao con la sua solita complessità e profondità.
«La sera che si lasciarono, la sua gatta scomparve»
Il doppio filo, l’avventura del gatto che vive finalmente libero fuori casa e il rimuginìo della protagonista, si intreccia in un ricamo illustrato inestricabile.
Non vedremo mai il volto della protagonista, ne sentiremo però i pensieri dolorosi e angosciosi. La gatta invece sempre vivere finalmente in un mondo desiderato, libero: la seguiremo pagina dopo pagina nascosta e celata, entusiasta e schiva, in illustrazioni che giocano con metafore stranianti e oniriche e la confortante realtà a cui Jimmy Liao si àncora sempre.
La gatta e l’innamorato perduto si sovrappongono in una sorta di sogno-allucinazione.
«“Hai visto una gattina con le macchie blu? È la mia gatta adorata e si è smarrita. Se la vedi avvertimi, per favore. In qualsiasi momento, giorno o notte…”»
Questa frase ricorre come un ritornello per tutto il libro, una domanda, una invocazione della protagonista che rivolge a tutti, implorante .
«Come si può essere devoti a un solo padrone? Come si può amare una sola persona? Lei era sempre in fuga, e sempre insoddisfatta»
Il viaggio della protagonista parte dalla necessità di riappropriarsi della dimensione individuale, identitaria: io chi sono? Quando sono sola, io chi sono?
Eppure per entrare nel mondo senza paura, nella quotidianità nelle solite cose, è necessario il rapporto con qualcuno che ci vuole bene ed inizialmente questo appare impossibile:
«Era stufa di lamentarsi e di amare. Stanca di affrontare il mondo. Era troppo tardi per tutto. […] Aveva voglia di buttare dalla finestra tutto ciò che non amava […] E se stessa.»
Poi dopo circa tre mesi (la gatta e la sua gravidanza fungono anche da orologio temporale!), il passato smette di aggredire la protagonista che scopre di avere un “adesso” pieno di desideri.
Il libro -certo - pieno di tristezza e dolore, ma che è una provocazione interessante sul tema dell’amore: a che serve amare?
Altro volto e altro protagonista - qui abbiamo un uomo - e altro volto dell’amore è raccontato da Jimmy Liao in Libero come un pesce.
La trama, più lineare e ben tracciata, declina le mille sfumature della metafora del “non chiudere una boccia di vetro la persona amata”. Quanto conta la libertà dell’altro in un legame d’amore?
Il racconto, in prima persona, ci accompagna nella vita di un uomo che un giorno vede un «pesce che sorrideva». La gioia che quel pesce e quel sorriso donano alla vita fredda e metallica (notate i toni dei colori) del protagonista sono un dettaglio che non lo lascia quieto: «sembrava sempre in attesa di rivolgermi uno sguardo pieno d’amore».
«Ho portato a casa il pesce che sorrideva»
E la vita diventa più bella, illuminata da quel sorriso, ma…
Jimmy Liao non è autore della scontatezza. È un sogno ad essere rivelatore: «da quanto tempo non alzavo lo sguardo per ammirare la luna in cielo…».
Quella boccia di vetro in cui vive il pesce sorridente era diventata una ragione di vita, ma forse anche l’unico ridottissimo soggetto osservato, come se nulla oltre a quella boccia esistesse.
«Finché ho realizzato che anch’io come lui, ero intrappolato in una boccia di vetro»
«Ho visto un pesce, un pesce normale, intrappolato in casa mia»
E così quel sorriso per la prima volta lo rende triste e il nostro protagonista si mette in moto, per tornare ad essere felice, rendendo l’altro felice.
Cosa conta nell’amore più della libertà? L’amore vero è la scoperta che attraverso quel sorriso si può amare di più tutto: il mare, il cielo, i pesci, la danza, la musica, il sonno…
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