La notte è piena di promesse è un volume uscito da poco per Terredimezzo che colpisce immediatamente per una il forte impatto della copertina che sembra sfondare il limite fisico dello spazio per un titolo - ben pensato - impresso a caratteri dorati e che invita ad entrare.
Quest’opera - come spiega chiaramente l’autore e illustratore nel parlare della genesi dell’opera - nasce con l’idea di coniugare la parte più scientifica rigorosa di una missione spaziale, come quella della sonda Voyager 2, con tutte le implicazioni poetiche e letterarie che sono parte della missione stessa.
La sonda infatti come molti di voi sapranno è partita l’esplorazione dei confini dell’universo, portando con sé, in un disco dorato (Voyager golden record) messaggi e segnali per raccontare il mondo che ha lasciato:
«foto e registrazioni, ma anche musica: da Bach a Chuck Berry, passando per brani tradizionali senegalesi»
Questo duplice volto costituisce l’anima stessa di Voyager, perché ogni grande e ambizioso progetto scientifico nasce dalla spinta umana di scoprire, conoscere, andare oltre, incontrare… chiunque possa esserci i confini del mondo conosciuto e sconosciuto.
Il libro è completamente nero, illuminato solo da il bianco della miriade di stelle che trapuntano il cielo, l’impressione che ne viene ai lettori è di trovarsi proprio nello spazio infinito (piatto e profondissimo), senza coordinate spaziali, senza suggerimenti di profondità, un luogo dove mancano i confini e tutto sembra piatto pur essendo infinito.
Il testo che accompagna queste pagine è essenziale e punta a riportare lo stupore e la meraviglia
«Cosa c’è lassù?»
Il racconto è in prima persona proprio come se la sonda avesse voce è ci parlasse direttamente:
«È per questo che mi hanno costruita: per scoprire qualcosa di più. Poi mi hanno caricata su un razzo. Parto»
Da questo istante, le poche immagini ambientate sulla terra lasciano spazio all’attenuarsi del bagliore caldo del sole che riscalda, illumina e colora il pianeta Terra fino al buio e al nero uniformi e piatti dell’universo. Spicca solo lei, Voyager 2, nella notte profonda e infinita nel bianco candore della sua struttura metallica, sembra perdersi anche lei, circolare tra i fuochi circolari delle stelle ma il racconto continua:
«Non c’è un sopra, non c’è un sotto. E lì, una meraviglia. Saturno. Sono incantata»
Molte tavole sono senza parole e lasciano che lo sguardo possa vagare, tentando di immaginare cosa possa essere la vista da così lontano, il silenzio totalmente assordante dello spazio. Il viaggio che si avvicina ai pianeti segue la rotta originale che ha portato la sonda Voyager 2 dalla partenza dalla Terra, il 20 agosto 1977 allo sfiorare Nettuno il 25 agosto del 1989: per ogni pianeta la sonda ha parole incantate, ma il finale è mozzafiato, perché, a partire appunto dal 1989, ha superato un confine mai raggiunto ed è andata oltre e ancora oggi continua il suo viaggio.
Una breve nota finale racconta della traccia del viaggio di Voyager 1 e Voyager 2, ma quello che rimane di questo libro è un profondo senso di meraviglia e di piccolezza: ci si sente quasi insulsi rispetto alla grandezza e alla vastità di ciò che ci circonda.
Una percezione che ridimensiona la nostra presenza all’interno di un mondo vastissimo, molto più grande di noi, infinitamente.
Credo che il Natale possa essere la grande occasione per ricordarsene, perché l’uomo in fondo è sempre alla ricerca di un bene per sé e di una bellezza… di qualcosa più in là che finalmente riempia il suo cuore che è infinito come l’universo.
Proporrei questo libro a grandi e piccoli senza distinzioni.