Babar ha segnato la storia della letteratura per l’infanzia e tra le edizioni tascabili di Picarona esce in questi giorni l’avventura dedicata ad uno dei suoi più grandi amici: Le vacanze di Zefiro.
«A Celestopoli, la scuola degli elefanti chiude per l’estate e Zefiro la scimmietta è pronto per partire per le vacanze»
L’atmosfera primonovecentesca è marcata e accogliente: i vestiti compiti, i cappelli elegantemente portati, le automobili degli anni’30 dai grandi radiatori…
Zefiro torna dalla sua famiglia, alla città delle scimmie stupendamente immaginata, con le sue casette sospese tra i rami e le scalette a pioli.
L’estate invade allegramente il tempo e Zefiro con il suo basco nero calcato in testa e la sua camiciola gialla con il colletto bianco e calzoncini ben stirati decide di andare a pesca:
«Le altre scimmie lo ammirano perché hanno paura dell’acqua. La principessa Isabella dice a suo padre, il generale Huc: “Com’è imprudente, questo Zefiro!”»
Ed è nel silenzio del mare che l’avventura prende piede e stravolge le vacanze di Zefiro: alla canna da pesca infatti si impiglia niente meno che una sirena!!
Al suo ritorno, la città delle scimmie è stravolta da una notizia terribile: la principessa Isabella è scomparsa.
Tutto l’esercito con baionette, bicorni e kepi invade prati, alberi e spiagge alla sua ricerca, ma sarà Zefiro, grazie alla sua amica sirena, a compiere l’impresa. La storia armonizza gli elementi magici con naturalezza. carrozze trainate da grandi pesci, mostri feroci - i gogottes - che si annoiano (guardate un po’ se non anticipano i Mostri Selvaggi che 30 anni dopo nasceranno nel mondo di Maurice Sendak!), travestimenti da pietra, sirene sagge, usignoli parlanti...
E sapete cosa porta con sé il nostro eroe?
«mette nello zaino una borraccia e alcune provviste, insieme ai suoi beni più preziosi: un violino e un costume da pagliaccio»
Eppure proprio questi suoi tesori saranno gli strumenti che gli permetteranno di liberare la principessa.
Il ritorno a casa è trionfale e il premio fiabesco non poteva che essere la mano della principessa stessa!
La storia ha tutti gli ingredienti per coinvolgere e ammaliare, in modo semplice eppure inaspettato, forse perché i bambini di oggi non sono abituati ad una certa struttura narrativa.
L’avventura è godibile anche da chi non conosca minimamente Babar, perché è autoconclusiva e indipendente, ed è un’ottima proposta per i primi lettori (io la sto leggendo, una pagina a testa, con il mio secondogenito che ha appena finito il primo anno della primaria) o in condivisione dai 4 anni.