In un’atmosfera azzurrina e sognante, con una luce gialla che riscalda il bianco niveo dell’inverno, Jarvis autore e illustratore inglese, si cimenta in un racconto prettamente natalizio che esce oggi per i tipi di Lapis: Signor Babbo Natale.
La storia, più che essere un vero e proprio racconto, in realtà, è un fuoco di fila di domande che punteggiano una piccola grande avventura come solo ne possono accadere la notte di Natale.
Senza alcuna introduzione (o forse la boule de neige nel frontespizio è un indizio…) la storia si apre con una bimbetta sveglissima che becca letteralmente con le mani nel sacco Babbo Natale intento a lasciarle i suoi doni.
«Babbo Natale? Sei proprio tu?»
Gli ingredienti per una storia natalizia ci sono tutti: c’è la neve che sembra raggiungere l’interno della cameretta, le stelle appese al soffitto, il vassoio con i biscotti, la letterina e il latte caldo nella tazza, la calza appesa al letto e naturalmente un Babbo Natale con la lunga barba bianca, il mantello rosso, il cappello e un sacco stracolmo di regali.
Babbo Natale non fa tempo a rispondere alla prima domanda che la piccola protagonista lo incalza.
«Hai ricevuto la mia letterina? Ti sei pulito gli stivali prima di entrare?…»
La piccina non si fermerà più e quella che segue alla prima pagina è una serie di quadretti intimi in cui si immagina un dialogo tra Babbo Natale e la bambina, anche se a parlare è solo la piccola!
I due mangiano biscotti, coccolano il cane, guardano l’acquario, Babbo Natale ascolta la piccola cimentarsi in un concerto con il flauto dolce…
Anche quando la scena si sposta all’esterno sono sempre solo le domande della piccola a monopolizzare la narrazione: di Babbo Natale non è riportata nemmeno una risposta!
«Facciamo un giro sulla slitta? Ci siamo persi? Si possono mangiare le nuvole ? Ma tu conosci tutti i pupazzi di neve? Ti fermi anche tu al semaforo?»
Sfrecciando con la slitta per il cielo e per la città, Babbo Natale e la piccola completano la consegna dei regali, calandosi per camini stretti e consegnando regali a topini addormentati.
Scene più tradizionali come la discesa dal camino o la corsa tra le nuvole sulla slitta si alternano a scenette inaspettate come quando la protagonista chiede a Babbo Natale se ha l’ombelico all’indentro o all’infuori e, a vicenda, si mostrano la pancia, o quando con la slitta si fermano un semaforo rosso.
L’approdo al Polo Nord dove gli elfi e gli orsi bianchi attendono il ritorno di Babbo Natale vede una bambina placidamente addormentata tra le coltri della slitta che nella pagina si sveglia nel suo letto con un’ultima domanda, rivolta al lettore:
«Era tutto vero… vero?»
Le immagini di Jarvis hanno un tono ovattato che si sposa bene con l’atmosfera natalizia. La scelta del silenzio permette alla storia di muoversi in punta di piedi sul confine tra il sogno e la realtà, senza mai cedere alla retorica, e le domande schiette e inaspettate dell’interlocutrice donano al libro una spontaneità gioiosa, lasciando che ogni bambino possa rispondere per Babbo Natale, possa immaginare quello che desidera e possa viaggiare insieme alla piccola protagonista in questa notte magica.
L’avventura notturna che tutti vorrebbero vivere, no?