Oggi i nostri libri si guardano in faccia e vedono riflessi scheletri!
Le litanie e le formule degli incantesimi sono spesso state sorelle, perché la parola si fa magica e le si attribuisce il potere di scacciare il buio e il male o avvicinarlo.
Non è dunque un caso che le notti buie, in cui si ricordano i morti, siano da sempre accompagnate da preghiere, scongiuri, canzoni… ripetute e sempre uguali a loro stesse.
Mi ha fato molto pensare a questo incedere sommesso e ripetitivo la traduzione di Chiara Carminati di un testo celeberrimo nella storia della letteratura per l’infanzia: Ossaspasso di Janet e Allan Ahlberg.
«La nostra storia comincia così.
In cima a una collina scura scura
c’era una città scura scura
e nella città scura scura
c’era una strada scura scura.
In quella strada scura scura
c’era una casa scura scura
e nella casa scura scura
c’era una scala scura scura.
In fondo alla scala scura
c’era una cantina scura scura
E nella cantina scura scura…»
Il movimento verso il particolare è quasi impercettibile, ma deciso: dal grande al piccolo fino a alla cantina scura scura dove vivono… «tre scheletri».
L’apparizione dei nostri protagonisti leva in un attimo ogni preoccupazione riguardante il carico di paura della storia, poiché i volti sorridenti e i dentoni in bella mostra sono quanto di più simpatico poteste immaginare.
Lo scheletro grande, quello piccolo e lo scheletro cane, si alzano una notta come un’altra – anche se tutti noi pensiamo ad Halloween – e si chiedono che fare: «Portiamo a spasso il cane».
La normalità si abbina in questa storia alla straordinarietà della situazione: i protagonisti sono scheletri, passeggiano in città nel buio fitto e uniforme di un nero senza sfumature, giocano, vanno sulle altalene, lanciano i bastoncini al cane e poi il cane si schianta su una panchina e devono ricomporlo… Le risate e l’allegria sono assicurate, anche grazie ad un testo che integra un parte narrativa quasi cantilenante a discorsi diretti, inseriti in fumetti, spigliati e divertenti.
«Ossa che abbaiano
e fanno fracasso!
Ossa a spasso, ossa a spasso!
ossa che fanno paura e sconquasso
ossa a spasso ossa a spasso!»
L’euforia è in crescendo e gli scheletri cercano di appropriarsi della nomea che è loro:
«“Vorrei tanto spaventare un bel bambino” “E io uno dolce vecchietta”»
Peccato che tutti dormano…. chi spaventare allora?!? Il gioco si ribalta, con una naturalezza tipica dei bambini!
«“Tu spaventi me e io spavento te” “Ottima idea!” “Geniale!”»
Gli scherzetti, degni dei più dispettosi spiritelli di Halloween, sono serviti e le espressioni spaventate di chi subisce lo scherzo sono plateali e geniali.
«Si fecero così tanto spavento da correre via…dritti fino a casa.»
Vi ricordate la strada? Ripercorriamola insieme: «In cima a una collina scura scura…»
Geniale spassosa questa storia dark che sa esserlo, giocando con i personaggi del genere senza snaturarli, offrendo una storia per immagini coerente e intrigante e un testo non banale e avventuroso e soprattutto coinvolgendosi con i lettori bambini in un clima di allegria e divertimento. Cosa crea un classico? Un pensiero limpido e un lavoro puntiglioso ma che sa essere anche sdrammatizzante, a tutti livelli. Dai 3 anni.
Se volete rimanere tra gli scheletri senza spaventarvi troppo vi consiglio questa piccola storia di Janna Carioli con le illustrazioni splendide di Ilaria Guarducci: La famiglia Quattrossa va a sciare. Il testo fa parte della collana Sbaglianò (di cui abbiamo parlato) e si rischia di parlare di queste storie solo nella prospettiva dell’impostazione linguistica dei testi – orientata ad allenare i lettore sulle difficoltà ortografiche, in questo caso la discriminazione di “sci sce”/“schi sche” -, sorvolando sui contenuti. L’avventura sulle piste da sci della famiglia Quattrossa è invece spassosa e interessante a prescindere dalle parole usate per raccontarcela.
Dalla preparazione dei bagagli alla giornata sulle piste, dall’euforia travolgente di Scheletrino Francesco allo schianto in mille pezzi…
La storia è ben pensata e i dettagli minuti e superflui degli ambienti, immaginati dall’illustratrice, ne fanno un libro godibile anche a livello visivo, tra strane famiglie di Yeti e tute da sci, pantaloni e camicette dai pattern adorabili.
Una piccola e breve storia per primi lettori che vogliano ridere e, solo in un secondo momento, anche misurarsi con SCHEletri sugli SCI!