Chi sono i fratelli Grimm?
Se si parla di fiabe bisogna innanzitutto fare la conoscenza con i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm. I due fratelli tedeschi, secondo e terzo di nove figli, rimasero prematuramente orfani del padre e lo onorarono dedicandosi allo studio e lavorando alacremente per sostentare una famiglia non ricca e molto numerosa. Solo per caso i due fratelli, poco più che ventenni, si imbatterono nelle fiabe e nel progetto di raccolta delle tradizioni orali della loro grande patria germanica. Siamo nell’800 e l’identità nazionale coincide con l’identità personale: lingua, storia ma anche luoghi diventano elementi imprescindibili che, per il romanticismo, definiscono, caratterizzano e valorizzano ogni singola persona. Dopo il ‘700, periodo dell’uguaglianza universale, l’800 scopre infatti l’unicità di ciascuno: è in questo periodo che si va alla scoperta delle tradizioni, del folclore, della storia su cui si basa l’identità delle nazioni. I fratelli Grimm contribuiscono «all’identificazione della polifonica voce, singolare e plurale, antica e contemporanea, della nazione tedesca» (Camilla Miglio).
Voci ed edizioni
«Chi crede che la trascrizione di tali narrazioni comporti facili stravolgimenti, incuria nella preservazione delle fiabe, e dunque di norma un’impossibilità di registrare lunghi racconti, dovrebbe udire con quanta precisione la Viehmann ripete tutte le volte il suo racconto e si sforza di farlo correttamente; e ogni volta che lo ripete, si guarda bene dal modificare alcunché ed è pronta a correggere qualsiasi errore anche nel bel mezzo della narrazione» (Prefazione del 1812).
Nel 1812 escono le Fiabe del focolare: sono 86 racconti, tra cui già se ne enumerano alcuni che diventeranno celebri (Il lupo e i 7 capretti, Raperonzolo, Enrico di ferro, Hänsel e Gretel, Cenerentola, Cappuccetto rosso, Biancaneve, Barbablù). Nel 1815 il progetto si conclude con il secondo volume che raccoglie altre 70 fiabe. Da allora le riedizioni, riviste e rimaneggiate, sono 7 e si susseguono fino al 1857.
Ciò che caratterizza queste raccolte è la meraviglia (Verwunderung) e lo splendore (Pracht): «Queste storie, continuamente ricreate, si preoccupano di distogliere gli ascoltatori e i lettori dal mondo reale, per offrirne uno alternativo… non sono state create o pensate per i bambini. Tuttavia entrano in consonanza con loro, e loro le rammentano bene, uno volta cresciuti, misurandosi con le ingiustizie e le contraddizioni dei cosiddetti mondi reali» (Jack D. Zipes).
Testi brevi, essenziali, ripetitivi e variati con un alfabeto narrativo prevedibile e sempre a lieto fine, nonostante tutti gli orrori: questi elementi, uniti alla familiarità che ogni tedesco già aveva con quelle narrazioni, fece il successo delle fiabe e dei fratelli Grimm.
Accanto alle fiabe, che meritano tutte di essere conosciute oltre alle solite 10 che in un modo o nell’altro tutti abbiamo incontrato, le prefazioni dei fratelli Grimm sono testi di rara bellezza e restituiscono il clima reale in cui queste fiabe vennero raccolte: «I posti accanto alla stua, il focolare della cucina, le scale degli abbaini, i giorni di festa ancora celebrati, i pascoli e i boschi nel loro silenzio, e soprattutto la limpida fantasia, hanno fatto da siepe e riparo alle fiabe, consentendo loro di tramandarsi da un tempo a un altro» (Prefazione del 1812).
Edizioni moderne
Data la natura delle fiabe e il gesto di raccolta che si occupò di registrarle, la questione filologica è il punto discriminante che differenzia le diverse edizioni: quale edizione è la migliore? Quale edizione è la “vera” raccolta delle fiabe dei Grimm? La prima edizione del 1812 testimonia una ruvidezza dovuta al rigore con cui le registrazioni delle narrazioni erano condotte: la narrazione veniva trascritta seguendo le pause, le parole, le espressioni e l’andamento della voce narrante. Questo spesso implicava ripetizioni, nessi logici sottintesi ed esplicitati dal tono o semplicemente omessi, perché affidati alle conoscenze pregresse degli ascoltatori. Tuttavia la narrazione orale, di per se stessa, permette anzi esige la rielaborazione personale e i due fratelli, in onore anche allo spirito romantico e patriottico che aveva voluto fortemente la raccolta di queste tradizioni, divennero con il tempo autori. Si intervenne sulla lingua, in favore di una omogeneità a scapito dei diversi dialetti dei narratori originali, la sintassi si esplicò in nessi chiari e vennero introdotti passaggi oralmente omessi, nascosti o dimenticati, si introdussero progressivamente altre fiabe e nelle ultime edizioni si intervenne anche su un livello contenutistico per renderle più accettabili socialmente: le madri divennero matrigne, le torture e le morti cruente vennero ammorbidite. Questo processo però avvenne gradualmente e questo determina la possibilità di diverse scelte del testo di riferimento.
L’edizione Donzelli a cura di Camilla Miglio traduce integralmente la prima edizione del 1812. I testi di questa primissima fase accusano un’acerbità stilistica che però coincide con la genuinità narrante delle Viehmann, la traduttrice fa un encomiabile lavoro e i testi restituiscono quella oralità seppur fermata sulla carta. Le illustrazioni di Fabian Negrin (24 tavole) arricchiscono questo volume in modo davvero significativo.
L’edizione Mondadori che io posseggo, a cura di Laura Mancinelli, invece privilegia la seconda edizione del 1819: la ragione è che la lingua mostra un livellamento sintattico armonioso che esplicita alcuni passaggi che nella prima edizione risultavano sincopati e oscuri. I contenuti non sono modificati e vengono incluse alcune fiabe non presenti nella prima edizione.
Per darvi un’idea dei cambiamenti linguistici ecco l’incipit del 1812 de I dodici fratelli e quello dell’edizione 1819:
«C’era una volta un re, che aveva dodici figli. Erano tutti maschi, ma lui non voleva figlie femmine, perciò disse alla regina: “Se il tredicesimo figlio che metterai al mondo sarà una bambina, manderò a morte i primi dodici; se invece sarà un altro maschio, resteranno in vita tutti insieme”. La regina pensava di riuscire a convincerlo, ma il re non volle sentire ragioni» (1812 Camilla Miglio).
«C’era una volta un re e una regina che vivevano insieme tranquillamente e avevano dodici figli tutti maschi. Allora il re disse alla moglie: “Se il tredicesimo figlio che metterai al mondo sarà una bambina, i dodici maschi moriranno, perché ella abbia grandi ricchezze e il regno tocchi a lei sola” E ordinò dodici bare» (1819 Anna Cocito).
Siete pronti ad addentrarvi nel mondo delle fiabe? Questo è solo il primissimo passo!
Tutte le fiabe
Jacobe Wilhelm Grimm – Laura Mancinelli – Anna Cocito (traduttrice)
663 pagine
Anno: 2016
Prezzo: 12,00 €
ISBN: 9788804672050
Mondadori editore
Tutte le fiabe
Jacobe Wilhelm Grimm – Fabian Negrin – Camilla Miglio (traduttrice)
702 pagine
Anno: 2015
Prezzo: 35,00 €
ISBN: 9788868433475
Donzelli editore