Regalare una fiaba è una buona idea per innumerevoli ragioni! Innanzitutto perché le fiabe sono sempre attuali e ciò che raccontano ha un valore che travalica i secoli.
In secondo luogo - checché superficialmente se ne dica - le fiabe in modo sottile ma molto provocatorio sanno raccontarci delle relazioni umane e, nel caso specifico della fiaba che vi proporrò oggi, del modello femminile che è tutt’altro che succube o passivo.
Infine, se parliamo di Raperonzolo di Ericavale Morello non sottovaluterei la soddisfazione di avere tra le mani un lavoro illustrato magnificamente.
La fiaba di Raperonzolo, una volta superate ogni reminiscenza disneyana, ha molto da dire sulle relazione d’amore.
Se molte fiabe tra le più note affrontano lo stacco dal gruppo familiare nell’incontro con il diverso e si concludono con lo sbocciare dell’amore (pensate a Biancaneve, a Rosaspina…), altre fiabe come Raperonzolo vedono il loro incipit nell’unione amorosa e da lì partono per raccontare le sfide e il lavoro che una storia d’amore chiede a chi ne voglia far parte da protagonista.
A differenza di quanto si pensi, sono moltissime le fiabe che raccontano di come equanimemente l’uomo e la donna debbano fare la loro parte nella realizzazione dell’amore: la lotta e il sacrificio sono richiesti ad entrambi. Raperonzolo è una di queste fiabe, una fiaba che ci racconta dell’esperienza dell’amore già sbocciato, quello per cui non si deve smettere di lottare, quello per cui le difficoltà non si esauriscono, un amore per il quale si deve lottare, per cui si può piangere ma anche andare avanti.
La versione scelta per questa versione in albo illustrato di Camelozampa è quella dell’edizione più famosa dei fratelli Grimm, la settima e ultima, del 1857.
La fiaba racconta di una giovane donna incinta che vede aldilà della sua finestra lo splendido giardino di una maga, fiorente di raperonzoli. Ella li desidera a tal punto che il marito, pur di compiacerla, si introduce di nascosto nell’orto per rubarli. La maga lo coglie sul fatto e pone una condizione-maledizione sull’intemperanza dello sguardo della donna:
«“Ti permetterò di prendere tutti i raperonzoli che vuoi, ma ti pongo una condizione: dovrai darmi la creatura che nascerà”»
Ed è così che, per un pugno di raperonzoli, una bambina bellissima viene rinchiusa in una torre altissima, condannata a vivere lontana da tutto e da tutti.
Ma il canto di Raperonzolo tocca il cuore di un principe che passa nel bosco e che, spiata di nascosto la maga, scopre il segreto per poter raggiungere le stanze sulla torre:
«“Raperonzolo, Raperonzolo bella,
fai scendere i tuoi capelli”»
Tra i due nasce un amore forse non immediato, ma certo passionale (concepiscono due gemelli!), e i due stabiliscono di vedersi ogni notte.
Il tradimento, tuttavia, viene scoperto e la bellissima Raperonzolo viene abbandonata in un deserto. Sorte simile e crudele è riservata al principe divenuto cieco.
«“Ah” gli gridò beffarda, “volevi venire a prendere la tua amata, ma il bell’uccellino non è più nel nido e non canta più; è venuto a prenderlo il gatto, che caverà gli occhi anche a te. Raperonzolo per te perduta, non la vedrai mai più”»
Privata dei lunghi capelli lei, privato della vista lui, dovranno trovare un modo per ritrovarsi.
«Così vagabondò miseramente per qualche anno e giunse infine nel luogo deserto dove Raperonzolo viveva in povertà con i due gemelli che aveva partorito, un maschio e una femmina»
I due dopo aver espiato pagato la colpa di un amore nascosto possono riunirsi: le lacrime liberatorie e affrante di Raperonzolo ridoneranno all’amato la vista e insieme potranno tornare nel regno dove vivranno finalmente felici e contenti.
Quella di Raperonzolo è dunque una fiaba sulla vertigine dello sguardo: sulla cecità e lo sguardo illecito in una contrapposizione che l’orientamento verticale del libro esaspera.
Quando si poggia lo sguardo su qualcosa di proibito e non si è capaci di trattenersi si viene puniti: accade così ai genitori di Raperonzolo, accade così al principe. Eppure, come in ogni fiaba, per ogni maledizione c’è una possibilità di scioglimento, a patto che impegno e un sacrificio vengano compiuti.
Questo amore è dunque destinato, come ogni amore, a vertiginose ascese e a rovinose cadute, ma riesce nella tenacia e nella dedizione all’altro a trovare una forma per guardare avanti.
Le illustrazioni di Ericavale Morello sono splendide: ricchissime di riferimenti artistici da (Goya, Chagall, Caravaggio…) e riecheggiano, perfettamente integrate, l’iconicità del racconto fiabesco.
I volumi delle figure si deformano per amplificare la tensione dinamica e l’enfasi delle figure riecheggia la bidimensionalità delle figure fiabesche.
Una strenna molto bella e significativa.