La Sardegna è una terra antichissima, una delle più antiche d’Italia, ce lo ricordano i misteriosi nuraghi che punteggiano il territorio con placido orgoglio, ce lo suggerisce il dialetto, una vera e propria lingua che conserva tratti molto lontani dall’evoluzione del latino della Penisola. Anticamente l’isola si chiamava “Ichnusa”, a causa della della sua forma rettangolare che ricorda l’impronta di un piede, oggi è nota al mondo per il suo mare e le sue spiagge.
La Sardegna, tuttavia, è un’isola selvaggia che unisce il mare cristallino, che ci invidiano in tutto il mondo, ad un interno brullo e sassoso dove la fauna e la flora hanno dovuto sviluppare strategie di adattamento estreme per trattenere la poca acqua presente, come i sugheri.
La vita del mare rivive nelle rime di Andrea M. Alesci che racconta delle isole minori che appartengono alla “grande” Sardegna: l’isola dei ratti, l’isola Pan di Zucchero, l’isola Il Vitello, l’isola La Vacca, l’isola San Macario… Realtà e divertissement si incrociano nel versi, tra uccelli migratori che trovano (davvero) riparo e pace in questi isolotti impervi e brulli e dromedari sarti capaci di cucire meravigliosi abiti per gli uomini.
Le tradizioni più antiche, ancora vive in molti reconditi paesi sardi, rinascono nelle fiabe raccolte dal sardo Alberto Melis nel suo volume Fiabe della Sardegna per l’editore Giunti. Piccoli inserimenti dialettali, luoghi e mestieri antichi, credenze popolari e religiose tornano a raccontarci la storia di un popolo la cui identità è sempre stata vigorosa.
Una menzione particolare merita infine Da quassù un albo nato da poco che racconta la storia di un paese-museo unico nel suo genere: San Sperate.
Dalle case fatte da fango e paglia fino ad un paese che è una galleria d’arte perenne, tra murales e sculture. Il bianco candido delle lenzuola usate durante le processioni diventa l’idea per riguardare alla propria comunità con il desiderio che tutto sia più bello. Ci racconta questa storia, l’editore locale (Noarte paese museo) – di cui questo libro è parte di un progetto ampio di valorizzazione artistica – in appendice a questo libro che non vuole essere semplicemente una guida turistica del paese, ma un racconto, anzi propriamente la storia di un movimento di popolo aperto al mondo.
Due rondini tornano dall’Africa e in uno dei loro voli spensierati decidono di scendere in quel paese colorato e unico. Una rondine conosce la storia di quello che «un tempo veniva chiamato Orticedro» e ce la racconta. Gli acquerelli di Flavia Cuddemi dialogano lievemente con i tratti fini dei disegni, e la bellezza di questo paese, che ha fatto dell’accoglienza degli artisti la sua vocazione, affascina e incuriosisce. Sono queste storie quelle che parlano in modo più interessante del nostro Paese, perché lo fanno nel particolare, ma lo fanno per tutti.