Federica Aglietti

Federica Aglietti

Oggi inizio a presentarvi i protagonisti della prossima mostra degli illustratori della Bologna Children’s Book Fair: quest’anno avrà una forma unica di visita online!

La scelta di una forma essenziale e quasi secca dell’intervista è pensata per far emergere le differenze e le peculiarità di ciascuno che nella sintesi risultano più evidenti.

Iniziamo con Federica Aglietti. Di sé dice «I like to create a design that has character and personality and that reflects my references: surrealism, expressionism, gypsy punk music».

→ Potete seguirla su Instagram, anche nel suo progetto Autoritratto 2018, e nel suo collettivo di autoproduzione Testa Imperfetta

In attesa di vedere le sue tavole esposte alla mostra degli illustratori, ecco cosa ha risposto alle nostre brevi domande. Grazie!

Aglietti Federica

Aglietti Federica

1) Che cosa significa per te illustrare?

Per me illustrare e disegnare è una necessità. Ho bisogno di raccontare delle storie che mi aiutino a capire di più del mio percorso personale e artistico. Cerco sempre di parlare di cose che mi riguardano anche se indirettamente, cercando di trasmettere al lettore il mio mondo personale e di identità. Quello che sto ricercando con le mie illustrazioni è sempre qualcosa di nuovo e originale che possa appartenere solo a me ma che possa essere condiviso con chi sceglie di leggere i miei libri. 

2) In che modo lavori?

Quando inizio una nuova illustrazione la penso sempre inserita all’interno di un progetto libro o comunque di una storia. Non faccio storyboard e non penso a un racconto definito ma per disegnare qualcuno o qualcosa ho bisogno di sapere cosa quel soggetto farà, il perché può esistere sul foglio e quindi dare al disegno una “ragione per vivere”. Non mi piace organizzare la storia prima del disegno, ho bisogno solo di una linea generale di racconto per poi farmi guidare dal disegno. Nel momento in cui inizio a disegnare non faccio disegni preparatori, dipingo direttamente col pennello sulla carta. Con questo metodo io non ho idea di cosa esca sul foglio, nell’atto del disegnare è tutto in divenire: io guido il pennello ma alla fine lui fa un po’ come vuole. Con questo modo di agire è lo stesso segno che aggiunge qualcosa alla storia.

3) Che cosa ami del tuo lavoro?

Di questo lavoro amo la possibilità di creare qualcosa dal nulla che può avere mille vite diverse nelle molteplici mani che leggeranno quella determinata storia, quel determinato libro o che vedranno quel particolare disegno. 

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