Dopo la Fiera di Bologna, uno dei libri che mi ero annotata tra quelli da tenere d’occhio era il nuovo di Suzy Lee, intravisto velocemente allo stand americano della Chronicle Book, storico editore dell’autrice e illustratrice coreana. Era da un po’ infatti che mancavano libri di cui fosse anche autrice e il bianco niveo di Lines mi aveva davvero incuriosito. Potete dunque immaginare quanto sia stata onorata di essere invitata a conoscerla personalmente in una fresca serata milanese, su di un terrazzo di quelli nascosti nelle corti interne dei vecchi palazzi in centro.
Il libro non era ancora disponibile e non lo sarà fino all’11 di giugno (anche se da Corraini potete ammirarne qualche copia!), così, nel preparare le domande che mi sarebbe piaciuto porgerle, sono andata a rileggermi La trilogia del limite, esempio più unico che raro di analisi approfondita del proprio lavoro offerta, con analitica perfezione, dall’autrice stessa.
Questo testo nacque, lo racconta l’autrice proprio nell’incipit, in seguito alle domande che la pubblicazione de L’onda destò in lettori e librai, domande che ancora ritornano in chi prenda nelle mani il testo senza saperne niente: «“Siamo un po’ disorientati da questa doppia pagina, ci sembra che manchino alcune parti della bambina e dei gabbiani. È corretto? … Ci è sfuggito qualcosa o la tipografia ha commesso un errore?”… Era un errore di stampa?». Da qui per 176 pagine Suzy Lee ripercorre attraverso commenti alle tavole originali, bozzetti, story board e illustrazioni esemplificative tutto il suo percorso compositivo, i pensieri dietro ogni scelta e gli effetti ricercati ed ottenuti solo dopo innumerevoli tentativi. Il tutto è raccontato con chiarezza e condito con aneddoti personali che potrebbero sembrare esterni al processo compositivo, ma che in realtà si rivelano parte integrale delle scelte dell’autrice. Se ancora non aveste intuito Suzy Lee è un’artista estremamente rigorosa, molto lontana dall’ideale di creativo impulsivo ed istintivo, lei stessa dice di essere una pianificatrice esatta di ogni suo libro ed è per questo che Linee rappresenta a mio parere un passo interessantissimo della sua produzione. Linee infatti tratta dell’errore e del processo creativo.
Arrivata trafelata dopo una giornata di lavoro, il terrazzo di Corraini sembrava sospeso sul caos milanese e Suzy Lee, serena, sorridente e calmissima ha reso l’atmosfera davvero piacevole.
Parla lentamente ma con molta decisione l’autrice coreana, non disdegna sorrisi ed è disponibile ad ascoltare pareri e a fornire risposte. Non ha paura dei silenzi, lascia che ognuno prenda coraggio e ponga le proprie domande senza fretta o premura: il tempo si è dilatato.
La dualità illusione e realtà sembra rincorrersi per tutti gli albi della trilogia, effettivamente c’è un collegamento ma in Linee lo stesso tema è affrontato in modo diverso.
Fondamentalmente la bambina sono io, al centro dei miei libri ci sono io. [In realtà, ha aggiunto sorridendo, che siccome il suo secondo figlio è un maschio, forse prima o poi un ragazzino apparirà].
La tecnica usata è una tecnica mista di disegno e digitale. Di solito disegno, poi scannerizzo e lavoro digitalmente, ma preferisco ancora nettamente lavorare a mano. In Linee la ragazza e gli sfondi sono nati in due momenti diversi e poi assemblati, mentre le diverse scie dei pattini sul ghiaccio sono state disegnate a mano e poi rese al negativo.
Perché? [ride mentre si chiede il perché!]. Nei miei libri ci sono pochi colori perché pianifico di più e il colore è un elemento fondamentale della storia. In Onda il cielo è blu e non perché il cielo è blu! Beh certamente il cielo è blu, ma non è blu per questo e ognuno può pensare e immaginare la ragione per cui il cielo abbia cambiato colore. Poi se c’è un solo colore ci si focalizza su di quello: perché il vestito della bambina adesso è blu? Ci deve essere una qualche ragione! Quando illustro i libri degli altri non pianifico mai niente, ma mi focalizzo sull’espressione delle emozioni, probabilmente. A ben vedere sto percorrendo tutta la gamma dell’arcobaleno, il prossimo libro dovrà essere… verde! [rispondiamo in coro! Poi le facciamo notare che sta percorrendo anche tutte le stagioni… manca la primavera!].
Ho un’idea ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi.
Sono d’accordo. Io avevo in mente anche certi momenti in cui devo mettermi a disegnare e mi viene in mente solo il vuoto, come il blocco dello scrittore, e allora bisogna lasciar perdere, aprire il proprio cuore e aspettare l’ispirazione, godersi i momenti e stare a vedere cosa succederà che è sempre un qualcosa che non si può prevedere. Mi chiedono sempre perché i miei protagonisti siano soli, ma io non credo che sia qualcosa di importante, i miei protagonisti sono soli perché così sono completamente liberi di immergersi in loro stessi.
Quando lessi il testo mi piacque subito: il testo non era di quelli che ti obbligano per forza a disegnare qualcosa che è nel testo, questo mi permetteva di disegnare qualsiasi cosa volessi. Il testo è ridotto ad un dialogo e potevo immaginare e disegnare qualsiasi cosa. Così ho pensato che alla bambina piacesse il rosso e mi sono chiesta come avrei potuto inserire molto rosso e così è nato l’autunno e il bel parco.
Altri piccoli dettagli che abbiano scoperto!
I suoi bambini credono che lei abbia scritto la maggior parte dei libri illustrati del mondo e sono davvero molto orgogliosi di lei, la credono una donna famosa :)
In seguito ad una domanda di una mia collega sulle mani (sue) che appaiono spesso nei suoi libri, Suzy Lee ha dato una risposta interessante: «Le mani del lettore sono fondamentali, perché collaborano con l’avanzare della storia».
Una serata bellissima, no?
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davvero wow!!! 🙂
Wow!!!!!