Raccogliere le storie, le fiabe e le leggende nate tra gli abeti e le rocce rosa del nostro ricchissimo patrimonio montuoso è un progetto interessante soprattutto se affidato a autori e illustratori capaci.
Il nuovo libro de La nuova frontiera, Fiabe della montagna, mi è dunque sembrato da subito molto interessante, tenendo conto anche del fatto che le fiabe toccano trasversalmente la Penisola, con storie delle Alpi, ma anche appenniniche.
Dopo la lettura le impressioni che ne ho avuto sono contrastanti. Le narrazioni sono scorrevoli, scritte con un ritmo e un tono coinvolgenti, le immagini sono eleganti, belle, sempre pertinenti e dialoganti con il testo grazie ad una impaginazione un po’ retrò, ma molto adatta. Tuttavia la scelta di alcune fiabe e alcuni dettagli inseriti nelle narrazioni mi hanno lasciato perplessa.
In alcuni casi il legame con una particolare montagna o con un luogo preciso sono espliciti e rendono chiaramente vivido l’immaginario destato nei nostri antenati: questo non fa che aumentare il fascino presso i lettori che ricondurranno a luoghi, magari conosciuti, anche un’aurea magica.
Perché le Dolomiti hanno quel colore chiaro, quasi lattiginoso? C’è una storia d’amore dietro! E vi siete mai accorti che il lago di Misurina ha i riflessi dell’arcobaleno?
In altri casi la montagna e i suoi abitanti sono il luogo privilegiato, o meglio l’unico luogo possibile, in cui possono accadere determinati incanti cosicché il carattere del bosco valdostano, l’asprezza delle cime dell’Aspromonte o le valli dolomitiche emergono in tutto il loro vigore.
In altri casi invece non si capisce perché mai si parli di storie di montagna, quando le montagne fungono solo da sfondo: siamo di fronte certamente a fiabe, ben strutturate e raccontate, ma perché chiamarle “di montagna”? Penso ad esempio alla fiaba delle Alpi Apuane o a quella dell’Appennino emiliano.
Fino ad arrivare a dubbi che toccano il contenuto delle narrazioni: è possibile che in una fiaba sulle montagne laziali si parli di renne?
La storia finale, densa di buoni sentimenti e insegnamenti, ma ben lontana da qualsiasi fiaba ha poca ragione di esistere e non se ne coglie la necessità.
Un libro che poteva essere più coraggioso e meglio pianificato, ma comunque un primo passo per recuperare un patrimonio interessante e spesso sconosciuto.