Chiudo questo 2024 con una recensione che vuole essere un manifesto di ringraziamento a tutti voi che mi leggete ogni giorno e che partecipate a corsi, incontri e gruppi di lettura, il libro che ho scelto, infatti, è intitolato Grazie.
È difficilissimo riuscire a raccontare la gratitudine senza cadere nel retorico. Spesso accade infatti che nei libri catalogo - che semplicemente enumerano uno dopo l’altro alcune delle ragioni per cui essere grati - si celebri uno sguardo nostalgico che però è come se non avesse nessun impatto sul presente: un fuoco fatuo fatto di emozioni, di ricordi, che tuttavia lascia il tempo che trova.
La coppia artistica franco-giapponese Icinori con un intelligente equilibrio - che contraddistingue ogni loro opera - riesce, invece, a raccontarci cosa sia la gratitudine attraverso una narrazione avventurosa e inaspettata, come la vita di ciascuno.
Dovete immaginare questo libro come una sorta di silentbook - sebbene le parole ci siano! -, perché la storia che si snoda nelle 136 pagine è completamente affidata alle immagini.
Il libro si apre con il riferimento ai colori che compongono il libro (giallo, rosso, azzurro, colori) e si chiude significativamente con un ringraziamento di sole parole, come se questa cornice - che racchiude al suo interno l’essenza stessa del libro (immagini e parole) - fosse innanzitutto un ringraziamento ai libri senza i quali nulla potrebbe esserci.
All’interno di questa cornice il lettore è guidato in una vera e propria avventura che incomincia in una casa con la sveglia che suona, il sole che sorge, gli occhi che si aprono e la doccia calda che scroscia in bagno.
Ogni pagina, dal primo istante, accompagna il lettore con un ritmo, scandito dalle parole, che diventa subito prevedibile:
«Grazie casa», «grazie sveglia», «grazie letto», «grazie mattino», «grazie occhio»…
Le doppie pagine giocano sapientemente tra di loro, mostrando dettagli riprodotti in primo piano e poi il contesto, avvicinando profili che si richiamano, dettagli che poi si compongono in un insieme, grandi spazi unici o sequenze di situazioni…
Eppure quello che all’apparenza sembra un immaginario, un libro di immagini riprodotte senza un senso narrativo, ha all’interno una forza dinamica che, invece, fa intuire al lettore di essere di fronte a una storia che avanza, che procede e verso la quale ci troviamo in un atteggiamento di attesa. Questa curiosità porta avanti nella lettura nel desiderio di comprendere che cosa succeda, mentre il lettore non può esimersi dal ritmo martellante che gli fa ripetere costantemente «grazie».
Idealmente un contemporaneo Cantico delle creature, questo testo si accosta alla quotidianità, che spesso viene data per scontata, spingendola fuori dal campo del dovuto e trasformandola in qualcosa per la quale bisogna essere grati.
La storia incomincia lentamente ricca di tanti dettagli minuti riprodotti con grande precisione all’interno delle singole pagine, ma poi si avvia velocemente verso l’ampio, il fuori, l’altro!
La relazione tra immagini e testo è inizialmente semplicemente descrittiva (ciò che è illustrato è nominato: «grazie marmellata» = barattolo di marmellata), eppure inizia pian piano a rendersi palese che gli autori promettano altro.
«Grazie mappa grazie promessa» recitano due pagine che iniziano a suggerirci un viaggio che si rivelerà quello contenuto nelle pagine a seguire.
Chiusa la valigia, prese le scarpe, la bussola, gli ultimi risparmi, la giacca, il cappello e la sciarpa, ringraziata la porta e la chiave, il protagonista parte sotto un cielo di inverno solcato da centinaia di uccelli in volo su un orizzonte aranciato e gelido.
Non starò a descrivervi tutto quanto avviene nelle pagine a venire, vi anticipo solo che sarà un’avventura articolata che attraverserà tutte e quattro le stagioni, con colpi di scena imprevedibili, un pizzico di magia, orizzonti meravigliosi, burrasche che vi faranno temere il peggio, boschi perturbanti che inviteranno il protagonista ringraziare della paura e della prudenza.
Arrivato poi a quella che sembra effettivamente la meta del viaggio, mentre si ringrazia per il mistero, le emozioni, le linee e il tesoro, in uno scarto quasi metafisico, al protagonista non rimane che saltare in uno specchio o saltarne fuori insieme al proprio doppio (e da questo punto in avanti, se ci fate caso, anche le immagini saranno trapuntate di doppi) e insieme percorrere la strada verso casa.
La consapevolezza illustrativa di questi artisti è impressionante: ogni immagine sembra viaggiare tra l’onirico e lo spettacolare, con linee, punti e volumi che raccontano con intensità e precisione quello che le parole appena suggeriscono.
L’ultima immagine ritrae il protagonista che ringrazia guardando in alto, lasciando forse a ciascuno il compito grande di ringraziare di una vita che è data e non scontata.
È bello che il libro si chiuda con ringraziamenti solo di parole, dedicate alle persone di cui gli autori sono grati.
Non mi resta che ringraziare voi.
Grazie!