Mamma di Hélène Delforge e Quentin Gréban è uno di quei libri che vorrei fotografarvi tutto, riscrivervi interamente e proporvi ogni giorno, uno di quei libri di grande impatto che bisognerebbe tenere aperti in casa per potervi appoggiare lo sguardo, di tanto in tanto.
Quando si tocca il tema della madre naturalmente le emozioni balzano in primo piano, unendosi spesso ad una buona dose di retorica a buon mercato, i ritratti in parole e immagini dei due autori belgi invece sono capaci di mantenere una carica emotiva intensa attraversando tutti i volti della maternità, perché ciò che muove l’animo in modo vero e intimo non è solo la grande gioia, ma anche il grande dolore, la grande fatica…
C’è ironia, riso, sentimento, fatica, disperazione, speranza, preoccupazioni e poi allegria, gratitudine, paura, scoramento… questo salva dalla retorica e lascia un grande senso di realtà.
I testi sono pensati come dialoghi o monologhi in cui ogni madre si rivolge al proprio figlio, ognuna lo fa con il suo accento particolare, dato dalla sua cultura (ogni madre appartiene ad un luogo e ad un tempo diverso) e dalla sua storia, eppure ogni racconto è stato capace di emozionarmi, strapparmi un sorriso e soprattutto molte lacrime, perché i sentimenti che ciascuna madre prova attraversano trasversalmente il tempo e lo spazio, perché riguardano un amore totalizzante che è uguale dalla notte dei tempi.
Non pensate però ad un inno alla maternità tipizzato e stereotipato, ogni madre racconta di una situazione diversa eppure ciascuno potrà riconoscere momenti e pensieri già vissuti sulla propria pelle.
C’è la preoccupazione del futuro dei propri figli, c’è spazio per i padri, quelli presenti, quelli passionali e quelli che se ne sono andati, ci sono le chiacchiere degli altri che tediano le madri, facendole sentire sempre inadeguate, ci sono le fatiche quotidiane che consumano la tempra e le forze, le notti insonni in cui ci si addormenta col proprio figlio ancora sveglio magari attaccato al seno, ci sono i fratelli che accolgono, aspettano e scrutano, ci sono le madri che piangono le morti dei propri figli e che pensano di non essere più madri, ci sono quelle che lavorano e partono e si strappano il cuore lasciando i figli a casa e quelle che lo fanno con la forza di chi sa che è essere se stesse il miglior regalo da fare ai propri figli. Ci sono le madri che ti scrutano dallo specchietto retrovisore e quelle che accettano il loro corpo nuovo, ci sono madri che accolgono figli che sanno non essere loro proprietà e madri che diventano nonne, ci sono madri che ti ricattano per mangiare e che ridono a crepapelle…
Ci sono madri… ma siamo tutte così.
Le illustrazioni sono appassionanti, bellissime, intense: primi piani vicinissimi di volti innamorati, magari tesi, stanchi, preoccupati, ma totalmente innamorati di quelle creature che hanno vicino. Quentin Gréban coglie sguardi e gesti ricchi di un amore traboccante che investe i lettori, con il peso della sua intensità. Grandi ritratti densi di colore in cui si ci perde, ma da cui tante volte bisogna allontanarsi, per allentare il peso delle storie anche dolorose e faticose che raccontano. Sotto il testo a sinistra piccoli schizzi in bianco e nero raccontano altri dettagli della grande tavola sulla destra, la rendono quotidiana, vera e scevra dal formalismo.
Vi lascio ad alcuni brani tra quelli che più mi hanno travolto.
Regalatevelo, madri, non dico altro.
«Custodisci l’amore, la felicità di essere come sei,
il gusto di ogni istante,
la gioia di stare con gli altri,
il coraggio di cambiare,
il bisogno di condividere e il piacere di ridere.
Se segui queste idee, giorno dopo giorno,
se resti te stessa, ovunque, anche in famiglia,
se sai ascoltare, ma rifiuti di giudicare,
sarai una donna, figlia mia»
«Dico: “Voglio scoprire il mondo con te, per te, grazie a te”
Non sei un freno, sei il mio motore»
«La mia mamma diceva:
“Quando tu hai freddo, ho freddo anch’io”.
È vero.
Anzi, no.
“Quando tu hai freddo, io ho FREDDISSIMO”»
«Che avventura!
Tu sei all’inizio, io quasi alla fine.
Tu hai tutto fra le tue mani,
io mi sciolgo fra le tue dita.
Ti passo il testimone.
Che avventura!
Che avventura!»
«“I vostri bambini non vi appartengono.
Sono figli della Vita.
Sono scintille che voi avete accolto.”
Le mamme Sioux si trasmettono questo messaggio
di generazione in generazione.
Per me è una novità assoluta.
Mi rendo conto che tu non sei mio figlio, né tu mia figlia.
Siete due persone a sé stanti.
Ma, se lo vorrete,
mi piacerebbe restare la VOSTRA mamma»
Assolutamente sì!
Ciao, ti seguo sempre, ma oggi mi servirebbe un consiglio perché devo fare un regalo… Consiglieresti “Mamma” per una mamma di una ventunenne che vive lontano? Grazie
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