Il mio asinello Benjamin e io è un albo fotografico di Hans Limmer e Lennart Osbeck che arriva in Italia solo in questi giorni, ma che costituisce, in realtà, un caposaldo della letteratura per l’infanzia tedesca.
Questa storia, ambientata negli anni ’60, racconta di una vicenda realmente accaduta ai due autori e alla loro bambina, mentre vivevano nel villaggio di Lindos a Rodi ed è raccontata per fotografie e testo.
È l’avventura di Susanna, una bambina che immaginiamo possa avere tre anni, e del suo incontro reale con un asinello trovato su una spiaggia dell’isola, dove si è da poco trasferita con la sua famiglia.
Susi ci racconta il ritrovamento di Benjamin, delle avventure quotidiane e dei piccoli riti di tutti i giorni che li vedono protagonisti tra la casa e il cortile giardino e si conclude con una mirabolante avventura-fuga-rtorno una mattina insieme, solo loro due.
La narrazione che dà voce alla bambina piccola evita di scimmiottare “il parlare-bambino”, ma trasforma in parole quelle che sono le suggestioni reali che i bambini così piccoli offrono, in termini di gestualità di osservazione, ai propri genitori: una lingua quindi che appare semplice e schietta, ma anche molto curata, precisa ed esatta.
È una bambina che racconta la storia, non c’è dubbio, è la sensibilità infantile a scegliere cosa raccontarci e il modo di raccontarcelo, anche se il testo stampato non è una trascrizione esatta delle sue parole.
Quella di Benjamin e di Susan è una storia raccontata come un flusso di pensieri, come quei monologhi che i bambini sanno costruire, mentre parlano ai loro pupazzi o mentre si perdono volontariamente nei loro pensieri, rivivendo, attraverso il racconto ad alta voce, le esperienze indimenticabili che sentono di voler riascoltare.
«E questo è Benjamin. A volte lo chiamo solo Ben, perché anche lui è ancora così piccolo. Lui è mio amico. Potete credermi, è meraviglioso avere un piccolo asino per amico. Mi ricordo ancora perfettamente il giorno in cui lo abbiamo portato a casa. È andata così»
La storia nasce come un racconto a un interlocutore non ben identificato (un “voi” che a tratti diventa un “tu”), è una storia che semplicemente va raccontata e i bambini sanno di non aver bisogno di qualcuno che la stia ad ascoltare: la stanno ascoltando loro!
La sintassi è breve, spesso monoproposizionale e paratattica, ma non è mai sciatta o singhiozzante.
Questo discorso bambino si impregna di pensiero magico, nell’evidente non-divisione tra Susanna e Benjamin, a cui la bambina dà voce con naturalezza:
«Quando mamma deve farmi una fasciatura, ne vuole avere una anche lui»
«“Dove volevi andare“ ho chiesto. Benjamin ha appoggiato il suo naso morbido sul mio viso, ha battuto due volte con la zampa sinistra e ha mosso le orecchie. Così ho capito che voleva fare un giretto. “Mi porti con te?” ho detto. Benjamin ha fatto sì con il capo e esclamato tre volte: “Sì-ì sì-ì sì-ì”»
Acute e calzanti le osservazioni di Susanna rispetto alle sue sensazioni e le sue emozioni nello scorrere dell’avventura:
«Era un po’ preoccupata che tutto andasse bene»
«Perché sapesse che gli volevo bene, gli ho dato un bacio»
Il tono è innervato di stupore, meraviglia e spesso disseminato da imperativi che caratterizzano linguaggio il bambino senza che abbiano - appunto - un interlocutore definito.
«Guarda che pelo morbido che ha. E che zampe graziose. E che occhi dolci. E il suo naso di velluto La cosa più bella, certo, sono le sue orecchie lunghe, che muove in modo così buffo»
Le immagini raccontano la storia proprio come se fossero un fotoromanzo, con una attenzione alla dinamicità delle scene e alla narrazione, come se le fotografie volessero ossequiare con rispetto le parole della bambina.
C’è una naturalezza che colpisce e rende attuali queste fotografie, una naturalezza tipica dei cuccioli e dei bambini, che non sanno stare in posa e di cui la fotografia deve seguire il ritmo senza pensare di imporlo.
L’amicizia tra bambini animali e fotografia è ben raccontata nella postfazione finale a cura di Giulia Mirandola che - oltre ad avere tradotto il testo - commenta e contestualizzare quest’opera, e trova in questo libro un esempio perfetto.
Il mio asinello Benjamin e io è senza dubbio un classico della letteratura per l’infanzia e, come classico, è riconoscibile proprio perché riesce a parlare e a incantare ancora oggi i bambini nella sua veridicità.