Non manca, anche nel calendario natalizio delle strenne, una proposta relativa ad un saggio.
La scelta è caduta su Iela Mari. Il mondo attraverso una lente un saggio curato da Hamelin che raccoglie al suo interno diversi interventi di studiosi, autori e illustratori che si sono dedicati alla preparazione di una mostra, inaugurato nel 2010, dedicata proprio a questa importantissima autrice e illustratrice.
Ciò che ha determinato l’idea di una mostra personale dedicata a Iela Mari è stata la consapevolezza che, all’interno di una generazione rivoluzionaria che ha ripensato il libro per bambini, lei sia rimasta molto defilata, ai margini dell’universale tributo a quella generazione.
Gli anni che vedono l’uscita dei lavori di questa designer e artista milanese sono gli anni di Bruno Munari, del marito Enzo Mari, di Leo Lionni, di Attilio, di Maurice Sendak… E tutte queste grandi personalità hanno spesso sopravanzato il ruolo determinante e originale che quest’artista avuto, con le sue opere, sulla letteratura illustrata e per l’infanzia.
I brevi saggi contenuti all’interno del volume sono affidati ad illustratori, studiosi e artisti che toccano diversi punti del lavoro di Iela Mari: c’è un livello descrittivo, che sottolinea la concezione della natura e la riflessione sull’esistenza, così come l’originalità del suo stile sintetico, pulito, essenziale.
«La sua opera è, riecheggiando il suo libro, un’opera “tonda”, giottescamente perfetta nell’esecuzione progettuale e grafica e nella sintesi che va dritta all’osso, così cristallina e apparentemente algida da essere scoraggiante, quasi senza appigli apparenti»
Ma i diversi contributi si spingono anche a sviscerare alcuni fraintendimenti che sono legati alla lettura dell’opera di quest’artista: il suo non interesse a empatizzare con il lettore, una perfezione maniacale che spesso è stata letta come rivolta ad un’élite, quando invece la qualità vertiginosa corrisponde ad una onestà e ad un rispetto per il bambino che l’adulto quasi non riesce a concepire. Come a dire: deve essere meno perfetto, per parlare ad un bambino…
Andrea Rauch evidenzia il ruolo che la natura ha nella sua poetica, Giusi Quarenghi affronta la capacità narrativa di queste opere senza parole, ma così eloquenti nel loro dialogo con lo sguardo. Alle analisi critiche si alternano descrizioni più intime come quella di Giordana Piccinini e Ilaria Tontardini che, nel preparare la mostra, hanno avuto l’occasione di incontrare l’artista e dialogare con lei, o come il ricordo del lavoro di Katsumi Komagata che curò il catalogo della mostra.
Vi sono, poi, alcune interviste che si aggiungono al coro di voci che raccontano Iela Mari, in particolare quella di Émilie Vaste e Anne Crausaz che raccontano di come il loro stile sia nato anche in rapporto con la produzione di questa grande artista.
Correda il finale del saggio, una raccolta di fotografie originali degli abbozzi, dei prototipi e delle prime edizioni dei nove libri (solo 9!!) di Iela Mari che offrono un ulteriore contributo alla comprensione dello studio e del lavoro di questa artista eccezionale.
Questo saggio molto agile, variamente scritto è interessante perché ci dà molti spunti su tematiche ancora molto contemporanee e attuali come la concezione di bambino e del libro per bambini o come il rapporto dello sguardo e delle immagini nella forma dei silentbook.