L’estate è un tempo privilegiato per crescere e diventare grandi. È un paradosso, ma è proprio nelle afose e oziose giornate estive che i ragazzi compiono passi sbalorditivi in coscienza e conoscenza: è nel tempo libero che si vede chi veramente sei, perché il tempo libero lo puoi dedicare a ciò che più ami e desideri.
Non stupisce dunque che Guido Quarzo scelga proprio due calde estati per raccontarci l’epopea di crescita di due ragazzi (Giannino e Antonio) alle prese con due estrosi maestri e scienziati: l’abate Stoppani e l’abate Spallanzani.
Il pestifero e il professore, ambientato a Lecco sulle rive del lago di Como, celebra le bellezze naturalistiche di questo paesaggio così caratteristico attraverso il racconto romanzato di un’estate trascorsa dall’incontenibile monello Giannino (figura ispirata al letterario Giannino Stoppani celeberrimo protagonista del capolavoro di Vamba) presso lo zio, geologo e naturalista ottocentesco, l’abate Antonio Stoppani. Raccontato in terza persona, il breve romanzo trascorre tra la noia, gli scherzi e le trovate più discole del nipote livornese e i pacati tentativi dello zio scienziato di educare e contenere il ragazzino. Tra gite lungo il lago, visite guidate alla filanda, ascese sulle cime circostanti, escursioni all’interno di grotte infestate dai pipistrelli.. zio e nipote impareranno a conoscersi e ad apprezzarsi: Giannino scoprirà aspetti alquanto avventurosi e intrepidi dello zio, patriota convinto e appassionato naturalista e l’abate Stoppani apprezzerà la tenacia, l’ingegno e l’intraprendenza del nipote. Le svolte avventurose non mancheranno tra cui anche una pistolettata, ma le diverse tensioni narrative si armonizzano in un cammino che è globalmente educativo, secondo uno spirito molto ottocentesco. I dialoghi sono fitti e la lingua curata; sporadici e affidati a qualche battuta i contenuti più propriamente scientifici, mentre ho trovato un po’ straniante il desiderio di popolare di figure storiche una romanzo che avrebbe funzionato anche senza che necessariamente la nipote Maria divenisse Maria Montessori, così come invece è presentata.
Gli episodi si intrecciano con sapienza con descrizioni accurate e intriganti: le conoscenze scientifiche si fondono alle leggende, le letture scatenano l’immaginazione e le vicende storiche (molto ben contestualizzate) si confondono con la mitizzazione di alcune figure.
Un romanzo lungo un’estate che regala consapevolezza e uno squarcio innamorato di una zona, quella lecchese, molto amata soprattutto dai suoi abitanti.
Ci si sposta di quasi un secolo indietro, ma l’esperienza di Antonio raccontata ne La danza delle rane è simile a quella vissuta da Giannino. In questo caso il protagonista è Antonio, il figlio giovane del mugnaio, che verrà impiegato per aiutare lo scienziato e abate Lazzaro Spallanzani, impegnato nel suo studio estivo tra stagni e rane alla ricerca di una giustificazione alla generazione spontanea. La crescita di Antonio sarà in questo caso una crescita intellettiva, di apertura mentale. In una società rurale e provinciale ben tratteggiata, il progresso scientifico si mescola a dicerie e credenze che sembrano radicate più che la ragione e il buon senso. La rappresentazione molto manzoniana dei due religiosi che si incontrano-scontrano sulla scena ha un sapore realistico e nuovamente ottocentesco: il don Abbondio-don Liborio che pavidamente si contrappone al religioso Federigo-Spallanzani mostra una fede assai piccola e traballante rispetto al radicato amore per la verità nella sua dimensione più vasta di Spallanzani. Questo aspetto, che rimane comunque sullo sfondo, restituisce un’immagine convincente del contesto storico in cui il dibattito illuminista investiva il mondo con le sue contraddizioni, ma anche con la sua curiosità naturale e naturalistica. Antonio passerà da un’ammirazione reverenziale ad una stima profonda e infine ad un desiderio di conoscenza appassionato. Antonio ci regala lo sguardo stupito del bambino, in un mondo così piccolo e acerbo in cui i fossili e gli animali esotici rappresentavano ancora mirabilia di un altro mondo. I primi amori, gli intrighi, la fame, il cldo e levzanzare e poi le descrizioni delle ricerche scientifiche e delle giornate negli stagni a recuperar rane... regalano attimi vividi e piacevoli. I dialoghi si intrecciano a descrizioni dettagliate e affascinanti. Il pensiero di Antonio cresce parimenti alle sue gambette secche e il lieto fine con la scelta di dedicarsi agli studi, spezza una lancia a favore della bellezza della ricerca.
Due romanzi di formazione diversi, ma ugualmente piacevoli: due ragazzi diversi che troveremo ancora più diversi alla fine dei due racconti, uno sfondo scientifico intrigante e un intreccio avventuroso. Due letture gustose dagli 8 anni.