Osservare gli uccelli è un passatempo che impegna il tempo: bisogna essere buoni conoscitori del luogo, attenti ascoltatori e soprattutto è necessario essere dotati di moooolta pazienza, oltre che di un ottimo e costosissimo cannocchiale. In ogni caso non si deve per nessuna ragione essere accompagnati da un quattrenne, che magari decide di improvvisarsi cornacchia gracchiante. Ecco, no. Per chi, come mio marito, annota scrupolosamente ogni pennuto avvistato, ma nello stesso tempo ha una moglie, un figlio e un fantastico binocolo regalatole dalla prima, tutto si gioca in pochi attimi in cui un frullare di ali richiama la sua attenzione, e se è fortunato e il quattrenne è per mano alla mamma e per pura casualità il binocolo non è nella custodia, nello zaino, sulle spalle della lontanissima consorte allora ha qualche chance di identificare il pennuto e godersi 3 secondi di avvistamento.
L’alternativa è incappare in un fortuito, quanto mai raro, incontro ad un tornante, in auto, guardando fuori dal finestrino: picchio verde, oggi. :)
Data questa passione, che ha in breve contagiato Saverio il quale ora colleziona piume trovate dappertutto (sto cercando di convincerlo a non estendere la collezione oltre l’Alto Adige, immaginandomi sommersa da tremendi souvenir milanesi di pennuti ben poco puliti…), quando ho visto Have you heard the nesting bird? ne sono rimasta affascinata.
Il testo ha tutta la forza e il vigore coinvolgente di A caccia dell’orso, un vero cult a casa nostra, e in più ha un’ambientazione totalmente ornitologica. «Have you heard the nesting bird?» è il ritornello che ci accompagna: perché per vedere gli uccelli innanzitutto è necessario essere capaci di ascoltare. Così due ragazzini immersi in un bel bosco del Maryland (me lo sono immaginato, visto che l’illustratore è di lì!), avendo notato un uccellino sul nido (azzeccata e intraducibile la locuzione nesting bird!), una femmina di robin (uccello americano molto comune, come il merlo in Europa), si chiedono come mai non lo si senta mai: il picchio «calls from a tree with a hole cuk-cuk-cuk-cuk», lo storno «sings from a metal pole whistle-ee-wee-tree», «but have you heard the nesting bird?». L’osservazione si snoda, come in una ballata, fra volatili incontrati e ascoltati, ma sempre ritornando al ritornello: «but have you heard the nesting bird?». I versi accoppiati e in rima presentano uno per uno passeri, rondini, corvi, cince, succiacapre (il preferito di Saverio)… ma anche cardinals, catbirds e blue jay’s.. (razze sconosciute in Italia), e per ognuno il pubblico è guidato a riprodurne il cinguettio, il vociare o lo schiamazzo, abbandonandosi poi alla pausa e al silenzio perché «Not a single tweet or trill. This nesting bird is so still». Il ritmo narrativo è serrato, la clausola riproposta efficace, l’alternarsi di rumori-silenzio coinvolgente, certo bisogna allenarsi a leggere perfettamente il testo in inglese proprio come una filastrocca (intopparsi nella pronuncia è fatale!), abbandonando l’idea di ogni traduzione, ma superato lo scoglio, avrete tra le mani un libro imperdibile per le letture ad alta voce. La trama è essenziale e favorisce l’attenzione di un pubblico anche molto bambino, e non viene tralasciato il colpo di scena finale che regala alla filastrocca uno sviluppo e una conclusione, attesi e forse scontati, ma comunque graditi: provate ad immaginare quale sarà il primo suono udibile proveniente dal nido del piccolo robin?
Se ancora non vi bastasse, il libro si conclude con una inaspettata intervista al piccolo pennuto che sembra rispondere alle naturalistiche curiosità che un libro come questo può suscitare: «Where is the father bird?», «Do birds live in nests all the time?…», fino all’indicazione di un link in cui poter ascoltare il vero canto del robin.
Le immagini di Kenard Pak incarnano perfettamente le parole di Rita Grey e donano alla trama il vero fascino di una seduta di birdwatching. Il tratto dell’illustratore, grafico e per molti versi simile a quello di Charley Harper, offre però una vitalità ed una espressività nuove e meno fisse. Le tavole sono molto ricche e raffinate, a livello illustrativo, i colori non piatti sembrano attraversati dalla luce: le trasparenze e le sovrapposizioni creano prospettiva, movimento, ombre e volumi. Escludendo l’effetto piatto e bidimensionale di cui soffrono a volte le figure dei due bambini, gli uccelli e lo spazio sono riprodotti con accuratezza e volumetria, i punti di vista a volte azzardati (alcuni dal basso all’alto) sono vertiginosi, ma realistici e ariosi: il risultato è un’illustrazione che non immobilizza i soggetti in un catalogo, ma li dispone vivaci e mobili nello spazio. Gli sfondi per lo più bianchi o sporcati dai toni del beige circondano il testo, raccontandolo. La doppia pagina con la casa di notte, invece, interrompe il ritmo incalzante della storia per introdurre la svolta nella vicenda, che invece riprende la rappresentazione precedente: manca il testo e il nero domina, nonostante la luminescenza della terra.
Io adoro questo libro, e lo stesso posso dire di mio marito e mio figlio: escludendo la difficoltà di lettura (mi sono riproposta di farmi insegnare la pronuncia esatta di tutto dai miei amici di Cambridge!), uno dei più bei libri del nostro scaffale. E poi potete cimentarvi nell’invenzione di versi fantasiosi, dopotutto, come dice il robin: «Well, that’s what it sounds like to me, but you can make up your own words to birds’ songs. Try it-it’s fun!».
Have you heard the nesting bird?
Rita Gray-Kenard Pak
32 pagine
Anno: 2014
Prezzo: 8,28 €
ISBN: 9780544105805