In che modo la guerra tocca la vita dei bambini? 

«Shangai, 1937 La guerra semina il panico in tutta la Cina. E i bambini sono le vittime più indifese»

Oltre gli slogan e le frasi ad effetto Yaya, un manga in 9 volumi disegnato da Golo Zhao, uno degli artisti cinesi del fumetto più noti in Europa, racconta drammaticamente la vita di due bambini travolti dalla guerra sino-giapponese. 

Il manga è strutturato in modo che ogni episodio si interrompa in un momento clou, talmente drammatico che lascia col fiato sospeso tutti i lettori, soprattutto perché al centro c’è la vita di due bambini piccoli, infinitamente più piccoli del mondo da cui sono travolti.

Yaya è una bambina viziata, privilegiata, cresciuta nella concessione francese in una magnifica casa, Tuduo è un bambino orfano picchiato e costretto ad esibirsi ed elemosinare per dare poi i soldi ad un adulto spregevole e violento.

Il destino dei due si intreccia: il capriccio ostinato di Yaya che la fa fuggire dai genitori e la disperazione di Tuduo che scappa nella notte alla ricerca di una nuova vita si schiantano sotto i colpi dei bombardamenti giapponesi.

Incomincia un’epopea bambina sospinta dalla fuga da Zhu (il violento sfruttatore) e dalla ricerca dei genitori di Yaya. Questi gli estremi della parabola, in mezzo la guerra, gli orrori e un pizzico di magia.

I personaggi sono interessanti e si intravede un legame con una certa caratterizzazione dei personaggi che appartiene all’animazione giapponese - che tuttavia non conosco così bene per poter ridefinire le sue fonti -, brillano i dettagli, gli sfondi, lo spazio, gli scorci cesellati minuziosamente dall’artista cinese che ci catapultano nell’azione.

Yaya mostra una immaturità certamente legata al fatto di aver trascorso la sua infanzia in un luogo privilegiato, si mette in costante pericolo e mette in pericolo il suo compagno che invece, della strada e della vita, ha fatto un’esperienza ben diversa. Un’ottusità, quella di Yaya che forse ci avrebbe fatto sorridere, se non fosse che, in un contesto di guerra che non ha alcuna attenzione per i bambini, questa mette la loro vita costantemente in pericolo, creando esattamente quel pathos necessario alla costruzione di una storia a puntate.

Yaya e Tuduo fuggono e capita loro una disgrazia dietro l’altra: vengono rapiti, braccati, picchiati, dati in pasto ai serpenti, derubati, inseguiti, imprigionati…

La capacità che Yaya ha di parlare con gli animali, in particolare con il suo merlo Pipo (voce narrante in prima persona, che fa da cornice narrativa) media un po’ l’orrore della situazione che altrimenti sarebbe molto dura da sopportare per un lettore non adulto. Tuduo è un’anima pura che insegue spassionatamente Yaya la quale farà della sua ottusa tenacia una virtù… dopo un po’.

«“Mi sono rotta le scatole!” “È tutta colpa tua! A casa c’erano sempre i tuoi genitori a tirarti fuori dei pasticci qui è diverso, ciò che hai più di prezioso è Tuduo e tu non hai niente di meglio da fare che voler andartene senza di lui!”»

I temi che appaiono sotto gli occhi dei lettori sono diversi, duri e netti e solo questa lieve trasfigurazione magica che protegge Yaya con una salvifica volpe permette una lettura che non sia soffocante: parliamo di sfruttamento minorile, di violenza sui bambini (ci sono scene di sberle e di cinghiate), di schiavismo, parliamo di vite di donne che non valgono nulla, di bambini venduti…

Tutto si basa sui dialoghi e segue i due bambini insieme o parallelamente divisi in un movimento teso al ricongiungimento.

Le didascalie sono sostanzialmente assenti se non con rarissime eccezioni (due o 3 per volume) e segnano solo esclusivamente i nessi temporali:

«20 minuti più tardi, smesso di piovere…»

I volti degli adulti, che all’inizio sembrano essere un codice simbolico trasparente per cui i cattivi sono dipinti immediatamente come brutti e i buoni sembrano avere volti belli quasi angelici, svelano poi invece la menzogna che la guerra può mimetizzare. Come nel caso della giovane donna che aiuta Yaya a fuggire dall’isola dove era stata catturata e resa schiava e sembra prendersi cura di lei, salvo poi cercare di venderla per recuperare sua figlia. Un episodio drammatico che mostra come la guerra snaturi l’uomo, costringendolo ad azioni aberranti, contro l’umanità: ci troviamo di fronte alla miseria più assoluta dove ognuno cerca per sé la salvezza, animalescamente.

Ciò che ci si presta a vedere e a vivere tra queste pagine è tosto e non immediatamente proponibile a bambini (io ci penserei oltre i 10 anni), anche se i protagonisti hanno un’età che non supera i 7 anni. Eppure la guerra è questo e questa storia ci interroga su quanto siano diluite le narrazioni che facciamo della guerra, di una guerra dentro cui ci sono sempre anche dei bambini.

Il finale speranzoso conclude il romanzo di formazione alla perfezione, sebbene porti tutti i segni indelebili di una vita stravolta, sebbene ritornata alla normalità.

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Yaya Golo Zhao - Jean-Marie Omont - Patrick Marty - Charlotte Girard - Isabella Donato (traduttrice) Anno 2018 Prezzo 7,90€ Editore ReNoir
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