Si può è in assoluto uno dei libri che più ho regalato e che più amo (qui trovate la recensione!). Questa estate appena trascorsa è tornato in libreria in un nuovo formato, non cartonato, rivisto nel testo e con nuove splendide illustrazioni di Alessandro Sanna. Il testo rimane meraviglioso, e non a caso è stato il regalo alla maestra della scuola materna di mio figlio, ma mi rimanevano alcune domande relative alle modifiche del testo, così mi sono rivolta direttamente alla poetessa: il dialogo che ne è nato è stato breve, ma intenso e chiarisce splendidamente il lavoro di Giusi Quarenghi dietro questo libro.
Vi offro il nostro scambio, ringraziandola pubblicamente per la disponibilità a parlare del proprio lavoro, che quando trattasi di poesia è sempre molto intimo.
Gentile Giusi, la domanda potrebbe essere unica: che tipo di lavoro ha avuto in mente nel passaggio dalla prima alla seconda edizione? Io ho notato una revisione della punteggiatura e del ritmo dei versi che ha reso la lettura più scorrevole e poi la scelta del nuovo finale, che per me rappresentava l’unico punto debole della prima edizione, è stato ben pensato.
Una proposta di riedizione a titolo esaurito mi suona sempre con due note: una di conferma, preziosa, e una di occasione di ripresa in mano, ancora più preziosa; il cambio di formato e collana permetteva qualche apertura in più.
Concordo sul finale ‘caduto’ della prima edizione, ma d’altra parte l’elenco del ‘si può’ non può che interrompersi, anche a caso, perché ritengo posso essere senza fine, per questo, di fatto, il finale richiedeva di essere accompagnato all’interruzione ma senza capitombolo, e chiudere con la tavola ‘blu’ mi è sembrato efficace.
Per quanto la poesia sia scritta nasce in voce e nella voce viva sta. Gli interventi sulla punteggiatura sono volti all’essere in voce di questo testo
In generale ho notato una sorta di mitigazione di alcuni passaggi, di cui mi sono chiesta il perché.
«Si può non avere paura degli animali,
forse delle tigri, forse degli squali,
certo non dei cani e neppure delle galline
che non sono neanche tanto cretine»
–> «certo non di un gatto, certo non di un cane
e neppure di galline, lucertole, rane…»
Ho preferito allargare ad animali spesso temuti, anche se innocui – ed eliminare l’abbinamento galline/cretine-non cretine, perché, nelle mie letture, capita spesso che la risata parta sul ‘cretine’, e lì ci si fermi. Inoltre, per quanto ‘cretine’ sia a bassissima intensità, credo sia meglio, oggi, trattenere le così dette ‘parolacce’, per rispetto e riguardo delle stesse .
«Si può essere un po’ troppo agitati:
meglio che essere addormentati.
Si può correre, arrampicarsi, cadere, saltare:
meglio che stare seduti, fermi a guardare»
–> «Si può essere un po’ troppo agitati,
o dormire e non essere svegliati!
Si può correre, arrampicarsi, cadere, saltare
o stare fermi, incantati, a guardare»
Ho preferito in questo caso l’arco ampio disegnato dagli estremi (ogni rovescio ha il suo dritto, ogni dritto il suo rovescio, ogni virtù il suo difetto, ogni difetto la sua virtù). Un atteggiamento descrittivo più ampio, più attenzione alla realtà e meno giudizio.
«Si può osservare come piove
e sognare pozzanghere nuove.
Si può fare cik ciak di mani e di piede
anche se qualcuno ti guarda e ti vede»
–>«Si può osservare come piove,
esplorare pozzanghere nuove.
E a volte si può, basta una risata,
trasformare in bella una brutta giornata»
Quasi più nessuno “ti guarda e ti vede”, neppure per rimproverarti; tutti avari di sguardi e tempi amorevolmente dedicati…
E comunque, bisogna anche liberarsi dal continuo bisogno di approvazione/disapprovazione… e la risata cambia di segno.
«Si può bere l’acqua corrente
non quella in bottiglia, quella di sorgente
e scoprire che l’acqua della cannella
disseta, canta e ha la ridarella»
–> «Si può bere l’acqua corrente:
quella delle fontane, quella di sorgente»
Ho aggiunto all’acqua il pane: sete e fame allo stato ‘naturale’. E ho esplicitato il no alla bottiglietta di plastica.
Sono stati infine aggiunti dei versi: come mai ha pensato ad un ampliamento? Cosa mancava secondo lei al testo originale?
Forse mancava forse no. Il testo precedente era ‘originale’ solo nel senso che era il primo, non intoccabile. Riscrivere è una delle gioie dello scrivere così come rileggere lo è del leggere. Ho aggiunto versi sul gusto dello stare insieme e anche in disparte, del trovare la propria nota ma anche del cantare in coro, avere spazi segreti, riconoscere alcune regole… ma anche chiedersi se e che senso hanno…
Una poesia da leggere e rileggere, allenandosi e godendo di “una lettura all’erta!” Grazie.