Il tema della natura umana e della disabilità è un tema che ho caro, tuttavia credo che anche, in questo caso, la voglia di spiegare, giustificare, istruire renda i libri che trattano l’argomento pesanti e poco interessanti. In molti casi ho cercato di mostrare come l’ironia, la metafora, il racconto indiretto siano le strade meglio percorribili: bisogna avere una storia da raccontare e non qualcosa da insegnare!
Sono, dunque, rimasta colpita da due libri apparentemente diversi, ma che affrontano un tema molto complesso, come quello delle sindromi, in modo affascinante.
Il primo è Che cos’è una sindrome? di Giovanni Colaneri, il secondo è Pomodori da scartare di Valentina De Pasca e Brunella Baldi.
Quante volte di fronte ad un bimbetto con la sindrome di Down abbiamo detto che “è malato”? Anche le persone autistiche sembrano malate, ma non è così, e le persone con la sindrome di Asperger? Con superficialità il termine “malato” diventa sinonimo di “diverso dalla maggioranza”, le sindromi invece sono il manifestarsi di una costellazione di segni e di sintomi, che si verificano insieme, ma che non è possibile ricondurre in maniera diretta e lineare ad una causa isolabile e univoca. I disagi psichici sono spesso definiti sindromi, così come la modificazione cromosomica implica una serie di differenze che rendono le persone diverse. Diverse, non malate.
Giovanni Colanieri ci parla proprio di questo universo ricco e diverso, che a volte appare spaventoso, ma che invece trabocca di possibilità e fascino. Lo fa attraverso un testo ridotto all’osso: una parola o un sintagma e di fronte lo sprigionarsi colorato della sua rappresentazione. Il punto di vista e la voce che l’autore prende in prestito è una voce che immaginiamo esterna che guarda curiosa e scopre il mistero cosmico di queste persone. C’è spazio per tutto: lo spavento, la sconfitta, il dolore, il panico… ma anche per tanti, tantissimi aspetti - noti solo a chi convive con queste persone - confortanti e unici.
«una cosa seria, una crisi, un disordine, una salita…. un sentiero, un altro mondo, un gigante, qualcosa di raro…». Non c’è un’organizzazione lineare del testo, soprattutto non c'è un climax dal brutto al bello, per intenderci, no perché la vita con persone affette da sindromi non è per nulla lineare, ma non per questo la vita è opprimente o brutta!
Rileggendo il testo più volte ci si accorge che se inizialmente l’idea di “sindrome” ci sembra perfettamente descritta, quella che fa capolino è la consapevolezza che qualsiasi persona nella propria unicità offre tutto ciò che è descritto. La relazione tra persone è una sfida, sempre.
Le immagini colme di colore e brulicanti rendono perfettamente vivida l’impressione dell’universo affascinante e spaventoso che ognuno custodisce dentro di sé.
Il secondo testo, invece, racconta una storia, all’apparenza per nulla incentrata sulla disabilità: è la storia di Ennio che «osserva il mondo che lo circonda come un bambino a cui è capitato il corpo di un grande». È una bambina che ci racconta di come lavori, di come ami essere abbracciato e della sua impressionante capacità di saper distinguere i pomodori buoni da quelli da scartare. Appaiono qua e là accenni ad un passato doloroso e ospedaliero, ma quella che si sta ascoltando è la storia di Ennio e basta.
Le immagini di Brunella Baldi mischiano, grazie all’uso di tecniche miste, diversi piani illustrativi metaforici e descrittivi: con levità seguiamo la storia di Ennio che è la storia della sua mente e del suo corpo. Non vuole insegnarci nulla, solo parlarci di lui.
Lo spunto da cui prende vita questo racconto è un progetto reale, quello degli Ortolani coraggiosi che assiste e coinvolge persone affette da sindromi varie, tra le quali lo spettro autistico, tuttavia nulla nel testo o nelle immagini è orientato a smuovere le emozioni o a far scattare la compassione, tutto mostra con dignità le capacità uniche di ciascuno.
Due testi interessanti per riflettere e per parlare di diversità (anche piuttosto misteriose) con quella semplicità priva di sensazionalismi che è necessaria.
Alla fine tutti desideriamo essere unici, no?
Dagli 8 anni.