I libri di divulgazione appartengono, da anni, ad un filone fiorentissimo in forte ascesa. All’interno di questo compartimento editoriale, che era tradizionalmente legato ad una narrazione enciclopedica e ad una illustrazione scientifica, è avvenuta una vera e propria rivoluzione che ha coinvolto illustratori dagli stili più disparati e ha cercato di narrare la scienza in modo originale, modulando tono, timbro e temi in modi eccentrici e inaspettati.
Pando di Giorgia Conversi e Andrea Rivola è un esempio interessante di questa riflessione.
Innanzitutto Pando è un libro che cerca di misurarsi con un pubblico di bambini piccoli (dai 3 anni), un pubblico esigente e a cui si pensa solo quando si tratta di argomenti inflazionati come la fattoria, i colori e il bosco, e al quale, invece, rivolge una narrazione dedicata ad un albero specifico molto speciale.
Secondariamente Pando coglie la sfida di intrecciare il contenuto scientifico con il gioco visivo, creando due piani di lettura ugualmente interessanti.
«Mi chiamo Pando perché mi spando, se c’è spazio me lo prendo. Mi piace stare bello largo, mi allungo, stendo le gambe e i piedi e le dita dei piedi. Finché poi un piede esce dalla coperta»
La narrazione in prima persona interpella il lettore, che si chiede: chi è il protagonista che sta parlando? Nella prima doppia pagina il nostro sguardo è guidato con naturalezza verso il soggetto che, apparentemente, ci sembra più ingombrante, ovvero l’orso. Sarà lui a parlare? Le pagine seguenti sembrano confermare l’ipotesi.
«E appena un piede sbuca fuori… cloppete cloppete cloppete, quel mulo d’un cervo è già lì che lo mordicchia per farmi dispetto»
La lettura gioca su questo impercettibile sfasamento tra testo e immagine: chi è che sta parlando?
Nel mentre, scorrono sotto i nostri occhi animali noti e meno noti e apparentemente nient’altro. Ma è veramente così?
Il dubbio di aver “perso per strada” qualche dettaglio coglie il lettore quando un poderoso puma ci ipnotizza con i suoi occhi verdi, mentre il testo recita:
«Mi vedi? Io ti vedo»
E poco più avanti:
«Hai notato che spesso le cose più grandi sono le più difficili da vedere?»
Pagina dopo pagina i bambini piccoli possono giocare tra le illustrazioni, soffermandosi su dettagli che sembrano essere sempre nuovi… Che cosa ci siamo persi?
A svelare il mistero è proprio la penultima doppia pagina, in cui la voce si presenta definitivamente e l’immagine non lascia dubbi:
«Mi chiamo Pando perché mi spando. Da tutte le parti, di qua, di là, si su e anche di giù»
Questo finale, a cui, a mio avviso, non bisogna aggiungere altro, soddisferà i più piccoli, perché la sorpresa di intuire che Pando è un albero che forse non avevano visto nelle pagine precedenti basta a chiudere la storia con divertimento, ma, se un lettore più grandicello volesse approfondire chi è questo seme che dà vita ad un’intera foresta, ci sono le ultime due facciate.
Tutto il libro è basato sul gioco “vedo-non vedo” e invita a riflettere su come, a volte, il contesto anche se imponente (come un albero) passi sostanzialmente inosservato. Questo gioco è vincolato dal testo che ingaggia il lettore nella ricostruzione del senso e della coerenza. A questa struttura si aggiunge, infine, un contenuto scientifico coerentemente raccontato e che, i lettori più curiosi, possono indagare alla fine della storia.
Pando - scopriamo - è il nome con cui viene nominato dagli studiosi il più grande e più pesante albero del mondo, uno dei più antichi esseri viventi sulla Terra. I botanici hanno scoperto, infatti, che da un unico seme questo pioppo Tremulo si sia esteso e continui ad estendersi gettando ogni fuori nuovi polloni. Parliamo di un’estensione enorme: circa 61 campi da calcio visibili e 1380 campi da calcio, se consideriamo tutta la parte delle radici! I pioppi clone di Pando sono più di 47.000 e si stima che Pando abbia tra i 12.000 e gli 80.000 anni.
Pando vive negli Stati Uniti nel Fishlake National Forest ed è ancora oggi una dei delle creature viventi più impressionanti.
Il racconto scientifico, seppur semplificato, è fornito con precisione, attraverso un’organizzazione testuale che ricorda l’infografica e grazie alla quale l’autrice ripercorre tutte le doppie pagine della storia, raccontandoci chi sia Pando, ma presentando anche gli altri protagonisti che non sono stati scelti a caso!
Ogni “comparsa” animale infatti fa parte dell’ecosistema in cui vive Pando: dall’orso nero americano, molto diffuso nel Nord America, ai lupi, dai cervi muli al bruco delle tende.
Lo stile piatto che fa valorizza le forme è stato ben congeniato, perché favorisce un lettura limpida, ma insinua anche una confusione di volumi che permette di “dimenticarsi” degli alberi.
Una narrazione originale che introduce al mondo naturale in modo non scontato e attento ai suoi lettori.