Gianni Rodari mise mano solo una volta alle storie dei miti greci e lo fece con la storia di Atalanta, mitica eroina ribelle degli albori della letteratura.
Rodari prende il mano il testo e grazie alla sua dote di narratore teatrale, mette in scena questa storie eterna e di altri tempi, lo fa con un profondo rispetto per le fonti e le tradizioni, ma rende personale la sua narrazione attraverso dialoghi, commenti, pensieri… Rodari accompagna i personaggi in scena, si rivolge paternamente ai suoi lettori, si fa interprete e voce dei pensieri dei suoi personaggi. Leggere il racconto di Atalanta si trasforma dunque in un’esperienza che ricorda molto la catarsi che i greci antichi vivevano quando si sedevano a teatro.
Atalanta, figlia ripudiata nata al posto del tanto desiderato primogenito maschio, viene crudelmente abbandonata dal reale padre: una sorte non poi così eccezionale, al tempo, se non fosse che un’orsa decide di prendersi cura della piccola. Atalanta cresce dunque selvaggia e selvatica, lontana dagli uomini e quando entra nel corte silvestre di Diana la sua vita non cambia molto: «ebbe una tunica e i capelli corti, l’arco, le frecce, il cane. Era felice». Ma il fascino del mondo umano la chiama, più di quanto faccia con le sue compagne ninfe, così un giorno Atalanta parte verso la Calidonia per cacciare un cinghiale che sta spargendo devastazione e orrore. In un mondo totalmente maschilista, la figura di Atalanta spicca per fierezza e fascino: una donna che parte per la battuta di caccia insieme agli eroi più valorosi del tempo e li batte per resistenza e destrezza, uccidendo il trofeo non si è mai vista.
La trama riassunta, badate, non rende giustizia al sapore unico che l’autore dona al testo: i piccoli episodi singoli, la descrizione degli spazi, i dialoghi fitti di scene che si intrecciano e si svolgono contemporaneamente. Il palco narrativo è popolato da personaggi ben caratterizzati che si muovono, dialogano e agiscono definendo progressivamente la figura di ciascuno, Rodari interviene ogni tanto con una funzione che tanto ricorda i cori del teatro greco.
«Re Eneo percorse con lo sguardo la folla dei cacciatori che attendevano il suo segnale. […] Povero vecchio Eneo, quante disgrazie ti attendono. Ma, a parte le disgrazie, che ne sai tu degli eroi che spiano impazienti un tuo cenno per partire? Vi sono tra loro Castore e Polluce, figli della stessa madre, Leda, amata da Giove, che si è trasformato in cigno per avvicinarla. La sorella di Polluce è Elena, moglie del re Menelao: Paride un giorno la rapirà…»
Nel mito l’amore, l’inganno, la giustizia, il magico, la pazzia, la passione, i fraintendimenti, le tragedie si intrecciano e non fa eccezione la storia di Atalanta che mentre trionfa nella caccia, sembra rimanere colpita dall’amore per Meleagro.
Le avventure non si fermano e dopo la caccia trionfale ecco la giovane imbarcarsi sulla nave insieme agli Argonauti. I personaggi e gli incontri non sono mai casuali e non seguono esclusivamente uno svolgimento cronologico, l’autore intreccia i diversi momenti e personaggi in modo che ognuno si illumini di senso: su Argo Atalanta incontrerà Ercole, che in modo indiretto farà sì che la ragazza riesca alla fine a cedere all'amore, l’amicizia con Teseo insegnerà ad Atalanta che gli uomini sanno usare l’astuzia…
Il racconto, come accade nei miti, avrebbe potuto perdersi nei mille anfratti delle vicende che si accavallano, ma Rodari tiene ferma la rotta: vuole raccontare la straordinaria vita di una ragazza.
«Il viaggio continuò. Noi non abbiamo il tempo, qui, di riferire tutto ciò che Atalanta vide, le vicende di cui fu testimone, le imprese di tutti gli eroi…»
L’incontro con Medea sarà un passo ulteriore nella definizione della personalità della protagonista: ella non vorrà mai cedere all’inganno né vorrà mai essere tacciata di viltà. Il ritorno dall’impresa sull’Argo sarà l’occasione per Atalanta di ricongiungersi al padre e al suo regno e infine a diventare donna, accettando - a modo suo - di sposarsi.
Il mito di Atalanta è di per se un’appassionante storia di avventura, amore e crescita senza compromessi (neanche sul matrimonio!), Rodari riesce con il suo stile a renderla “teatro”, vivo.
Il lessico soppesato, ricco, multiforme di Rodari è una sicurezza, un tesoro che il progressivo appiattimento moderno non riesce a scalfire nella sua bellezza, antica e ferma. Le illustrazioni scenografiche di Emanuele Luzzati completano un’edizione, splendida.
Un’eroina da conoscere che insegue i suoi sogni con integrità, una storia dai mille volti, un autore che non necessita di presentazioni. Dagli 8 anni in autonomia e prima in condivisione.