I libri di Gerda Muller colpiscono, perché hanno la capacità di dare parola alla natura e lasciarla raccontare. I testi, spesso descrittivi, accompagnano con gentilezza le immagini che con la loro precisione quasi tassonomica, seppur mediata dalla spiccata sensibilità coloristica, danno voce ad un mondo fatto di animali e persone, in un'incalzante serie di colpi di scena che si intrecciano contemporaneamente, proprio in quanto immagini. La grande quercia edito da Natura e cultura è un esempio limpido di questa capacità narrativa dell’artista olandese.
Nonostante infatti i protagonisti sembrino essere Benjamin e Anna che, ad intervalli regolari, scappano dalla città per rifugiarsi dagli zii, nella loro casa nel bosco, quello che in realtà si impone agli occhi è il brulicare di vita che, a seconda delle diverse stagioni, percorre il bosco attorno alla quercia secolare al suo centro.
Il testo sembra descrivere quasi distrattamente quello i cugini vedono di volta in volta nelle loro incursioni boschive: quello che accade non risponde alle regole classiche della narrazione, non c’è un inizio, uno svolgimento e una fine, quel che accade in un bosco può essere goduto solo per gli attimi in cui gli animali vengono raggiunti dallo sguardo.
L’astore avrà poi raggiunto il colombaccio? E i cinghiali da dove arrivano? Davvero la beccaccia ha fatto il nido nelle vicinanze?
Non c’è una preoccupazione didascalica o esaustiva, i lettori si immedesimano negli occhi dei ragazzi, il bosco è il palcoscenico e a volte, addirittura, le immagini neanche vengono descritte nel testo, come se il lettore potesse, anzi dovesse goderne in silenzio!
Tutto si svolge naturalmente: non si raccontano le reazioni emozionali né si calca la mano sul fatto che i ragazzi non sentono l’esigenza di trascorrere il tempo davanti a schermi o in casa, è il bosco a dispiegare la sua magia, senza bisogno di aggiungere altro.
Gli episodi e gli animali che appaiono nelle diverse tavole sono realistici e coerenti con lo spazio descritto: non sono inseriti forzatamente animali che molto improbabilmente si potrebbero trovare in un bosco di latifoglie, giusto per poterne parlare. Il realismo è disarmante.
Il racconto descrive linearmente quattro brevi intervalli vacanzieri che i ragazzi trascorrono nel bosco, durante le quattro stagioni e questo regala uno spaccato della (bio)diversità che regola lo svolgersi dell’anno.
In autunno gli animali sono impegnati nella ricerca di scorte per l’inverno, «il bosco è ombreggiato e silenzioso. Tutte le foglie stanno diventando gialle, rosse e marroni», d’inverno le civette si corteggiano nel silenzio ovattato della neve mentre i taglialegna puliscono il bosco. La primavera è un tripudio di colori, sfumature, versi, orme e cuccioli appena nati e l’estate? È l’occasione di far festa!
È questa spontanea schiettezza a rendere i libri di Gerda Muller così affascinanti. In particolare questo volume regala un’avventura naturale all'interno di uno spazio che potrebbe tranquillamente trovarsi appena oltre i confini delle nostre campagne italiane.
Lasciate che sia lo scorrere regolare ed equilibrato del tempo e della vita ad affascinare i piccoli lettori (dai 5 anni).