Non ho la presunzione di poter parlare e recensire in modo originale un classico della letteratura mondiale come La fattoria degli animali di George Orwell, ma per quel che pertiene Scaffale Basso e la mia ricerca di libri illustrati vorrei, tuttavia, iniziare ad ampliare la sezione dedicati ai classici illustrati: libri che ripropongono in vesti nuove e preziose, storie e romanzi senza tempo.
La fattoria degli animali me ne dà la possibilità grazie all’uscita di una versione illustrata del capolavoro dell’autore britannico, magistralmente illustrata da Quentin Gréban per i tipi Rizzoli.
Lo stile che avevo fatto mio nella mia prima lettura in gioventù apparteneva alle illustrazioni di Bruno Morelli, un immaginario che potremmo definire quasi politicizzato e certamente metaforico. La narrazione propagandistica delle grandi dittature novecentesche si faceva riflesso illustrato in una grande epopea sul potere.
Il libro - ricordo - mi aveva inghiottito, esaltato, conquistato e rileggerlo, dopo anni, ha avuto su di me lo stesso effetto: letto in poche ore, d’un fiato.
Vorrei offrirvi solo poche brevi suggestioni, emerse in me nella rilettura di questo grande classico, nel grande formato (24x32 cm) in copertina rigida, dell’edizioni Rizzoli.
L’impressione di una storia densissima, palese e lucida narrazione delle tentazioni del potere, non sacrifica tuttavia un’architettura narrativa intrigante e solida che affascina il lettore con le sue immagini e i suoi personaggi.
L’illustratore belga si appropria della genialità unica di questa storia e mostra la forza quasi letterale di questo romanzo.
Le grandi tavole colorate, con uno stile molto realistico e con quell’accento umanissimo che l’illustratore belga riesce a donare i suoi personaggi animali grazie un uso dell’espressione degli occhi e delle posture dei corpi, capaci di mantenere le caratteristiche animali, ma rivelando l’umanità e la consonanza che ci avvicina a loro, colpisce con schiettezza.
Il libro viene raccontato dalle immagini in modo esaltante: Pugile, Cerere, gli scontri, le sconfitte, gli inganni… che costruiscono questa storia spiccano nelle grandi tavole che riecheggiano con naturalezza capolavori della storia dell’arte, coniugando retorica e sottili citazioni ad una vividezza per nulla affettata.
Stupende certe tavole dove il gioco tra sfocato e “a fuoco” costruisce una profondità quasi fotografica di ciò che è rappresentato.
Il dramma e il pathos parlano ai lettori, come la tavola sulla fine del mulino o quella dello sfinimento del grande Pugile. Le illustrazioni sono toccanti e ricordano che dietro a questa storia è nascosto un dramma profondissimo, una provocazione sottile su come quasi in consapevolmente nasca una dittatura.
Le tensioni politiche, la seduzione del potere, le fatiche della convivenza democratica si raccontano in un folgorante intreccio narrativo, ma, nello stesso tempo, le parole di Orwell costruiscono un’avventura senza tempo che parla al lettore in modo inaspettato e unico e quantomai attuale, nel 1945 quando uscì ed oggi.