Addentrandoci nel racconto di Gaia Wisniewski, Anja, sin dalla prima illustrazione siamo colpiti da una chiara impressione di quello che ci aspetterà, tra le pagine: un’immagine fugace che scappa fuori dalla doppia pagina, lieve ma determinata.
Il racconto illustrato ci accoglie infatti con quel calore che così tanto si apprezza in una giornata fredda di neve e ci catapulta in un mondo di cui abbiamo immediatamente la percezione di essere spettatori fugaci.
I protagonisti si muovono con naturalezza e quasi ci sentiamo in colpa di essere arrivati solo ora ad osservare ciò che accade: dove siamo stati fino ad adesso?
Il testo non si abbandona a resoconti per ricostruire il passato, non concede descrizioni che etichettino e definiscano i rapporti tra l’imponente Tomek, il piccolo Mirko, il silenzioso Emil, l’entusiasta Zak e quella piccola adorabile bimbetta dal caschetto moro e dal cappuccio rosso di nome Anja.
«Finalmente Mirko indicò con il braccio: “Là, la! Eccola là! Guardate! Fermati, Tomek! Una grande casa di legno si stagliava davanti a loro. Una casa addormentata nella neve, gelata e ricoperta di ghiaccio. La casa di Anja»
Una isba, forse, dal tetto rosso e dalle parete celesti.
Da dove arrivano questi amici? Perché sono diretti da questa bimbetta? Lei chi è? Perché abita da sola? Chi vive con lei? Chi è rappresentato nei quadri che scorgiamo essere appesi in questa casa, custodita nel cuore della foresta?
Tutto questo ci sfugge e rimane sospeso, celato, tutto si trasforma in un interrogativo che permette al lettore di immaginare e spaziare in queste pagina con una libertà sorprendente. Quello che possiamo vedere è solo il qui e ora, quello che possiamo conoscere è possibile solo grazie ad un ascolto.
«Anja li guardò con due grandi occhi ancora insonnoliti. Poi corse ad aprire la porta. “Finalmente, siete tornati! Sono così felice! Non restate lì al freddo: oggi la neve sembra che punga e insieme al vento ne combina delle belle”»
Aldilà di ogni interrogativo siamo investiti dall’accoglienza di questa bambina dalla vestina di lana verde e dalle pantofole rosse: i biscotti alla cannella, il tè caldo, i dolci alle noci, il fuoco caldo.
Non possiamo fare a meno di accoccolarci sul divano, scrutando il gelo fuori dalla finestra e tendendo l’orecchio alle storie che nascono intorno al camino, cercando di immaginare ciò che è solo accennato.
«La serata proseguì accanto al fuoco, al suono delle storie. Tomek raccontò il loro lungo viaggio invernale: la neve a perdita d’occhio, i cambiamenti di luce, gli incontri, i fiumi ghiacciati da attraversare, la legna troppo umida per accendere il fuoco, i cieli stellati in cui ci si perde… E il desiderio di tornare a casa.»
Poche parole pronunciate sotto il plaid, eppure il lettore sente l’eco della nostalgia echeggiare anche nel proprio animo.
Le giornate trascorrono tra cibi deliziosi che riempiono le pance, gli occhi e il cuore, ed esplorazioni del bosco, pattinate, camminate nella notte al lume della lanterna.
Questa compagnia di amici si aiuta, si sostiene, ride insieme, adatta il proprio passo a quello degli altri, si accoccola vicino a chi ha paura di dormire, lascia che la voglia di esplorare si esprima. È il caso di Mirko che vivrà una piccola avventura personale, giocando all’alba in riva al fiume e poi perdendosi in una buca del bosco. Sarà la volpe Alexa a salvarlo: un’altra figura considerata nota di cui il lettore può solo immaginare la storia.
Tra giornate piene di gioia e avventura, nuovi amici, sospiri, nuovi profumi, preoccupazioni, una luce sempre più abbagliante… un grande insegnamento ci viene donato.
«“Cosa guardi Tomek?” gli chiese. Tomek, con lo sguardo perso in lontananza e il sorriso sulle labbra, gli rispose: “La felicità, semplicemente. La felicità”».
La narrazione è delicata e sospesa, ideale per essere gustata più giorni, in letture lente e cadenzate (dai 5 anni) e un universo di ninnoli, dettagli, gesti e calore che l’illustratrice cattura con impareggiabile talento.
Un libro lieve e accogliente che racconta “solo” di alcune giornate nel bosco invernale.