In una notte di tempesta è un curioso romanzo epistolare scritto da Francesca Pachetti e illustrato da Giulia Conoscenti che catapulta i lettori nella malinconia, ancora calda dell’estate che muore.

Due ragazzini di otto anni, Geremia e Silvia, si raccontano a vicenda i pensieri e le emozioni di un grande temporale estivo, uno di quelli notturni che anticipa un po’ la fine della stagione estiva: una pioggia violenta ma che non evapora al sole bruciante del sole e porta invece un poco di quel freddo e umido che governa l’autunno.

Ricevere delle lettere da un amico di penna è forse un’esperienza che i bambini contemporanei non hanno più e che invece io ho conosciuto e goduto per anni: un’avventura unica perché permette l’instaurarsi di un dialogo in assenza, arricchendolo con la fatica dell’attesa. Un dialogo tra volti che spesso non si conoscono (per certi versi i corrispondenti sono veri e propri amici immaginari!), ma che dona la possibilità di una libertà strana, forse più genuina.

Geremia e Silvia ci raccontano proprio questo, sono due amici che si scambiano sette lettere, sono due amici particolari  - come spiega bene l’introduzione - nel senso che scrivono ad amici immaginari e lo fanno con la fiduciosa speranza dell’ascolto paziente dell’altro.

«non si sono mai visti ma si cercano spesso, per esempio quando hanno paura, o quando gli scoppia dentro uno gioia così grande da doverla subito, subito , subito raccontare, proprio nell’attimo esatto in cui accade. Qualcuno, come i loro genitori, dice che siano amici immaginari, ma sono certi che, in un qualche paesino in una qualche città, esiste davvero una Silvia per Geremia e un Geremia per Silvia e che quindi, presto o tardi, si incontreranno»

Il bello della composizione narrativa di questa storia è che l’autrice sceglie di raccontarci le impressioni e la vita di questi bambini alle prese con il medesimo grande evento estivo, un forte temporale, accostando le loro lettere come in uno specchio. Il racconto sdoppia il punto di vista, immedesimandosi in due bambini che vivono realtà completamente diverse: Geremia vive in una casa in un campagna, dove la compagnia degli animali da cortile è normale e la puzza di letame pure, Silvia invece abita in un appartamento cittadino, dove sono all’ordine del giorno le strade inagibili e le chiamate all’amministratore di condominio.

Le lettere scorrono limpide e pulite senza cedere mai al colloquiale, specchio di un’eleganza classica emanata perfino dall’impaginazione del testo.

I due bambini ci raccontano il loro punto di vista, in tanti piccoli episodi che si intrecciano alla vita dei giorni estivi; quello che emerge è, da una parte, la possibilità di confrontarsi con un interlocutore che non giudica, ma che accoglie invece e sostiene, anche le paure e le preoccupazioni, che a volte si fa molta fatica anche solo ad esprimere. Dall’altra c’è un lavoro interessante sull’occhio del bambino che vede, registra e racconta il movimento intorno a sé.

Il temporale permette ai bambini di raccontare una serie di eventi eccezionali che si creano, agitando la linea della mera quotidianità, e offre un porto accogliente all’urgenza di raccontare e di parlare, urgenza che certamente l’atavica paura dei temporali scatena.

Il racconto del temporale diventa il pretesto anche per raccontare della vita estiva che i ragazzi vivono in due contesti molto diversi.

«Geremia Seconda lettera. Ma la pioggia non si può controllare, si può solo stare alla finestra a vedere come scivola giù annaffiando i campi, facendo crescere le insalata e i pomodori, riempiendo le ciotole che lasciamo fuori per i gatti che si avvicinano a casa, rivestendo il cielo di nero, portando via dai piattini per gli uccelli i pezzetti di pane avanzati dalla cena, e trasformando in piscinette tutte le buche del vialetto di casa»

«Silvia sesta lettera. Non so se domani papà riuscirà ad andare in ufficio, la strada sembra un fiume in piena, e non credo neanche che passi la spazzatrice a pulirla, ci sta pensando la pioggia farlo. I tombini hanno iniziato a sputare fuori tutta l’acqua, del resto, quando un contenitore è pieno, è pieno. […] Il sotto della città, quindi, non può contenere altra pioggia. Alla fine, Geremia, non trovi che sia un po’ come la pazienza? È come quando non sopporti più una cosa e dentro non ti ci sta più niente, così, all’improvviso, cacci un urlo, o ti metti a piangere, scappi via, o non rispondi più?»

La lettura scorre e quando si arriva alla fine ci si stupisce che i ragazzi si siano “solo” raccontati di un temporale.

Le illustrazioni di Giulia Conoscenti sono bellissime e portano in questa storia di campagna e di città i colori e l’energia della Sicilia - di cui è originaria. Tavole brillanti di colore che disegna forme, soggetti e oggetti. Le illustrazioni si intervallano al testo in modo molto rispettoso e armonico, riempiendo i bianchi lasciati dall’impaginazione delle lettere oppure occupando grandi doppie pagine.

Le figure, i fiori, le forme si accostano ai due protagonisti e alle descrizioni in modo quasi decorativo, componendo quadri apparentemente astratti ma in realtà profondamente reali e pertinenti al testo.

Una bella originale proposta per piccoli lettori (dai 7 anni).

P.S. Unica nota che mi permetto di fare. Ho trovato leggermente leziosi alcuni passaggi, poco adeguati - a mio avviso - alla mimesi - certamente filtrata dalla letteratura - di un parlato che si immagina attribuito a due ragazzini di otto anni. 

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In una notte di tempesta Francesca Pachetti - Giulia Conoscenti 43 pagine Anno 2021 Prezzo 19,00€ ISBN 9788831421072 Editore Risma
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