Quando si parla di pelle, nei libri per bambini, si parla irrimediabilmente di differenze razziali, come se la pelle acquistasse valore solo in quanto colorata di una particolare sfumatura. La bellezza della pelle sembra collegata al colore che essa assume, nella preoccupazione (giustissima!) di affermare che ogni tonalità è ugualmente affascinante. Eppure se ci soffermassimo un attimo ad osservarla, capiremmo che la pelle è un organo di senso straordinario, un vestito dalle mille funzioni, uno straordinario filtro con il mondo.... tanto che paradossalmente il suo colore è solo un dettaglio, un dettaglio quasi trascurabile!
Felici nella propria pelle è un albo che racconta proprio questo, mentre accanto al testo in rima scorrono immagini di bambini e famiglie dai tratti somatici dai più vari.
«Guardati! Ma quanto sei carina / nella tua nuova tutina. / Iniziano così le cose belle / felici e contenti nella propria pelle»
Una famiglia multietnica guarda innamorata l’ultimo membro arrivato felice e sorridente.
Appena nati, ma ancora in utero, la pelle rappresenta l’esperienza di amore e cura della madre: il contenimento, le carezze… Quando il mondo si affaccia e gli occhi e le orecchie ancora fanno fatica a filtrare e a leggere tutti gli input del mondo, è ancora una volta la pelle e il tocco che comunicano, la calma, la soddisfazione della fame… Le pelle è dunque bella ed evidente nelle sue sfumature cromatiche, ma è anche l’atrio dell’incontro con il mondo, ce lo ricorda Lauren Tobia con un’immagine che ci mostra un gruppo di mamme che massaggiano i loro neonati.
«Avere la pelle è davvero un portento / tiene fuori il fuori e tiene dentro il dentro»
Pensateci: la pelle è come l’involucro di noi stessi, si allunga, cresce con noi, custodisce, comunica (pensate ai problemi di stress!), protegge dal freddo e dal sole, ci fa ridere se le facciamo il solletico e, quando siamo tristi, abbiamo bisogno di essere toccati e abbracciati.
Le immagini seguono la famiglia protagonista, mentre gioca, va al parco, si diverte…
«Tutti abbiamo la pelle ma non siamo uguali / siamo unici al mondo come impronte digitali».
Il punto però sembra proprio essere un altro: siamo felici nella nostra pelle? Come a dire, ciò che c’è dentro è felice? Tu sei felice lì dentro?!
La pelle grande protagonista si lascia scorrere in secondo piano:
«alte, magre, basse, tranquille, scatenate tutte le persone sono belle
e noi siamo felici nella nostra pelle!»
L’albo è interessante e affronta il tema del razzismo senza cercare di convincere nessuno della bontà di niente, senza necessariamente calcare la mano su quanto sia bella la pelle nera o ambrata… perché questo approccio, in effetti, sembra quasi sottolineare una differenza che vada giustificata o presentata in modo particolare, invece la pelle ha il suo colore e basta. Le immagini scorrono con naturalezza, mostrando persone (e tantissimi bambini) di diverse etnie (mancano a dir la verità gli orientali!) in un mix che li mostra fare e vivere le stesse situazioni e gli stessi luoghi, in un travolgente clima gioioso.
Parliamo dunque della pelle, ma senza assolutizzare il suo colore: c’è molto di più, ci sei tu!