Il romanzo che ha consacrato alla fama Felix Salten è senza dubbio Bambi una vita nel bosco, tuttavia l’autore austriaco dedicò diversi romanzi agli animali: Perri vita di uno scoiattolo è uno di questi. 

Il romanzo, che appartiene alla fecondissima produzione di romanzi sugli animali (Tiergeschichten) dello scrittore austriaco ha delle caratteristiche che lo rendono unico interessante. 

Innanzitutto è strettamente correlato alla stori di Bambi: i tempi delle due vicende si intrecciano e molte citazioni testimoniano che l’ambientazione è condivisa con l’altro romanzo. Il punto di vista di un animale piccolo, non considerato una preda dell’uomo, lo rende poi un testimone più presente degli eventi del bosco che può controllare, spostandosi agilmente e velocemente. La lettura offre dunque un quadro più approfondito e dettagliato degli eventi che leggiamo in Bambi.

Secondariamente il ruolo degli umani è maggiormente indagato in pagine dense di spunti sul loro ruolo nel mondo naturale, ma anche sull’infanzia e sul linguaggio che i piccoli condividono con il mondo animale, secondo un’idea molto interessante che si fa strada a partire proprio dall’800 e che Salten esplicita in modo limpido, quanto fece Grahame con i suoi Olimpii.

Proprio con una bambina si apre il romanzo: la mamma di Perri sta scappando da una martora e cade a capofitto in grembo alla piccola Anna, una bimbetta di 4 anni.

«“Aiutami”» riesce a sospirare ed Anna la copre con le sue mani.

«Annarella era ora all'inizio, all'alba della sua esistenza, in quel periodo misterioso in cui i bambini sono piuttosto estranei ai grandi, e non provano ancora la smania di crescere. Non per tutti purtroppo il giorno della vita, spuntando, porta anche il sole della felicità; ma intanto i piccini godono il vantaggio straordinario di non avere alcuna sorte, vivono in una innocenza più vicina alla natura, come Adamo ed Eva prima che avessero mangiato il pomo dall'albero della conoscenza. E come altra volta nel Paradiso, tutte le creature dimostrano una fiduciosa amicizia ai bambini. Può darsi che ciò accada perché c'è negli animali, forse a loro insaputa, una speranza ardente e misteriosa che possa essere ripristinata la pace originaria fra gli uomini e le bestie, qualora i piccoli umani crescano, col ricordo di tutta la dolcezza, di tutta la pazienza che trovano in ogni essere. I bimbi hanno forse nella loro anima intatta qualcosa di tale aspirazione; hanno certo una grande quantità di bontà, e sono naturalmente disposti alla gioia. Ma quando giungono all'albeggiare della loro vita, dimenticano tutto; dimenticano anche che nella prima infanzia, quando ancora non conoscevano la lingua degli uomini, e ciangottavano faticosamente, avevano compreso il linguaggio di tutte le creature innocenti. Questa comprensione, parola per parola, cessa del tutto, appena il ricordo ne svanisce irreparabilmente, e gli animali divengono per loro quello che sono per tutti gli uomini: vittime arbitrariamente offerte alla loro durezza, creature di cui si abusa senza pietà, o, nei casi migliori, fratelli muti»

La narrazione avanza, focalizzandosi sulla vita della piccola scoiattolina Perri, appunto, ultima rimasta di una cucciolata di scoiattoli falcidiata da diversi predatori. La piccola è intrepida e la storia la segue lungo quasi tutto il corso della sua vita: dallo svezzamento e alle prime prove di dipendenza, fino alla costruzione della propria famiglia.

La peculiarità di questa storia è che il punto di osservazione è quello di un animale piccolo che, da un certo punto di vista, è favorito nell’avere sott’occhio quello che accade rispetto ad esempio ai racconti dei grandi caprioli, soprattuttp perché l’intrecciarsi delle voci delle piccole creature crea trame assai più fitte: Perri incontra, ascolta e dialoga con merli, ghiandaie, gazze, cornacchie, cince… Sempre Perri, nascosta, racconta ai lettori il tempo dell’amore dei caprioli o il primo volo dei piccoli falchi, racconta dell’aquila smarrita e di Bambi salvato dal padre quando ormai stava seguendo il richiamo ammaliante del cacciatore.

«“Vieni dobbiamo osservare tutto”» dirà Porro, il compagno di Perri, come se l’osservazione attenta fosse l’attività di maggior importanza per delle piccole creature come loro.

La sua vita, da un certo punto di vista, è più spensierata di quella di Bambi: certo deve temere un maggior numero di predatori, ma non deve temere il potere incommensurabile dall’uomo e, proprio perché non deve temerlo, riesce a raccontarci qualcosa di lui in modo più neutrale:

«“Sta’ attenta, ma non aver paura. Questo devi imparare, e poi la vita è bella”» 

«Disse solo: “La pioggia... quella maledetta pioggia ha rovinato tutto.” Il cacciatore, che era dello stesso parere, aggiunse: “Mi rincresce per quel povero capriolo che deve aver sofferto orribilmente”».

Le descrizioni naturali che aprono i capitoli e che segnano lo scorrere del tempo rimangono una cifra affascinantissima della capacità di Salten di cogliere la vita del mondo naturale e lasciano abbagliati i lettori contemporanei:

«Il rigogolo si slanciava da un albero all'altro, festante: — Oh, che bellezza! Oh che beatitudine! Come sono felice! Sui rami più alti i merli lanciavano il loro devoto saluto al nuovo giorno. Il picchio martellava diligentemente scoppiando ogni tanto in una risata. Le gazze erano tutte affaccendate a ciarlare, mentre sfrecciavano attraverso l’aria. I fringuelli facevano risuonare le loro belle strofe, che per quanto spesso ripetute sembravano sempre deliziose, sempre nuove. Le cingallegre, con i loro graziosi cappucci neri, acchiappavano farfallette, scarabei e moscerini. Passò a volo sopra la cima una banda di cornacchie, che si chiamavano a vicenda; la ghiandaia stridette loro dietro: — Gentaglia! — ma esse non le badarono. Sì udì un urlo acuto, quasi lacerante, cui seguì un rumore di corsa, e un breve starnazzare di grosse ali»

«Un continuo mormorio, un sussurro continuo correvano per il bosco: parole di congedo delle foglie, che cadevano dai cespugli e dagli alberi. Una volta avevano frusciato, sotto i colpi della tempesta, avevano cantato il cantico della loro forza vitale, sotto il venticello che le agitava, un cantico con molte strofe: dal tenero sussurro allo stormire cupo e doloroso. Molte strofe, e tutte di una musica meravigliosa, piena d’una melodia dolce od eroica. Quando germogliavano, e i loro germogli si aprivano sotto l’invito e il bacio del sole primaverile, erano d'un verde pallido, quasi giallo, come il cielo all'inizio del giorno…»

Perri così come gli uccelli del bosco fa parte di quella vita brulicante, vivace e sempre in moto dei piccoli: «non c’è eguaglianza» dirà la gazza a Perri, ma nel bosco ciascuno ha il suo ruolo, fondamentale per la vita di tutti gli altri.

La scoiattolina impara a spostarsi nel bosco per trovare cibo, impara a nasconderlo e a svegliarsi nell’inverno per ritrovarlo, gioca con i piccoli suoi coetanei, cerca di capire cos’è l’amore… cresce!

La sua vita si intreccia saldamente agli eventi naturali: gli uragani, le stagioni… ed è fatta di morte e di vita, di fame e di euforia, di fughe e pomeriggi oziosi, di violenza e di pacifica coesistenza.

Anche l’uomo interviene ad animare la vita del bosco, lo fa con la caccia, che Perri seguirà sgomenta in prima fila, con il taglio e la pulizia del bosco, che porteranno via la quercia-casa alla scoiattolina, lo fa catturando degli scoiattoli, di quando in quando, che tiene come animali da compagnia… che complessità è l’uomo!

«Una cosa capirono, una cosa almeno appresero: che c’erano molte cose strane che si potevano anche ammettere, ma senza né spiegarle né comprenderle»

Anna, rimane un personaggio secondario, ma le visite che gli animali del bosco le danno la possibilità di ricostruire un volto umano più sfaccettato di quello che superficialmente si attribuisce ai personaggi umani di Salten. Centrale rimane la questione del linguaggio che la bambina condivide con le creature del bosco e che, invece, perderà completamente alla fine del romanzo al compiersi dei suoi quattro anni.

«La bimba credette che ora l’avrebbe capita e ricominciò. I due adulti non sospettavano che la bambina rinnovasse il tentativo, sempre ripetuto dalla natura, di riconciliare gli uomini e gli animali, di essere un anello di congiunzione fra le creature, un ponte, gettato dalle anime dei bipedi eretti al campo spirituale di tutti gli esseri viventi, al di sopra dell'abisso che li separa. Il tentativo fallisce sempre, l'anello sottile si spezza e il debole ponte precipita regolarmente. Perciò l'abisso divisorio rimane. E tutto il resto non è che un sogno»

«Coi suoi quattro anni, parlava ora il linguaggio degli uomini, ma la lingua delle innocenti creature di questo mondo s'e-ra spenta nella sua piccola anima maturata, come si spegne la modesta luce di un povero cero, come i pappi dei denti di leone si disperdono al soffio del venticello primaverile»

Lasciamo Perri, all’alba di una nuova vita da madre, in compagnia del suo Porro in un bosco di vita che è la sua casa:

«Nessuno sapeva che cosa fosse accaduto: nè Perri, nè Porro, nè alcuna altra creatura del bosco, nè Annarella, la bambina. Il muro divisorio fra l'uomo e gli animali si era rizzato, invisibile, impenetrabile. “Peccato” aveva detto la cincia. Ed è davvero un peccato, un eterno peccato!»

 

Il libro è disponibile in altre lingue, ma non in italiano.

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Perri vita di uno scoiattolo Felix Salten - Agnese Silvestri Giorgi (traduttrice) 224 pagine Anno 1945 Editore Baldini Castoldi
Felix Salten, Perri, Baldini Castoldi
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