Che ruolo hanno, che possibilità hanno i bambini di esprimere i loro pensieri e la loro opinione a riguardo di grandi temi come la pace o la guerra?
Nel 1949 alla fine della Prima guerra mondial,e all’alba di quello che allora si preannunciava come uno scontro ancora più drammatico, con scorci quasi apocalittici (la guerra nucleare), qualcuno deve esserselo chiesto. I tedeschi Erich Kästner e Jella Lepman (se non conoscete la sua missione leggete qui!), nella Germania di allora, intuirono che la letteratura e i bambini erano e sarebbero stati il futuro.
È proprio su un’idea della Lepman che Kästner, poeta e scrittore già affermato per romanzi e storie dedicati anche ai ragazzi, decise di scrivere La conferenza degli animali, nel 1949.
La conferenza degli animali è dunque un romanzo breve che racconta del disappunto molto schietto di chi, di fronte alle guerre, non può altro che testimoniarne l’insensatezza e lo fa parlandone ai bambini, come ideali interlocutori.
Questa condanna dell’ottusità adulta si dipana in un romanzo lineare, che non cede all’apologia ma si nutre dell’immaginazione del poeta tedesco e di una scrittura gustosa, intessuta di dialoghi e descrizioni intriganti con al centro un gruppo di animali, sorprendenti e buffi.
Ormai stufi dell’inconcludenza dei governi umani, che continuano a ritrovarsi senza venire a capo di nulla e senza davvero tutelare la pace nel mondo e con essa i bambini (perché ricordiamoci che le principali vittime dirette e collaterali di qualsiasi conflitto sono proprio bambini!), gli animali decidono di indire una propria conferenza.
«“Non se ne può proprio più” borbottò Oscar. […] “Non mi riferivo ai piatti e alle pentole, ma agli uomini! Ai profughi, alla bomba atomica, agli scioperi, alla fame in Cina, alla sovrappopolazione in Sudamerica, alla fame nel Vietnam, ai disordini in Palestina, ai bambini che hanno perso i genitori e ai genitori che hanno perso i loro bambini, alle prigioni spagnole, al mercato nero, agli emigranti… […] Mi è venuta un’idea! barrì l’elefante. “Solo per i loro bambini, naturalmente! Una grande idea! […] Gli uomini continuano a fare conferenza su conferenze senza combinare niente, e allora ho pensato che dobbiamo farne una anche noi!”»
La storia possiede quell’ironia e quel brio tipici dello scrittore tedesco che intesse i singoli viaggi dei diversi animali che da tutto il mondo convergono verso la grande città e il Grattacielo degli animali dove si svolgerà la conferenza di animali.
Ogni viaggio è una sorta di piccola avventura: c’è il l’orso bianco che si perde, l’elefante che va a farsi curare i denti, il leone che va a farsi la messa in piega, le balene che fungono da transatlantici, gli uccelli che provano l’inno d’apertura… agli animali in carne e d’ossa, poi, si aggiungono anche tutti gli animali degli albi illustrati, Topolino (Mickey Mouse), compreso!
I lavori del primo congresso della conferenza degli animali incominciano e il comporsi dell’assemblea con le rappresentanze delle diverse specie animalesche ha un ritmo unico, eppure neanche gli animali riescono a trovare soluzioni ragionevoli e durevoli, tant’è che i provvedimenti sono mirati solo a mettere le strette i governanti e i rappresentanti militari, perché cedano alla ragionevolezza della pace che pare palese a tutti.
Come le bibliche piaghe d’Egitto, le prime decisioni scatenano orde animalesche che prima fanno fuori tutti i documenti cartacei (i topi) poi tutte le divise (le tarme), ma niente sembra smuovere gli adulti dai propri propositi belligeranti.
La soluzione finale che gli animali concerteranno è provocatoria e ancora una volta biblica, nella sua realizzazione: come il cuore del faraone, nell’Esodo, fu toccato solo quando tutti i primogeniti morirono nella notte, così gli animali non vedono un’altra soluzione che rapire dalle case di tutti gli esseri umani i bambini.
La scomparsa dei bambini coincide con la consapevolezza globale e mondiale dell’assenza di un futuro, un gesto estremo che smuove il cuore e l’ottusità umana che da cieca sembra aprire gli occhi per la prima volta.
Il finale retoricamente positivo sancisce uno stato di fatti che permette o dovrebbe assicurare la pace imperitura.
La lingua di Kästner è scorrevole e piacevole, la trama non si appesantisce mai perché il punto di vista animale ricama piccoli episodi divertenti. Le descrizioni sono dettagliate e vivide, basti pensare al grande albergo che accoglie il convergere di tutti gli animali.
Fabula e intreccio convergono in un unico affresco che compone le storie dei singoli protagonisti in un quadro armonico.
Di questo romanzo è interessante cogliere la portata politica: non era comune che una storia si rivolgesse ai ragazzi e ai bambini, parlando loro di una situazione sulla quale nessuno mai si è preoccupato di interpellarli. È un romanzo che ha fatto la storia della letteratura per l’infanzia, ma che ha una triste e drammatica attualità. “Solo per i bambini" sembra uno slogan ripetuto a più voci nel romanzo, ma custodisce un’ovvia e palese verità.
Io lessi il romanzo nell’edizione Mondadori nella mia infanzia con le illustrazioni di Walter Trier (oggi lo trovate nell’edizione de Il battello a vapore), ma potete anche ascoltarlo nella bellissima versione in audiolibro a cura di Locomoctavia. A differenza di altri volumi di Locomoctavia, che abbiamo ascoltato con passione, questa narrazione è corale e dà voci particolari ai diversi protagonisti, espediente che permette un ascolto molto scorrevole coinvolgente.
Una lettura giustamente impegnata dai 7 anni.