La nostra casa è impacchettata da ponteggi e teloni, muratori trapano, montano, spostano, martellano… non vi dico la gioia di Saverio, appassionato come molti maschi da ruspe, scavatrici, gru e company. Il primo giorno si è messo il caschetto, ha preparato la sua valigetta con gli attrezzi e mi ha detto: «adesso mamma tu stai in casa e fai le tue cose, io esco dico il mio nome, loro mi dicono il loro nome e noi lavoriamo».
E il piccolo si è effettivamente presentato ai lavoratori nel giardino.
Io, che di base sono una timida, l’ho trovato un gesto coraggioso e meraviglioso, segno della schietta relazione che Saverio ha con il mondo. La reazione è stata un po’ fredda, forse imbarazzata e Saverio alla risposta «quando abbiamo bisogno ti chiamiamo» è rimasto in attesa della chiamata tutto il pomeriggio. Le frustrazioni fanno crescere e insegnano a relazionarsi con il mondo, tuttavia io ho sentito un moto di dispiacere: il mio bambino così splendido, come si può deluderlo?! Non credo che Saverio abbia una percezione di sé che va oltre «ci sono e ho una famiglia» (attendiamo che si avvicini un po’ più all’adolescenza per il resto!), ma io che sono la sua mamma, oltre ad avere la chiara certezza che è un miracolo accadutoci, non vedo in lui che bellezza :) della serie «ogni scarraffone è bello a mamma sua».
Mentre mi abbandonavo a questi pensieri ho scoperto che caterpillar, oltre ad essere la marca dei mezzi che ci hanno invaso, significa ‘bruco’ e mi è venuto in mente Il piccolo bruco Maisazio, libro della nostra valigia estiva di Eric Carle. La storia riprende il modulo ricorrente della trasformazione da brutto anatroccolo in cigno o, nello specifico, da bruco a farfalla: una storia che andrebbe letta agli adolescenti (perché le mamme vedono solo cigni e farfalle, almeno io di sicuro!), ma che incanta anche i più piccoli per l’idea di trasformazione. Insomma questo bruchetto un po’ bruttino e piccolino nasce e ha molta molta fame, quindi inizia a cercare cibo: frutta, foglie, ma anche tortine, salami e lecca lecca. In poche pagine diventa un cicciottone, un bruco gigante e cicciottone, allora si chiude in un bel bozzolo e ta dà: eccolo trasformato in una snella, coloratissima e brillante farfalla.
Una storia semplice, ma efficace non solo per la buffa voracità dell’animaletto, ma anche per la cura e la varietà delle soluzioni pensate per ogni pagina: buchetti dove il bruco si inserisce ed esce, elenchi (che rinomatamente piacciono ai bambini: Saverio sa tutta la sequenza esatta dei pasti del bruchetto!) in pagine tagliate e disegni che sembrano strappati.
Il tutto funzionale e senza cadute di coerenza: ogni buco ha un senso e non lo perde la pagina successiva! Mi chiedo solo perché manchi il buco nel bozzolo.
Sgargianti i collage di Eric Carle (che, vi prego, sembra Sean Connery!) e sebbene un po’ old school nelle striature dipinte, suo vero marchio di fabbrica, capaci ancora di colpire gli occhi dei bambini moderni.
L’alternanza di prospettive lontane e vicine: il bruco a volte quasi non si vede a volte è a tutta pagina, tiene desta l’attenzione.
Saverio usa le dita per entrare con il bruchetto nei buchi e segue i contorni del bruco ciccione e del bozzolo.
Il testo è ben posizionato nella pagina e anche il maiuscolo segue alla perfezione e allegramente le immagini.
Ho trovato un po’ eccessiva l’indicazione dell’età: 4-6 anni mi sembrano troppi, io l’ho trovato “al pelo” per Saverio, lo proporrei anche a bambini di 2.
Senza dubbio i bambini di oggi sono ben precoci: sapete cosa hanno chiesto ad Eric Carle? “Perché il bruco non diventa crisalide?” Ci credereste?!?! Leggetelo qui.
Un libretto per tutti i bimbi e per tutte le mamme che vedono solo farfalle sgargianti.
Il piccolo bruco Maisazio
Eric Carle
28 pagine
Anno: 1989
Prezzo: 14,00 €
ISBN: 9788804323327